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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 16 Marzo 2011 |
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FATTORI LOCALI INFLUENZANO I CAMBIAMENTI CLIMATICI IN ANTARTIDE
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Bruxelles, 16 marzo 2011 - Alcuni scienziati in Germania hanno messo in dubbio lŽipotesi tradizionale secondo la quale le fluttuazioni di temperatura in Antartide sono principalmente dovute ai cambiamenti climatici nellŽemisfero settentrionale. Secondo loro, gran parte delle fluttuazioni di temperatura nel continente può essere spiegata altrettanto bene dai cambiamenti climatici locali nellŽemisfero meridionale. I ricercatori del clima hanno presentato le loro scoperte sulla rivista Nature dopo aver studiato ricostruzioni di temperature basate sui nuclei di ghiaccio. Variazioni dellŽorbita e dellŽinclinazione della Terra hanno dato un impeto decisivo ai cambiamenti nel clima del pianeta nel corso dellŽultimo milione di anni. AllŽinizio del 20 secolo, il matematico serbo Milutin Milankovitch calcolò i loro effetti sulla distribuzione stagionale dellŽinsolazione. Secondo lui i cambiamenti dellŽinsolazione nellŽemisfero settentrionale avevano una notevole importanza per i cambiamenti climatici per lunghi periodi di tempo perché le superfici della terra in particolare reagiscono in modo sensibile ai cambiamenti di insolazione, mentre le masse terrestri sulla Terra sono distribuite in modo disuguale. Da allora, le sue idee sono diventate le ipotesi di lavoro prevalenti nella ricerca sul clima sostenute da numerose ricostruzioni climatiche basate sui nuclei di ghiaccio, i sedimenti marini e altri archivi climatici. Dopo aver rianalizzato le ricostruzioni delle temperature basate sui nuclei di ghiaccio però tre ricercatori del clima dellŽIstituto Alfred Wegener di ricerca marina e polare presso lŽAssociazione Helmohltz (Awi) in Germania hanno messo in discussione tale credenza. Per la prima volta, gli scienziati Thomas Laepple, Gerrit Lohmann e Martin Werner hanno preso in considerazione il fatto che le temperature invernali hanno una maggiore influenza rispetto alle temperature estive sui segni nei nuclei di ghiaccio dellŽAntardide. Se si include questo effetto nei calcoli del modello, le fluttuazioni di temperatura ricostruite a partire dai nuclei di ghiaccio possono essere spiegate da cambiamenti climatici locali nellŽemisfero meridionale. Inoltre, dice il professor Lohmann, le prove raccolte dai nuclei di ghiaccio erano sostenute da informazioni ottenute da altre fonti. "Abbiamo potuto provare che non solo dati provenienti dai nuclei di ghiaccio, ma anche dati di sedimenti marini mostrano simili mutamenti in certe stagioni," sottolinea. Queste scoperte hanno suggerito che "ci sono ancora tante questioni da discutere riguardo ulteriori interpretazioni dei dati del paleoclima". Da parte sua, il dott. Laepple dice "I nostri risultati sono interessanti anche perché potrebbero portarci fuori da un vicolo cieco scientifico." Fino ad ora infatti molti ricercatori hanno cercato di spiegare dati storici sul clima della Terra provenienti dallŽAntartide sulla base delle ipotesi classiche di Milankovitch, ma, come spiegano gli scienziati, "ad oggi non è stato possibile provare in modo plausibile tutti gli aspetti di questa ipotesi." Il dott. Laepple crede che questo nuovo studio significhi che "la partita è di nuovo aperta e possiamo cercare di arrivare a una migliore comprensione dei meccanismi fisici a lungo termine che influenzano lŽalternanza di ere glaciali e periodi caldi". Tutti e tre gli scienziati hanno chiarito che i risultati da loro ottenuti non mettono in dubbio il fatto che i cambiamenti climatici attualmente osservati siano, in gran parte, causati dallŽuomo. I cambiamenti ciclici, commentano, come quelli esaminati nellŽarticolo di Nature, si verificano in fasi della durata di decine di migliaia o centinaia di migliaia di anni. La drastica emissione di gas serra da parte degli umani si è aggiunta, nel corso di poche centinaia di anni, al naturale aumento di tali gas dopo lŽultima era glaciale ed è un fenomeno unico nellŽultimo milione di anni. Per maggiori informazioni, visitare: Istituto Alfred Wegener per la ricerca marina e polare (Awi): http://www.Awi.de/en Nature: http://www.Nature.com/ |
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