Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Aprile 2011
 
   
  SCUOLA: EDUCARE AL COSMOPOLITISMO PER DIVENTARE CITTADINI DEL MONDO

 
   
  Milano, 11 aprile 2011 – Si è conclusa, sabato 9 aprile la tre giorni di lavori del Convegno Internazionale “Ricomporre Babele: educare al cosmopolitismo”, che si è tenuto all’Università di Milano-bicocca nella Villa Di Breme Forno a Cinisello Balsamo, organizzato dalla Fondazione Intercultura per il dialogo tra le culture e gli scambi giovanili internazionali Onlus e da quattro Università milanesi (Bicocca, Statale, Cattolica e Bocconi), sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Comune di Milano, della Provincia, della Regione Lombardia ed Expo 2015. Più di 350 persone di varie provenienze internazionali si sono date appuntamento per seguire i 28 workshop condotti da illustri “esperti di convivenza umana”: docenti universitari, professionisti del settore interculturale sulla cittadinanza globale, antropologi, scienziati e filosofi. Tema principale: come educare le persone a sentirsi e a vivere da cittadini del mondo. La Fondazione Intercultura utilizzerà le riflessioni che stanno emergendo dal Convegno per realizzare un ciclo di seminari sull’educazione al cosmopolitismo da mettere a disposizione delle scuole di tutta Italia. E proprio al ruolo della scuola e dell’Università nell’educazione al cosmopolitismo è dedicata l’ultima giornata (presso l’Auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli) aperta al pubblico dove a seguito del saluto delle istituzioni è stato trasmesso un intervento dalla stazione spaziale dell’Esa dell’astronauta italiano Paolo Nespoli della missione magIsstra. “Qui sulla stazione – ha affermato Nespoli nel suo intervento - abbiamo astronauti di diverse nazionalità che lavorano tutti assieme e quando noi guardiamo fuori dai nostri oblò vediamo questa terra da un lato bellissima, dall’altro unica, unita, non divisa in piccole nazioni, non vediamo i confini, non vediamo le varie differenze. Vediamo una Terra unica, un mondo unico e come umanità dobbiamo stare attenti a gestirla tutti assieme per il benessere comune”. E’ seguita la tavola rotonda “Cosmopolitismo, educazione e società “a cui sono intervenuti: Roberto Toscano, già ambasciatore a Teheran e a New Delhi, Francesco Favotto, Presidente della Fondazione Intercultura e membro del Consiglio Universitario Nazionale (Cun), Marialuisa Lavitrano, delegato all´internazionalizzazione dell´Università degli Studi di Milano-bicocca, David Sutcliffe, già Rettore dei Collegi del Mondo Unito, Giorgio Rembado, presidente Anp - Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola, Giuseppe Colosio, Direttore generale istruzione Lombardia, Gianni Vattimo, filosofo/scrittore,. A loro è stata posta la domanda conclusiva su come organizzarsi perché l’educazione interculturale diventi uno dei pilastri formativi dei giovani delle prossime generazioni. Parola chiave nell’educazione al Cosmopolitismo in una scuola italiana ancora monoculturale e che resiste al cambiamento imposto dal pluralismo, è l’internazionalizzazione e non l’integrazione. Se numerosi infatti sono gli alunni di cittadinanza non italiana (600.000 di cui il 15% solo a Milano tra il 2007 e il 2008 – Santerini 2010 -, con 191 nazionalità presenti e 60 lingue utilizzate) l’interculturalità è un paradigma per tutti, a partire dagli insegnanti, per accogliere e vivere le differenze. “Il concetto di cultura - spiega ad esempio Milena Santerini, professore ordinario di Pedagogia Generale della Formazione dell’Università Cattolica di Milano, membro del comitato organizzatore del Convegno – è dinamico e soggettivo: sono le persone a entrare in contatto, non i sistemi culturali. Attraverso la rivisitazione dei propri stereotipi e pregiudizi, si ottiene un’apertura verso la costruzione di uno spazio terzo di fiducia e reciproca trasformazione, in cui ognuno possa essere disposto al mutuo adattamento. La competenza interculturale, così, contiene una dimensione etico-politica, in quanto promuove un’idea di cittadinanza non nazionalistica, globale e basata sull’interdipendenza e la comprensione pacifica tra i popoli” Susanna Mantovani, prorettore e professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università Bicocca di Milano, membro del comitato scientifico della Fondazione Intercultura aggiunge: “Quella della riflessione sull’educazione al