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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Aprile 2011
 
   
  I PREZZI DI RIFERIMENTO PER I MEDICINALI FUNZIONANO. MA E´ SUFFICIENTE?

 
   
  Milano, 18 aprile 2011- Secondo stime dell’Ocse, la spesa farmaceutica pro capite nei paesi avanzati è aumentata del 50% nel decennio 1995-2005. Al fine di controllare una crescita che, visto l’invecchiamento della popolazione e il continuo sviluppo delle tecnologie mediche, non accenna ad esaurirsi in modo naturale, vari approcci regolamentativi sono stati proposti e applicati in vari paesi. Molto si gioca su come si debbano considerare e rimborsare i farmaci innovativi. Altrettanto importante, però, è cercare di regolamentare quella parte di mercato che utilizza prodotti “storici”, spesso universalmente conosciuti e riconosciuti, ma ormai con brevetto scaduto. Queste arene competitive sono caratterizzate dall’entrata dei farmaci cosiddetti “generici”, che, riproducendo il farmaco a brevetto scaduto, possono entrare sul mercato senza investimenti in R&s e competere sul prezzo. In questo contesto, negli ultimi venti anni si è particolarmente diffusa una forma di regolamentazione dei prezzifarmaceutici che cerca di sfruttare le forze competitive per ridurre i prezzi di rimborso, e quindi la spesa pubblica: il prezzo di riferimento (Pr). Con questo meccanismo, il prezzo massimo di rimborso da parte dell’assicurazione (per lo più, lo Stato) di un prodotto farmaceutico è determinato come funzione dei prezzi dei vari prodotti inseriti nello stesso gruppo omogeneo. Ogni paese definirà la funzione del Pr e i gruppi omogenei in modo diverso. Una volta definito il Pr, ogni produttore è libero di applicare il prezzo che preferisce, ma il paziente dovrà pagare di tasca propria l’eventuale differenza fra il prezzo effettivo e il Pr precedentemente fissato. Numerosi studi in questi anni si sono occupati di valutare l’impatto del Pr sui prezzi e sulla spesa farmaceutica globale. Data la varietà delle metodologie applicate e dei contesti istituzionali presi in considerazione, però, è difficile trarre conclusioni solide dall’esperienza internazionale. Eppure, conoscere a fondo i pro e i contro di questo strumento di regolamentazione potrebbe aiutare non poco i policy makers. Per questa ragione, Simone Ghislandi (Dipartimento di Analisi Istituzionale e Management Pubblico), Matteo Galizzi (Università di Brescia) e Marisa Miraldo (Imperial College Business School) hanno valutato i risultati di più di 460 articoli sul Pr in Effects of Reference Pricing in Pharmaceutical Markets: A Review (Pharmacoeconomics 2011; 29 (1): 17-33). La revisione ha portato alla selezione di 35 studi “superiori” per metodologia applicata e robustezza dei risultati. In generale, la letteratura scientifica sembra concorde nell’identificare il Pr come uno strumento efficace di riduzione dei prezzi, soprattutto nel primo anno di applicazione. La domanda di prodotti farmaceutici si è dimostrata in molti paesi più elastica del previsto e il mercato dei prodotti generici si è generalmente ingrandito laddove forme di prezzo massimo di rimborso sono state introdotte.Allo stesso tempo, però, le strategie adottate dai farmaci di marca si sono in molti casi dimostrate efficaci nel ridurre i benefici potenziali del Pr. Per esempio, un farmaco di marca può competere sul prezzo direttamente con i generici, “svuotandone” il potenziale di mercato; oppure, si possono lanciare prodotti molto simili che, in quanto coperti da brevetto, non sarebbero sottoposti a competizione diretta. In ogni caso, un po’ per i limiti del meccanismo di regolamentazione, un po’ per le strategie adottate, l’effetto del Pr nel lungo periodo è molto più ambiguo. Rimane molto dubbio, in particolare, l’effetto che il Pr può avere sulla spesa pubblica negli anni successivi alla sua introduzione e sembra piuttosto difficile al momento affermare che i meccanismi competitivi siano stati sufficientemente sfruttati. Dal punto di vista dell’industria, un meccanismo come il Pr è stato storicamente associato allo sviluppo del mercato dei prodotti generici.L’industria a questo proposito ha sempre lamentato un’eccessiva aggressività del Pr, che riducendo i prezzi riduce i profitti e, teoricamente, anche gli incentivi alla R&s. In realtà, la revisione della letteratura ha evidenziato l’esistenza di almeno un paper empirico rilevante, che mostra come l’introduzione di una forma particolarmente aggressiva di Pr in Canada non sia stata associata ad alcuna significativa riallocazione delle risorse in R&s. Infine, va sottolineato come il Pr, incentivando il paziente a modificare la scelta del farmaco, potrebbe potenzialmente portare a conseguenze negative in termini di salute. Anche in questo caso, però, studi condotti su grandi campioni in Canada e in Germania non hanno evidenziato significativi legami fra la regolamentazione e gli indicatori sanitari di riferimento.  
   
 

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