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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
 
   
  CERVELLO, EMOZIONI, MORALE 8 E 9 MARZO ALLA SISSA DI TRIESTE UN CONVEGNO INTERDISCIPLINARE PER DISCUTERE DI NEUROSCIENZE, NEUROPSICOFARMACOLOGIA E NEUROETICA

 
   
  Trieste, 8 marzo 2011 - Cosa sono le emozioni? E qual è il loro ruolo nei processi decisionali? Se le emozioni ci consentono di gestire i rapporti con l’altro, cosa succede quando interagiamo con sistemi artificiali? E cosa si intende per intelligenza sociale? Se ne discuterà a Trieste, alla Sissa (via Bonomea 265), martedì 8 e mercoledì 9 marzo in occasione del convegno “Il cervello, le emozioni, la morale: immagini, teorie e storie”. Organizzata dal Laboratorio Interdisciplinare della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, la due giorni riunirà studiosi italiani per discutere e riflettere sulla neurobiologia e la neurofarmacologia delle emozioni e dei comportamenti etici. «L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sull’evoluzione delle scienze del cervello con particolare attenzione alla neuroetica e all’impatto che la rivoluzione psicofarmacologica ha avuto sulla comprensione delle emozioni e sul trattamento dei disturbi emotivi» precisa Stefano Canali, storico della scienza della Sissa e organizzatore del convegno. Dal linguaggio usato per descrivere e spiegare le emozioni alla metafisica delle passioni, dalle neuroscienze del pregiudizio alle emozioni artificiali: attraverso gli interventi in programma, si esploreranno le reciproche interazioni tra le neuroscienze affettive e le scienze psichiatriche, al fine di promuovere una consapevolezza critica del rapporto tra storia sociale, cultura, morale e scienze del cervello. «Il convegno – puntualizza Canali – è parte di un progetto più ampio che si articolerà anche nella produzione di una mostra multimediale. Vogliamo favorire lo sviluppo di una più matura percezione pubblica sul tema, contribuendo a migliorare la comprensione dei fenomeni affettivi e delle basi neurobiologiche dei comportamenti etici. Anche per contribuire ad attenuare lo stigma e i pregiudizi associati ai disturbi affettivi, e di conseguenza migliorare le scelte politiche relative alla gestione di tali disturbi». Martedì 8 marzo i lavori inizieranno alle 10 con la sessione “Evoluzione biologica, evoluzione culturale”. Se Bernando Fantini, dell’Institut d’histoire de la médecine et de la Santé e National Center of Competences on Affective Sciences di Ginevra, illustrerà lo sviluppo storico del dizionario delle emozioni — «i termini usati nei diversi periodi storici per parlare delle emozioni, descriverle, spiegarle ed eventualmente curarne le patologie – spiega- hanno dato significato diverso alle esperienze emozionali e permesso una strutturazione dei complessi fenomeni biologici e psicologici associati» —, Stefano Puglisi Allegra della Sapienza di Roma e Fondazione Santa Lucia metterà a confronto le emozioni negli animali e negli esseri umani, illustrando lo sviluppo del sistema nervoso nel corso dell’evoluzione. Di evoluzionismo ed emozioni parlerà anche Barbara Continenza dell’Università Tor Vergata di Roma, mentre Riccardo Luccio, dell’ateneo triestino, illustrerà il tentativo finora compiuto di misurare le emozioni, analizzando metodi fisiognomici, introspettivi, psicofisici e psicofisiologici. Nel pomeriggio, alle 14, sarà la volta della sessione “Tra biologia e filosofia”. «Il nostro rapporto con il mondo, prima che cognitivo, è intonato emotivamente» commenta Fabio Polidori dell’Università di Trieste. Il dibattito sarà allora l’occasione per illustrare la teoria freudiana delle emozioni — «l´approccio freudiano rivela alcune significative e pionieristiche affinità con gli scenari contemporanei della neuropsicologia e della neuropsicanalisi» precisa Yamina Oudai dell’Università Cà