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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Marzo 2011
 
   
  AL MART DI ROVERETO LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO. CAPOLAVORI IMPRESSIONISTI E POST-IMPRESSIONISTI DAL MUSÉE D’ORSAY

 
   
   Rovereto, 14 marzo 2011 - I capolavori del Musée d’Orsay di Parigi saranno esposti in Italia. Dal 19 marzo al 24 luglio 2011, al Mart di Rovereto si potranno ammirare settantacinque dipinti provenienti dalla più importante collezione del Xix Secolo del mondo. E’ proprio il parigino Musée d’Orsay, infatti, che conserva le opere maggiormente significative, per numero e qualità, di quegli artisti che hanno cambiato alla fine dell’800 il corso della storia dell’arte moderna: se si parla di Impressionismo e Postimpressionismo non c’è infatti raccolta più prestigiosa di quella conservata oggi nel Museo francese, un luogo fondamentale per gli studi su Monet, Cézanne, Pissarro, Sisley, Renoir, Degas, Toulouse-lautrec, Van Gogh, Gauguin, Morisot, Vuillard, Bonnard, Denis, Courbet, etc. I capolavori di tutti questi artisti saranno presenti nella mostra del Mart: un’occasione unica per conoscere da vicino, attraverso opere esemplari, il più entusiasmante periodo della ricerca pittorica tra Ottocento e Novecento. L’esposizione intitolata La rivoluzione dello sguardo. Capolavori impressionisti e post-impressionisti dal Musée d’Orsay, è resa possibile grazie all’accordo di collaborazione tra il Mart e il Museo francese, che in fase di restauro (riapertura prevista per l’autunno 2011) ha concesso per la prima volta un nucleo così rilevante di opere in prestito per una itineranza di sole tre tappe, che ha toccato Australia, America e ora, unica sede il Mart, l’Italia. Il progetto presenta un’eccezionale selezione di dipinti, dalla grande stagione dell’Impressionismo alla vigilia delle avanguardie: lo scandaloso realismo di Gustave Courbet nella celeberrima tela L’origine du monde (1866), esposta per la prima volta nel nostro Paese; la nuova visione temporale che Claude Monet introduce nella serie di dipinti dedicati alla Cattedrale di Rouen (1892), della quale il Mart ospita una tra le più intense versioni; la straziante solitudine di Van Gogh e della sua Chambre ad Arles (1889); lo sguardo introspettivo, declinato al femminile, di Berthe Morisot, il cui dipinto Le Berceau (1873) fu presentato con scandalo alla prima mostra del’Impressionismo nel 1874 a Parigi; l’esotismo di Paul Gauguin con le Donne di Tahiti (1891); e poi, lo sguardo di Degas sulla danza e l’Omaggio a Cézanne (1900) di Maurice Denis, testimonianza di una fedeltà all’artista da molti considerato il più importante di quell’epoca. Questi sono solo alcuni degli straordinari capolavori presenti nella mostra, che segue un percorso tematico, attraverso appunto quella “rivoluzione dello sguardo”, che gli artisti impressionisti e post-impressionisti tra Ottocento e Novecento hanno aperto alla visione della modernità. L’esposizione La rivoluzione dello sguardo. Capolavori impressionisti e post-impressionisti dal Musée d’Orsay, ideata e curata da Guy Cogeval, presidente del Musée d’Orsay, e Isabelle Cahn, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, direttore del Mart, propone dunque una rilettura di quel cruciale passaggio che ha preparato il terreno alle avanguardie artistiche europee del primo Novecento. Il percorso espositivo La mostra si snoda lungo un percorso suddiviso in otto sezioni a tema che mettono in luce i profondi legami dell’arte e degli artisti con la società e la cultura del tempo. La prima sezione, intitolata L’artista non è più solo, racconta la vicenda di quel precoce gruppo d’innovatori impegnati, negli anni sessanta dell’Ottocento, nella produzione di un’arte rivoluzionaria. A Parigi, lo studio di Édouard Manet, nel quartiere Batignolles, diventa il luogo di ritrovo per un nuovo orientamento naturalista. Non a caso, una tela emblematica come Un Atelier aux Batignolles di Henri Fantin-latour, del 1870, rappresenta il gruppo di giovani rivoluzionari, da Emile Zola a Pierre-auguste Renoir e Claude Monet, riuniti intorno al maestro, considerato uno dei più scandalosi pittori del tempo. A quest’opera si accosta il celebre Omaggio a Cézanne di Maurice Denis, che immortala il gruppo dei Nabis, nella bottega di Ambroise Vollard: la rivoluzione contro l’accademia è resa possibile anche grazie alla nascita di nuove