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Notiziario Marketpress di Mercoledì 13 Dicembre 2006
 
   
  AIUTARE GLI AGRICOLTORI DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO AD ADEGUARSI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

 
   
  L´alleanza di centri internazionali di ricerca agricola più grande del mondo sta intraprendendo un nuovo sforzo per intensificare e snellire la ricerca agricola, al fine di ridurre la vulnerabilità dei paesi in via di sviluppo al cambiamento climatico. Il Consultative Group on International Agricultural Research (Cgiar, ovvero Gruppo di consulenza sulla ricerca agricola internazionale) riunisce 15 centri di ricerca agricola di tutto il mondo. È finanziato da organizzazioni internazionali tra cui l´Ue, da governi nazionali e da fondazioni di ricerca private. «I paesi in via di sviluppo, nei quali già vive gran parte della popolazione più povera e malnutrita del mondo e che hanno contribuito in maniera relativamente ridotta a causare il riscaldamento terrestre, sopporteranno il peso maggiore del cambiamento climatico e saranno i più colpiti dalle conseguenze negative del fenomeno», ha affermato Louis Verchot del World Agroforestry Centre (Centro mondiale per l´agrosilvicoltura). Secondo Robert Zeigler dell´International Rice Research Institute (Istituto internazionale di ricerca sul riso), il cambiamento climatico renderà ancor più difficile affrontare sfide quali la riduzione della povertà e la produzione di cibo a sufficienza per nutrire una popolazione in crescita. «La sopravvivenza di miliardi di persone nei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli tropicali, verrà messa a dura prova da una minore resa agronomica dovuta a periodi vegetativi più brevi», ha commentato. Uno studio recente ha dimostrato che gli aumenti della temperatura e le variazioni nei regimi pluviometrici comporteranno una riduzione di oltre il 20% dei periodi vegetativi in alcune parti dell´Africa subsahariana. I paesi più a rischio sono quelli dell´Africa orientale e centrale, quali Ruanda, Burundi, Etiopia e Niger, che sono peraltro i paesi più poveri del continente. Un altro studio prevede che, a causa del clima più secco, l´estensione dei terreni indiani più adatti alla coltivazione del grano si dimezzerà entro il 2050. Il calo della resa esporrà al rischio della fame almeno 200 milioni di persone. «I paesi poveri, data la loro elevata dipendenza dalle risorse naturali, unita alle limitate capacità finanziarie o istituzionali di adattarsi ai cambiamenti radicali, sono gravemente a rischio», ha affermato il dottor Zeigler. «Per aiutare gli agricoltori poveri ad adeguarsi al cambiamento climatico occorrerà uno sforzo internazionale congiunto per migliorare le colture, le tecniche di coltivazione e la gestione del suolo e dell´acqua». La nuova agenda relativa al cambiamento climatico delineata dai centri di ricerca si concentrerà sullo sviluppo di colture più resistenti al clima, sull´aiuto agli agricoltori per un utilizzo più efficiente delle loro risorse e sulla gestione del contributo dell´agricoltura al cambiamento climatico. I ricercatori stanno già sviluppando varietà di colture in grado di resistere all´aumento delle temperature, alla siccità e alle inondazioni. Nei tropici, molte specie vengono già coltivate a temperature vicine o coincidenti col loro optimum termico, il che significa che persino un incremento della temperatura di 1 °C durante la stagione vegetativa potrebbe determinare un calo significativo delle rese. In altre parti del mondo l´aumento delle precipitazioni causerà problemi ai coltivatori di riso. I ricercatori stanno sviluppando varietà di riso in grado di sopravvivere a lunghi periodi di sommersione, nonché varietà più efficienti nella conversione della luce solare e del carbonio in cereali. Per regioni quali l´Africa meridionale, costrette a far fronte al calo delle precipitazioni e a una maggiore siccità, i ricercatori stanno sviluppando un mais in grado di sopportare lunghi periodi di siccità e terreni non fertili. I ricercatori si impegneranno inoltre a migliorare i metodi e le tecniche agricole per consentire agli agricoltori di sfruttare appieno le loro risorse limitate in termini di suolo e acqua. In molti sistemi agricoli, il 70% della pioggia che cade sulle coltivazioni evapora o è soggetta a dilavamento e non può pertanto essere utilizzata dalle piante. I ricercatori si stanno adoperando per migliorare la raccolta e i sistemi di immagazzinamento dell´acqua piovana e per perfezionare la tecnologia dell´irrigazione a gocce, che trasporta a destinazione la giusta quantità di acqua nel momento opportuno. Stanno inoltre sviluppando tecniche di gestione del suolo che aumentano la capacità di ritenzione idrica del suolo. La terza area di ricerca analizza il modo in cui gli agricoltori possono contribuire alla riduzione netta di carbonio atmosferico. Tra i progetti in questo campo figurano il coinvolgimento degli agricoltori nei progetti di sequestro del carbonio e progetti per aiutare gli agricoltori che praticano la coltura su terreno debbiato a sfruttare la foresta come mezzo di sussistenza anziché distruggerla. I ricercatori sottolineano tuttavia che anche se le loro iniziative aiuteranno gli agricoltori ad adeguarsi al cambiamento climatico, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra deve comunque restare una priorità. «Prevedere e pianificare il cambiamento climatico è indispensabile se gli agricoltori dei paesi poveri vogliono impedire che diventino realtà le previsioni di calo delle rese delle colture alimentari più importanti del mondo», ha dichiarato il dottor Verchot. «Tuttavia, l´adattamento non sostituisce la necessità di limitare i nuovi gas serra e di eliminare quelli esistenti dall´atmosfera, la nostra unica alternativa a lungo termine». Http://www. Cgiar. Org/ .  
   
 

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