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Notiziario Marketpress di
Martedì 29 Marzo 2011 |
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NITRATI, ZOOTECNIA VENETA VIRTUOSA
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“In Veneto viene prodotta, con gli allevamenti che operano sul mercato zootecnico, una quantità di azoto pari a circa 45,5 milioni di tonnellate”. Lo sottolinea l’assessore Franco Manzato, ponendo l’accento sullo stato attuale della zootecnia veneta “di cui solo una parte è indirizzata all’uso agronomico diretto dagli allevamenti stessi, mentre un’altra frazione (circa il 26%) è destinata ad un ‘interscambio’ a cui partecipano sia ditte che producono fertilizzanti commerciali a partire dalle deiezioni animali, sia impianti che svolgono il trattamento degli effluenti nell’ambito degli impianti di produzione di biogas e successiva vendita di energia elettrica, oppure altre aziende agricole senza allevamento che reimpiegano gli effluenti animali per la fertilizzazione delle colture (seminativi o colture arboree o orticole)”. “Se tutto l’azoto proveniente dagli allevamenti fosse direttamente usato su tutta la superficie agricola regionale utilizzata – aggiunge Manzato - il rapporto sarebbe di 54,5 kg/ha. In realtà non tutti i terreni sono disponibili per gli spandimenti, per motivi logistici, per scelte agronomiche, o per diverse altre motivazioni. Al tempo stesso, non tutta la quantità di azoto prodotta è direttamente utilizzata sulle superfici agricole”. Manzato precisa che i dati rilevati dal 2006 ad oggi hanno dimostrato che “la nostra regione rispetta a pieno regime il tetto massimo di 170 kg/ha stabilito dalla direttiva nitrati 91/676 Cee. Infatti, il rapporto che si realizza effettivamente in Veneto, per quanto riguarda la superficie effettivamente utilizzata per gli spandimenti ‘diretti’ su scala regionale, è pari ad un valore medio 157 kg/ha di azoto”. “Inoltre, per la parte di territorio regionale che invece è soggetta alle regole più limitative imposte dalla Direttiva Nitrati (cioè per le sole Zone Vulnerabili ai nitrati) – continua Manzato -la quantità di azoto da effluente zootecnico distribuito direttamente dagli allevatori nei terreni a loro disposizione è pari a 125 kg/ha, livello medio annuo che si mantiene ampiamente al di sotto dei limiti fissati”. Con l’approvazione della deroga – chiesta alla Commissione europea dalle Regioni del nord Italia – al limite massimo di 170 kg/ha di azoto da effluente spandibile, che costituisce il quantitativo massimo previsto dalla direttiva, gli allevatori che volontariamente chiederanno di aderire a tale opportunità e che ne rispetteranno i vincoli gestionali aggiuntivi prescritti, potranno portare – secondo l’attuale orientamento della stessa Commissione europea – fino a 250 kg/ha di azoto derivante da effluente zootecnico (+32%) e, pertanto, potranno diminuire di una pari percentuale il fabbisogno di superfici coltivate sulle quali poter spandere gli effluenti. Oltre all’azoto da effluente zootecnico, gli allevatori potranno altresì integrare i fabbisogni delle colture con una quantità di concime chimico, raggiungendo un limite massimo previsto corrispondente ad una ordinaria buona pratica agricola. “Io dico che siamo di fronte ad un settore virtuoso, che nonostante i vincoli ha saputo reagire – conclude Manzato – ma sono ancora molte le criticità da affrontare. Anche i sindaci e gli amministratori locali saranno chiamati ad intervenire per definire quanto maggiormente incida la presenza di depuratori o reflui da insediamenti industriali. In accordo con gli altri assessori della pianura padana – conclude l’assessore - ho avviato i necessari negoziati con l’Unione Europea, che in futuro sulla questione troverà un fronte politico solido di fronte a imposizioni calate dall’alto senza considerare la realtà delle nostre campagne”. |
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