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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
 
   
  PALERMO CON GLI OCCHI DI LETIZIA BATTAGLIA L’ARTISTA SICILIANA HA INAUGURATO A PARMA, A PALAZZO GIORDANI, LA MOSTRA “DA DONNA A DONNA”: 30 SCATTI DAL 1974 AL 2011 DELLA “FOTOGRAFA ANTIMAFIA”, PRIMA EUROPEA A VINCERE NEL 1985 IL PRESTIGIOSO PREMIO EUGENE SMITH.

 
   
   Parma, 8 marzo 2011 – I cadaveri in strada, sotto casa, fotografati subito dopo gli spari, in una pozza di sangue. L’immagine di un ricevimento per la nobiltà a Palazzo Ganci (dove Visconti girò la famosa scena del ballo del “Gattopardo”), il cui proprietario, il principe Vanni Calvello di San Vincenzo, venne poi arrestato come uomo d’onore. Il pianto di una donna, per strada, dopo la morte del deputato comunista pio La Torre (1982). I funerali del sindaco Vito Lipari, ucciso dalla mafia (1980). Le foto che raccontano la disperazione sociale. I ritratti di donne, intensissimi. I bambini nelle vie, o in case fatiscenti. Trenta scatti uno più bello dell’altro, uno più denso di cose e più forte dell’altro. Tutti in bianco e nero (in qualcuno c’è una macchia di colore aggiunta a posteriori), tutti accomunati dal filo rosso dell’impegno. Sono gli scatti di Letizia Battaglia, la fotografa antimafia che oggi a Parma, a Palazzo Giordani, ha inaugurato la mostra “Da donna a donna”, aperta fino al 18 marzo. La mostra, organizzata dalla Provincia di Parma in collaborazione con Libera, apre “Le donne di marzo”, il mese di eventi promosso dalla Provincia con Forum Solidarietà per valorizzare il ruolo delle donne nella società contemporanea e riflettere sulla loro condizione oggi. “Letizia Battaglia è una persona emozionante: una maestra, e oggi abbiamo bisogno di maestri. Una donna di valore, una donna con una storia e una ricchezza di vita non indifferenti. Non solo perché è stata ed è una delle fotografe più acclamate e più presenti nell’impegno civile e per i diritti, ma anche perché crediamo che sappia cogliere speciali aspetti dell’identità femminile: un’identità che spesso viene trascurata o usata con chiavi e forme interpretative molto diverse dalle sue. Lei è per definizione la fotografa antimafia ma è anche la fotografa delle donne: crediamo che il mettere insieme contenuti di così alto spessore ne faccia davvero un personaggio unico nel suo genere, e crediamo anche che sia una presenza femminile importante in uno scenario in cui spesso le donne sono ridotte a ruoli assolutamente diversi”, ha detto l’assessore provinciale alle Pari opportunità Marcella Saccani. “Noi abbiamo bisogno di fare queste battaglie, politiche e culturali – ha osservato il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli -. Iniziative e immagini come queste, che ci fanno riflettere su argomenti così rilevanti, ci fanno sentire sempre più coinvolti: tutto questo è parte dei compiti di un’istituzione come la Provincia”. “Io ultimamente seguo molto le mie mostre: è faticoso ma devo farlo, perché le fotografie hanno bisogno di essere accompagnate”, ha spiegato Letizia Battaglia, che ha aggiunto: “Il mio discorso non è solo contro la mafia: è anche contro la corruzione politica, contro il malaffare. La mafia l’abbiamo da 150 anni, ed è sempre stata a braccetto con la politica. Ora siamo arrivati a un punto orribile: la mafia è connessa con il potere politico come non mai. Ma se non diveniamo tanti in questa lotta, se non capiamo che la mafia non è solo siciliana ma che è tanto tanto di più, è che ovunque, non andiamo da nessuna parte”. E a una giovane che volesse intraprendere la carriera da fotoreporter, quale consiglio darebbe Letizia Battaglia? “Che deve non esser vanitosa, fare le cose perché ci crede e non per essere riconosciuta come fotografa, avere disciplina, stancarsi le gambe e i piedi – ha risposto a margine dell’inaugurazione -. E amare e rispettare chiunque incontri, anche se è un nemico: fotografare con rispetto. Ecco, il rispetto: è molto importante in questo nostro mondo”. L’inaugurazione di oggi è stata seguita da un reading tratto da “Panni sporchi. Cose di fimmini” a cura dell’Associazione Zona Franca. Le 30 immagini esposte a Palazzo Giordani di quella che unanimemente è riconosciuta come una delle più grandi fotografe italiane, documentano e testimoniano più di vent’anni di una Palermo dura e reale, in cui gli omicidi perpetrati da Cosa Nostra segnano non solo la quotidianità ma anche i visi delle persone, soprattutto delle donne e dei bambini. Ritratti silenti e dolorosi, “puliti” nella loro essenzialità. Come quello di Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato giovane giornalista e militante comunista (2001), o quello di Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito, ucciso insieme a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre suoi colleghi (1992). L’hanno definita in tanti modi questa donna dalla personalità poliedrica, artista di grande spessore umano e professionale, prima europea a vincere nel 1985 il prestigioso premio Eugene Smith. Letizia Battaglia è “la fotografa della mafia” che per quasi vent’anni, per “l’Ora” di Palermo, imprime la pellicola col dramma delle vittime e il dolore di chi sopravvive. I suoi scatti sono una vera memoria di una città assediata, di una guerra quotidiana, e allo stesso tempo testimonianza di un impegno e strumento di lotta. La donna e la fotografa si intrecciano nell’impegno e nella passione, verso se stessa e verso la vita. Una pratica sociale che la porterà nei primi anni ’90, dopo la chiusura dell’Ora del ’92, a scendere in politica come consigliere comunale prima, poi assessore “alla vivibilità urbana”. Una voglia di fare che la spingerà a creare una casa editrice che porta il suo nome, e che è anche un programma (Edition della Battaglia), e a fare un giornale, “Mezzocielo”. Letizia Battaglia non smette di fotografare: dopo la chiusura dell’Ora ha trasformato, come lei stessa racconta, la fotografia di cronaca nera in qualcosa d’altro. Ed ecco allora il corpo di una donna, i nudi, quella fotografia d’arte che la mostra di Palazzo Giordani ben evidenzia anche con i lavori più recenti. La mostra “Da donna a donna. Fotografie di una fotografa antimafia. Letizia Battaglia 1974-2011”, rimane aperta a Palazzo Giordani (viale Martiri della libertà, 15 - Parma) fino al 18 marzo nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì dalle 8 alle 18,30, il venerdì dalle 8 alle 17. L’ingresso è libero. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0521 931791/315, www.Pariopportunita.parma.it/    
   
 

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