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Notiziario Marketpress di Mercoledì 09 Marzo 2011
 
   
  CRISI NORDAFRICA: PARTITA LA MISSIONE UMANITARIA ITALIANA

 
   
  Roma, 9 marzo 2011 - E´ già operativa la missione umanitaria italiana in Nordafrica, decisa nel Consiglio dei ministri del 3 marzo scorso e coordinata dalla Cooperazione allo sviluppo della Farnesina. Coinvolti nell´operazione i ministeri degli Interni, della Difesa e della Salute. Al termine della riunione, i Ministri Frattini, Maroni, La Russa e Fazio hanno illustrato le finalità della missione e i dettagli del suo svolgimento, soffermandosi, in particolare sulla tragica situazione che si sta vivendo in Libia e sull’elevato numero di profughi rifugiatisi in Tunisia, sull’emergenza umanitaria e sanitaria, e sulle urgenti misure da adottare in accordo con la Comunità Europea. A questo proposito si terrà l´11 marzo a Bruxelles un Consiglio europeo straordinario. In cosa consiste la missione - Realizzare un campo profughi tunisino di Choucha, nei pressi di Ras Jedir, che servirà da centro di coordinamento delle operazioni di assistenza umanitaria per i profughi in fuga dalla Libia. La struttura è destinata ad essere utilizzata congiuntamente con le Organizzazioni Internazionali presenti in loco, come gia’ richiesto dall´Ocha, e con gli altri Paesi. Nel campo profughi "Choucha" a Ras Jedir, in territorio tunisino, dove si riversa la gente in fuga dalla Libia, un primo sopralluogo è stato fatto dalla squadra italiana di tecnici inviata dalla Farnesina. Gli italiani allestiranno il quartier generale che servirà all´Alto commissariato dell´Onu per la gestione il campo. L´unhcr ha, inoltre, chiesto all´Italia di allestire bagni e docce, una delle cose al momento carenti nel campo. Finora sono 13.000 i profughi presenti nell´area, secondo quanto afferma Ayman Gharaibeh, responsabile logisticodell´Unhcr. Il campo ha una capacità di 20.000 posti. "Quello che piu’ preoccupa in questo momento sono le condizioni igienico sanitarie". E´ quanto sottolineato da Michelle Cecchi del team della direzione cooperazione e sviluppo della Farnesina, che si trova nel campo profughi a Ras Jedir, al confine tra Libia e Tunisia. Il contributo del ministero della Salute - Una Task force di cinque tecnici sanitari pronta a partire per la Tunisia per valutare i fabbisogni sanitari dei profughi dalla Libia. Una riunione entro il mese di marzo a Roma con i Paesi europei coinvolti negli sbarchi, la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per rafforzare l’assistenza sanitaria ai profughi e nei Paesi africani. Sono queste le decisioni prese nella riunione del 2 marzo scoro della Commissione Sanità della Conferenza Stato-regioni, nella quale è stato affidato alla Regione Lombardia il coordinamento degli interventi regionali, che avverranno in cooperazione con il Ministero della Salute nel quadro delle iniziative coordinate dal Ministero degli Esteri. “Domenica pomeriggio – ha riferito il Ministro Fazio – ho incontrato a Copenhagen il Direttore regionale per l’Europa dell’Oms Susanna Jakab, con la quale abbiamo concordato un programma di rafforzamento della sorveglianza epidemiologica e dell’assistenza sanitaria sia ai profughi che sbarcano sulle coste europee, sia nei Paesi africani al centro della crisi. Nell’incontro che avremo entro marzo con gli altri Paesi europei coinvolti negli sbarchi, con la Commissione europea e con la stessa Oms avvieremo le iniziative concrete”. “La Regione Lombardia – ha dichiarato l’Assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani – sta già lavorando con l’Agenzia regionale per le emergenze e le urgenze (Areu) e con il suo direttore generale Zoli per inviare da domani d’intesa con i Ministeri dell’Interno e della Difesa e non appena garantita una condizione di sicurezza, una task force di cinque tecnici (due esperti di emergenze sanitarie, un ingegnere strutturista, un infettivologo e un igienista) per verificare il fabbisogno sanitario al confine tra la Libia e la Tunisia, dove sono ammassati decine di migliaia di profughi. Sulla base dei fabbisogni invieremo nei prossimi giorni le prime strutture sanitarie”.  
   
 

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