figure, come il critico e il mercante, che assumeranno un ruolo sempre più rilevante nella valorizzazione e promozione dell’arte. La seconda sezione ruota attorno al tema dell’Artista emarginato che, contestando il sistema accademico, si trova spesso ad essere bandito dalla società. Il modello del bohémien, privo di legami e di sostanze, ben rappresenta questa condizione. Van Gogh, Gauguin e Cézanne si trovano in questo percorso solitario e ciascuno racconta, in modi diversissimi, la drammaticità della propria condizione. La stanza vuota di Van Gogh ad Arles, così come l’Autoritratto con Cristo giallo (1890-91) eseguito da Gauguin poco tempo prima della sua partenza per Tahiti, esprimono la sofferenza e il sacrificio dell’artista alle prese con una società che lo rifiuta. Non è certo da meno Cézanne nella sua solitaria e quasi ossessiva ricerca di una visione pittorica sempre più accreditata dalla scienza. Erano molti i luoghi della regione parigina, della Normandia e della Francia meridionale, scelti dagli artisti impressionisti e postimpressionisti per esprimere una nuova “visione del mondo”. La sezione I luoghi dell’Impressionismo testimonia i paesaggi, urbani e rurali, che hanno ispirato artisti quali Monet, Renoir, Sisley e Pissarro, impegnati a mettere al centro dello sguardo pittorico il variare della luce, delle stagioni e degli effetti atmosferici en plein air , come testimonia l’eccezionale prospettiva che Monet offre in La Rue Montorgueil pavoisée, del 1878 o nella già citata serie dedicata alla Cattedrale di Rouen. La sezione Parade presenta invece scene contrapposte: da una parte i piaceri notturni di Parigi, metropoli accesa dal ritmo frenetico degli spettacoli del Moulin Rouge; dall’altra parte lo sguardo “psicologico” di Degas, che immortala gli esercizi di danza delle ballerine dell’Opéra- la serie completa della sue Ballerine in bronzo sarà tutta esposta al Mart- da accostare all’esperienza dei cabaret di Toulouse-lautrec e anche di Seurat con il circo. I temi dell’ascolto interiore, della famiglia e del rapporto maschile-femminile, sono altrettanti titoli di sezioni della mostra, in cui il percorso espositivo prende una piega più intima e riflessiva, alla ricerca dei pensieri e dei sentimenti con i quali gli artisti impressionisti e postimpressionisti tentano di rappresentare le singolarità dello spirito e della vita psichica, alle prese con i grandi mutamenti sociali dell’epoca. Isabelle Cahn, curatrice della mostra, scrive a proposito di queste sezioni: “ L’esplorazione del mondo cerebrale, della sfera emotiva, dell’immaginazione e dell’inconscio incitò gli artisti di fine secolo ad allontanarsi definitivamente dai lidi della narrazione. L’incomunicabilità tra la vita interiore e il mondo esterno fu dimostrata magistralmente da Vuillard attraverso il tema del sonno. In questo stato ipnotico, durante il quale l’inconscio affiora nei sogni, il mistero della psiche resta intatto e i personaggi, ripiegati su se stessi, sono esposti senza difese allo sguardo altrui”. La “trasgressione dello sguardo” rappresentava la sfida costante dei pittori realisti, il limite estremo lo raggiunge Gustave Courbet con L´origine du monde “dipingendo l’irrappresentabile, il punto di partenza di ogni vita e l’origine del mondo”. Siamo nel momento più intenso della mostra, non solo perché la straordinaria tela di Courbet esce eccezionalmente dal Musée d’Orsay, mai prestata in Italia, ma anche perché quest’opera mantiene intatta dopo oltre due secoli, la capacità di coinvolgere. Di fronte a L´origine du monde è impossibile restare indifferenti. Il tema del Paradiso terrestre chiude il percorso espositivo, è l’immagine di un mondo “altro” – utopico, spirituale e bucolico – che fa da controcanto alle angosce della società moderna, sconvolta dalla rivoluzione industriale e dal trionfo del positivismo scientifico. Ecco allora la ricerca scientifica che abbraccia quella pittorica nella magistrale opera “Montagne Sainte-victoire” (1890) di Cézanne, o l’Eden geograficamente ben identificato nella fuga a Tahiti di Gauguin. A questo tema aggiungono complessità opere come la “Sinfonia pastorale” (1916-1920) di Bonnard, tra le ultime acquisizioni del Musée d’Orsay, che segnala come la vita industriale sia stata vissuta dagli artisti non solo come fonte di sconvolgimenti ma anche stimolo alla creazione di nuove visioni.  
   
 

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