Cosmopolitismo è una questione urgente, soprattutto per evitare confusione con concetti forse abusati, come quello della globalizzazione che con il Cosmopolitismo non ha molto in comune. Educare al cosmopolitismo significa formare cittadini del mondo, vale a dire persone colte ed eticamente forti, interessate a comprendere e riconoscere le culture e le loro regole, autonome e responsabili , cioè capaci di stare bene e far star bene gli altri in contesti anche molto diversi. Non Quello che oggi preoccupa è una costante crescita di senso di fastidio e persino paura nei confronti della diversità e della stessa intercultura. E’ n paradosso perché si parla invece di internazionalizzazione e la si promuove , ma che cos’è l’internazionalizzazione senza cultura e intercultura? Mi auguro che i giovani riescano addirittura ad andare oltre l’agire in nome di concetti come la tolleranza, l’ accoglienza, la solidarietà, atteggiamenti importanti ma che alludono all’emergenza. Quando sarà la cultura e la curiosità culturale a condurre alla ricerca dell’altro allora, naturalmente, sarà il dialogo a prevalere”. Paolo Inghilleri, Professore Ordinario di Psicologia Sociale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano: “Non possiamo negare che ognuno di noi vive, dal punto di vista psicologico, in un multiculturalismo quotidiano. Il processo di conoscenza tra le culture avviene proprio attraverso le pratiche di azione comune e di relazione che gli individui compiono giorno per giorno in un contesto che caratterizza il pluralismo culturale e la convivenza delle differenze, sviluppando quella che possiamo chiamare una mente interculturale, ossia un modello di funzionamento cognitivo individuale attraverso il quale ciascun individuo che partecipa a una società di tipo multiculturale impara, grazie anche alla scuola, a considerare la lettura delle situazioni quotidiane anche attraverso i parametri di comprensione e di valutazione delle altre culture con cui interagisce”. “L’università di Milano-bicocca – prosegue Marialuisa Lavitrano, delegato del rettore per l’Internazionalizzazione – ha ospitato molto volentieri i primi due giorni di questa importante iniziativa perché l’internazionalizzazione dell’Ateneo è un impegno e un settore sul quale investiamo molto. Infatti, la formazione e, in particolare, una visione cosmopolita sono valori prioritari che cerchiamo di offrire ai nostri studenti perché sapersi creare una rete di contatti internazionali amplifica le opportunità di mettere a frutto quanto si è appreso nel percorso universitario”. Daniela Gasparini, Sindaco di Cinisello Balsamo, città che ha ospitato i primi due giorni del Convegno: “Sono orgogliosa che Cinisello Balsamo ospiti il convegno, dove le istituzioni per prime, dalle Università milanesi alla città di Milano, la Provincia e la Regione, hanno saputo riunirsi al di là dei confini, in un progetto comune. Educare al cosmopolitismo è un monito chiave per la nostra città dove, nei prossimi 5 anni, la popolazione straniera toccherà il 16%, dei vari cittadini del mondo che sanno parlare due lingue e che sono i protagonisti dell’accelerazione di un processo che mette in rete le singole città, al di là dei confini”. Incontri che cambiano il mondo: 1565 gli studenti che quest’anno studieranno all’estero con Intercultura - Una mente interculturale l’hanno sviluppata sicuramente i quasi 30.000 adolescenti italiani che nei 55 anni di storia dell’Associazione Intercultura onlus sono partiti per un programma di studio e di vita all’estero, un patrimonio umano ed educativo da cui nasce il convegno “Ricomporre Babele: educare al cosmopolitismo”. I nuovi dati indicano che quest’anno sono 1565 (oltre il 100% in più rispetto ai dieci anni fa) gli studenti del terzo e quarto anno delle scuole superiori, selezionati su oltre 4.500 candidati a partire per uno dei 60 Paesi dei 5 continenti facenti parte del network Afs, dagli Usa al Brasile dal Costarica alla Thailandia, mille dei quali anche grazie a una borsa totale o parziale. Solo in Lombardia, a fare le valigie tra giugno e agosto saranno 278 (40 dalla provincia di Bergamo, 27 da quella di Brescia, 30 da quella di Como, 7 da quella di Cremona, 16 da quella di Lecco, 4 da quella di Lodi, 32 da quella di Monza e Brianza, 68 da quella di Milano, 13 da quella di Mantova, 7 da quella di Pavia, 4 da quella di Sondrio e 30 da quella di Varese).  
   
 

<<BACK