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Notiziario Marketpress di Mercoledì 09 Marzo 2011
 
   
  PUBBLICATI SU SCIENCE EXPRESS I DATI RACCOLTI DA PAMELA NELL’UNIVERSO C’È UN ACCELERATORE NASCOSTO

 
   
   Trieste, 9 marzo 2011 - L’esperimento Pamela – una impresa scientifica internazionale coordinata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) – ha visto che i protoni e i nuclei di elio dei raggi cosmici nella Galassia non sono accelerati allo stesso modo alle alte energie (nell’ordine delle centinaia di Gev). Questo potrebbe significare che esistono vari tipi di acceleratori cosmici di particelle che agiscono con meccanismi differenti. Finora, infatti, si pensava che questo “lavoro” venisse compiuto dai turbolentissimi resti delle grandi stelle esplose (le supernovae) in modo identico per tutte le particelle cariche. Ora invece, le osservazioni di Pamela rivelano che i protoni e l’elio possono avere diverse sorgenti che li accelerano. Lo studio che spiega questo fenomeno pubblicato online su Science Express il servizio di anteprima della rivista americana Science a cui è destinata la pubblicazione definitiva dell’articolo. I dati sono stati raccolti da Pamela tra il 2006 e il 2008 e riguardano il flusso di protoni e di nuclei di elio, cioè la quasi totalità della radiazione cosmica che intercettiamo. Si è scoperto che lo spettro dei protoni e quello dei nuclei di elio hanno andamento diversi. Questa differenza sarebbe quindi la prova che qualcosa accelera diversamente gli uni e gli altri. Una ipotesi potrebbe essere l’esistenza di un meccanismo sconosciuto di accelerazione che agisce in modo diverso per le varie specie di particelle. Una spiegazione in termini più classici suggerisce che i raggi cosmici galattici siano accelerati sia da novae, enormi esplosioni nucleari causate dall´accumulo di idrogeno sulla superficie di una nana bianca, che da supernovae di diverso tipo. I protoni sarebbero accelerati nell´esplosione di supernovae più piccole – in cui l´atmosfera stellare è ricca per lo più di protoni – e i nuclei di elio in stelle più grandi, in cui l´atmosfera stellare è più ricca di elio, e queste differenti condizioni potrebbero produrre le diverse dipendenze dei loro flussi dall’energia osservate da Pamela. “Questi risultati, dichiara Piergiorgio Picozza, responsabile dell’esperimento Pamela, mettono in seria discussione il paradigma che vuole i raggi cosmici accelerati solo dall’onda d’urto dei resti delle supernovae per poi propagarsi nella Galassia. Essi richiedono processi più complessi di accelerazione che saranno presto oggetto di una approfondita indagine teorica. Si tratta di un importante progresso nella conoscenza dei meccanismi di accelerazione dei raggi cosmici nella nostra Galassia, che si aggiunge a quelli recenti degli esperimenti Agile e Fermi”. Pamela è un esperimento che orbita tra i 350 e i 610 km di altezza su un satellite russo ed è il frutto di una collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Agenzia Spaziale Russa e istituti di ricerca russi, con la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e il contributo delle agenzie spaziali e università tedesche e svedesi. Pamela (Payload for Antimatter Matter Exploration and Light nuclei Astrophysics) è un esperimento frutto di una collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), l’Agenzia Spaziale Russa e istituti di ricerca russi, con la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana ed il contributo delle agenzie spaziali e università tedesche e svedesi. L’apparato Pamela è stato lanciato dal poligono di Baikonur (Kazakhstan) il 15 giugno 2006 e da allora è in presa dati a bordo del satellite russo Resurs-dk1, che orbita attorno alla Terra tra i 350 e i 610 km di altezza. Il contributo della sezione di Trieste dell’Infn nell’Area Science Park - Lo scopo principale dell’esperimento Pamela è lo studio delle diverse componenti che compongono la radiazione cosmica primaria, con una precisione ed un’estensione in termini di intervallo di energie mai raggiunti prima. Per raggiungere questi obiettivi, Pamela si avvale di diversi avanzati rivelatori di particelle ad altissime prestazioni, in grado di identificare le diverse particelle nei raggi cosmici attraverso la misura contemporanea della loro carica, della loro velocità e della loro energia. Uno dei principali componenti di Pamela è stato interamente progettato e realizzato dai ricercatori della Sezione di Trieste dell’Infn. Si tratta del calorimetro elettromagnetico, un sofisticato rivelatore in grado di misurare l’energia delle particelle che lo attraversano e di identificarne con grandissima precisione i diversi tipi, separando protoni e nuclei da elettroni e positroni. La Sezione di Trieste coordina inoltre il lavoro sull’intera analisi dei dati dell’esperimento.  
   
 

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