Foscari di Venezia —, per formulare una classificazione di tutte le possibili emozioni — «ricordiamo che in particolare le emozioni debbono essere distinte in base a due parametri: la coscienza della causa e quella dell´oggetto» precisa Simone Gozzano dall’Università di L’aquila — fino alle emozioni artificiali. Negli esseri umani, infatti, le emozioni sono un correlato imprescindibile di molte attività percettive e cognitive e ci consentono di gestire i rapporti con l’altro. Ma se l’altro è un artefatto robotico? «Nell’altro – commenta Giuseppe O. Longo dell’Università di Trieste - diamo per scontata la presenza di emozioni analoghe alle nostre: ne sono indizio le espressioni corporee. Se l’altro è un artefatto, spesso proiettiamo su di esso la nostra emotività, ma nei sistemi artificiali l’attività cognitiva può prescindere dalle emozioni». Mercoledì 9 marzo, giornata conclusiva del convegno, alle 9.30 inizia la sessione “Dai modelli neuropatologici al trattamento delle emozioni patologiche”. A Carmela Morabito, dell’Università di Tor Vergata, la parola in merito alla neuropsicologia delle emozioni, a seguire l’intervento di Stefano Canali per una riflessione, dalla clinica alla neuroetica, sulla biologia degli stati affettivi e le dipendenze — «Negli ultimi anni la ricerca neuroscientifica – dichiara - ha portato a una profonda rielaborazione del modello medico della dipendenza come malattia. Le evidenze di brain imaging suggeriscono infatti di considerare la dipendenza come un disordine dell’apprendimento e della memoria, un disturbo di tipo cognitivo il cui segno cardinale è la perdita del controllo volontario e razionale del comportamento». Di emozioni, cervello e cure se ne discuterà con Giuseppe Armocida, dell’Università dell’Insubria, mentre con Vittorio Sironi, dell’Università Milano Bicocca, si rifletterà sul ruolo della psicofarmacologia e sulla “nuova capacità” di controllo della mente che, come precisa, «non può non far riflettere per le sue positive implicazioni terapeutiche, ma anche per i suoi inquietanti risvolti di condizionamento chimico». Andrea Clarici, dell’Università di Trieste, chiuderà la sessione illustrando la metodologia psicoanalitca applicata allo studio di pazienti con lesioni cerebrali. Alle 14 ultima sessione del convegno: “Biologia delle emozioni e scienze umane”. Raffaella Rumiati, neuroscienziata della Sissa, illustrerà come le neuroscienze spiegano il pregiudizio, da quello sessista a quello nei confronti di gruppi etnici diversi dal nostro. Sarà poi la volta di Stefano Cappa del San Raffaele di Milano: qual è il ruolo delle emozioni nelle scelte economiche? «Oggi anche gli studi di psicoeconomia e neuroeconomia – precisa Cappa – hanno rivalutato il ruolo delle emozioni nei processi di decisione razionale, tanto che in una ideale valutazione della massima utilità le emozioni non vengono più considerate semplici fattori interferenti». Si parlerà inoltre di empatia, la capacità cioè di capire e condividere i sentimenti di un´altra persona: una delle componenti principali di ciò che è stata definita l´intelligenza sociale. «Le neuroscienze sociali – precisa Giorgia Silani della Sissa – hanno ormai cominciato a gettare luce sui meccanismi cerebrali alla base delle risposte empatiche osservabili nella popolazione, definendo le basi neuronali sottostanti i processi cognitivi ed affettivi associati a questa complessa emozione sociale». In chiusura, la giornalista Daniela Ovadia inviterà tutti a riflettere sul ruolo dei media nella divulgazione delle scoperte delle neuroscienze e delle loro ricadute etiche e sociali. La partecipazione al convegno è libera. È previsto il rilascio di un attestato di partecipazione agli interessati che desiderino utilizzarlo per richiedere il riconoscimento di cfu o altri tipi di crediti formativi.  
   
 

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