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Notiziario Marketpress di Mercoledì 06 Aprile 2011
 
   
  CANTI E POESIE PER UN’ITALIA UNITA - DAL 1821 AL 1861

 
   
  Roma, 6 aprile 2011 - In occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, un ulteriore contributo si inserisce nelle iniziative per dare conto del clima di sentimenti, di passioni, di aspirazioni che fecero da sfondo al quadro risorgimentale: si tratta del libro “Canti e Poesie per un’Italia unita - dal 1821 al 1861”, pubblicato dall’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei, con il patrocinio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, con un contributo economico della Fondazione Siav Academy, curato da Pierluigi Ridolfi, con la prefazione di Carlo Azeglio Ciampi. L’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, giustamente mette in rilievo il fatto che “nel processo che trasformò il movimento nazionalista da una dimensione elitaria a fenomeno popolare svolsero un ruolo non marginale i canti che inneggiavano alla liberazione dalla dominazione straniera e all’unità d’Italia”. Gli avvenimenti decisivi per l’Unità d’Italia sono concentrati tra il 1821 e il 1861, quando poeti e musicisti scrissero un gran numero di Inni, Cori, Odi e componimenti vari. “Canti e Poesie per un’Italia unita - dal 1821 al 1861”ne raccoglie una ventina, elencati in una tabella (e pubblicati) in ordine cronologico. Si inizia pertanto con l’ode “Marzo 1821”, scritta di getto dal Manzoni in occasione dei moti carbonari di Torino del marzo 1821, quando sembrò che l’esercito piemontese stesse per varcare il Ticino per aiutare i patrioti lombardi a liberarsi dalla dominazione austriaca: «[…] O stranieri! sui vostri stendardi / Sta l’obbrobrio d’un giuro tradito; / Un giudizio da voi proferito / V’accompagna all’iniqua tenzon; / Voi che a stormo gridaste in quei giorni: / Dio rigetta la forza straniera; / Ogni gente sia libera, e pera / Della spada l’iniqua ragion. […]» E dopo Manzoni, Giovanni Berchet, con “Il giuramento di Pontida”: «[---] Presto, all’armi! Chi ha un ferro, l’affili / Chi un sopruso patì, sel ricordi. / Via da noi questo branco d’ingordi! / Giù l’orgoglio del fulvo lor sir! / Libertà non fallisce ai volenti, / Ma il sentier de’ perigli ell’addita; / Ma promessa a chi ponvi la vita, / Non è premio d’inerte desir. / […]» e con l’ode “All’armi! All’armi!”, scritta in occasione delle insurrezioni di Modena e Bologna del 1830-1831, che P. Ridolfi giudica “uno dei componimenti più forti della nostra lirica patriottica”: «[…] Dall’alpi allo Stretto fratelli siam tutti! /Su i limiti schiusi, su i troni distrutti / Piantiamo i comuni tre nostri color! / Il verde, la speme tant’anni pasciuta; / Il rosso, la gioia d’averla compiuta; / Il bianco, la fede fraterna d’amor […]». Non potevano certo mancare: - il famosissimo “Coro del Nabucco”, la terza opera di Verdi, composta su libretto di Temistocle Solera, rappresentata per la prima volta con enorme successo alla Scala il 9 marzo del 1842: «Va’, pensiero, sull’ali dorate; / va’, ti posa sui clivi, sui colli, / ove olezzano tepide e molli / l’aure dolci del suolo natal! / […]»; - il “Coro dei Lombardi alla prima crociat”, opera composta da Verdi subito dopo il Nabucco di cui ripeté il successo. Anche qui Verdi compose la musica sulle parole di Temistocle Solera. La prima rappresentazione, alla Scala, avvenne l’11 febbraio 1843; - e quello che sarebbe diventato il nostro inno nazionale, il celeberrimo “Fratelli d’Italia”, scritto da Goffredo Mameli a Genova nel settembre del 1847 e musicato da Michele Novaro. Subito adottato in Italia alla stregua di Inno nazionale, Giuseppe Verdi lo inserì, accanto alla Marsigliese e all’Inno Nazionale inglese, nell’”Inno delle Nazioni”, da lui composto in occasione dell’Esposizione Universale di Londra del 1864. Si trovano poi canti d’impronta più polare, come, ad esempio: - “Addio, mia bella, addio” (propriamente “L’addio del volontario”), composto da Carlo Alberto Bosi nel marzo 1848 in occasione della partenza di un battaglione di volontari fiorentini per la prima Guerra di Indipendenza. Non si sa chi l’abbia musicato, ma il canto ebbe subito un grande successo: «Addio, mia bella, addio: / l’armata se ne va; / se non partissi anch’io / sarebbe una viltà! / […] / Squilla la tromba...Addio... / L’armata se ne va... / Un bacio al figlio mio! / Viva la libertà!»; - nonché “La bandiera tricolore”, che, nella sua versione più lunga, è datata 1859 (una versione più corta risale al 1848) e di cui è ignoto l’autore: «La bandiera tricolore / sempre è stata la più bella: / noi vogliamo sempre quella, / che ci diè la libertà! / […] / Tutti uniti in un sol patto, / stretti intorno alla bandiera, / griderem mattina e sera: / viva, viva i tre color! Segue - “La spigolatrice di Sapri”, di Luigi Mercantini; - “La bella Gigogin” (fatta su testi popolari che riprendono antiche filastrocche lombarde, piemontesi e venete); - “l’inno di Garibaldi” (parole di L. Mercantini e musica di Alessio Olivieri: «Si scopron le tombe, si levano i morti, / i martiri nostri son tutti risorti! / La spada nel pugno, gli allori alle chiome, / la fiamma ed il nome – d’Italia sul cor!...); - “La Garibaldina” (parole di Francesco Dall’ongaro e musica di Emilio Pieraccini: «Il dado è tratto! Di terra in terra / suona l’allegro squillo di guerra. / L’italia è sorta dall’Alpi al Faro, / e vuol col sangue che l’è più caro / segnar le tracce dei suoi confini! / Al nostro posto, Garibaldini!...). Una sezione è infine riservata a “Canti popolari siciliani su Garibaldi”: tarantelle nate in Sicilia subito dopo l’impresa dei Mille. Hanno collaborato al testo l’avv. Vincenzo Catapano, il prof. Giovanni Conso e il dr. Giorgio Pala. L’esecuzione musicale, sotto la direzione del M° Amedeo Scutiero, è stata effettuata dal Coro di voci bianche della scuola media Vittorio Alfieri di Roma, con la collaborazione, in alcuni brani, del Coro giovanile “Vivaldi”. La registrazione e la produzione del Cd allegato sono state coordinate dal dr. Giovanni Anzidei.  
   
 

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