Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Aprile 2011
 
   
  FEDERALISMO FISCALE E UNITÀ D’ITALIA: CONVEGNO DEI COMMERCIALISTI DI MILANO PER CELEBRARE I 150 ANNI

 
   
  "Il federalismo fiscale a 150 anni dall’Unità d’Italia" è il tema del convegno, patrocinato dal Comune di Milano, tenutosi lo scorso 1° aprile a Palazzo Reale con il quale l’Ordine dei Commercialisti ha contribuito alle celebrazioni del centocinquantenario. Il decentramento della finanza pubblica italiana è una riforma strutturale che modificherà l’autonomia finanziaria degli enti territoriali. Relatori del mondo istituzionale, professionale e accademico sono intervenuti per contribuire a una maggior conoscenza e consapevolezza delle ricadute della recente evoluzione normativa sul panorama economico e sociale del nostro Paese. Tra gli interventi istituzionali quello del Sindaco di Milano Letizia Moratti, di Luigi Casero, sottosegretario all’economia e di Francesco Boccia membro della Commissione Bilancio della Camera. Il presidente dell’Odcec di Milano, Alessandro Solidoro ha aperto la giornata spiegando il senso del convegno: “celebrare i 150 anni dello Stato Italiano attenti non solo a ciò che è stato nella storia, ma a ciò che diventerà nel futuro.” Solidoro ha continuato ricordando che “il procedimento di attuazione all´articolo 119 della Costituzione è partito nel 2008 e oggi - con l´arrivo del fisco municipale e regionale - l´impalcatura è definita. Sia per le entrate, visto che ora si sa quali e quanti tributi ogni livello di governo riceverà; sia per le uscite, poiché la società Sose spa ha già avviato la ricognizione dei fabbisogni standard di comuni e province (cioè i servizi da erogare su tutto il territorio nazionale in condizione di efficienza) e farà lo stesso per le regioni nelle materie diverse dalla sanità. Se è vero – come sostengono fonti autorevoli - che il processo di decentramento fiscale potrebbe fruttare 6 miliardi di euro di entrate alle regioni, monitorare le prospettive di cambiamento è dunque necessario nell’interesse dei cittadini e di tutta la collettività sociale.La volontà dei commercialisti – ha concluso Solidoro - è quella di svolgere un ruolo fondamentale per passare alla fase della concretezza attuativa e degli approfondimenti”. “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali” così la Costituzione sancisce la dialettica tra istanze unitarie e orientamenti federali”; a ricordarlo è stato Nicolò Zanon, ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, che ha sottolineato anche come sul versante delle autonomie territoriali, l’evoluzione, pur notevole, non sia stata invece sempre lineare. Secondo Zanon “la revisione del titolo V°, parte seconda, della Costituzione, avvenuta nel 2001 è il risultato del progressivo aumento delle competenze legislative di regioni ed enti territoriali; ma tale riforma, oltre a generare conflitti legislativi con il Parlamento nazionale, ha anche lasciato in bianco due capitoli fondamentali: quello della rappresentanza delle autonomie territoriali attraverso l’istituzione del tanto invocato “Senato federale”, e quello relativo alla reale autonomia finanziaria di entrata e spesa di regioni, province e comuni.” Concludendo Zanon ha affermato che “l’attuazione del federalismo fiscale costituisce un tassello fondamentale e indispensabile per dare coerenza e completezza all’originario orientamento autonomista della Costituzione repubblicana.” Maurizio Logozzo, straordinario di Diritto Tributario alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, critico nei confronti della riforma, si è espresso con parole severe: “la legge delega si caratterizzava per l’estrema vaghezza dei principi generali e criteri direttivi, una sorta di scatola “vuota”, che poteva essere riempita di qualsiasi contenuto. Così è stato. Difatti, a dispetto di quella “razionalità e coerenza dei singoli tributi e del sistema tributario nel suo complesso”, principio generale che avrebbe dovuto guidare il legislatore delegato, i decreti delegati rappresentano una sorta di “zibaldone tributario”. Logozzo ha proseguito sostenendo che “assicurare direttamente le risorse finanziarie con una tendenziale autonomia di entrata e di spesa e maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali nella gestione della “cosa pubblica” rappresenta un aspetto positivo ma l’altro lato della medaglia è “l’estrema complessità del sistema tributario federalista, caratterizzato da una “iperlegificazione” senza precedenti nel nostro ordinamento tributario e il rischio (o forse la certezza) dell’aumento della pressione fiscale complessiva. Vista anche la previsione di imposte di scopo (a livello comunale e provinciale) e di nuovi tributi propri a livello regionale, con possibilità anche di aumento delle addizionali comunali e regionali”. Nicola Cavalluzzo, dottore commercialista, ha evidenziato come “solo con l’approvazione della Legge Delega 42/2009 sia stata data concreta attuazione al federalismo fiscale in Italia, i cui principi fondamentali sono: prevalenza del costo standard e abbandono del riferimento del costo storico; correlazione tra centri di prelievo e centri di spesa; coordinamento e fiscalità dei diversi livelli di governo territoriale”. Tra i provvedimenti di maggior rilevanza i decreti che dettano le regole per dare concretezza al fisco municipale ed al fisco regionale. “Il primo disciplina le modalità per l’attribuzione al Comune di tributi propri quali: la cedola secca sugli affitti, l’imposta di soggiorno e l’imposta municipale propria e secondaria. La maggior parte di tali tributi locali inizieranno a produrre gettito a partire dal 2014, invece entra immediatamente in vigore la cedolare secca sugli affitti che già a partire dal 2011 trova collocazione nel panorama dei tributi esistenti nel nostro paese”. “Per quanto invece riguarda il fisco regionale – ha aggiunto Cavalluzzo - il decreto individua tre fonti di entrata per tale ente locale e cioè: la compartecipazione (Iva in primis), l’addizionale regionale e la devoluzione alla Regione degli incassi conseguente alla lotta all’evasione”. A conclusione dei lavori Debora Rosciani di Radio 24 ha moderato la tavola rotonda, che ha analizzato e discusso le ricadute sul territorio, cui hanno partecipato Attilio Fontana, presidente Anci Lombardia, Michele Perini, presidente Fiera di Milano e Piermauro Carabellese, presidente commissione fiscalità internazionale, Nicola Cavalluzzo, dottore commercialista. Ha chiuso i lavori il consigliere dell’Ordine Andrea Zonca  
   
 

<<BACK