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Notiziario Marketpress di Mercoledì 27 Aprile 2011
 
   
  CAVE E TARIFFE IN PUGLIA: RAGGIUNTO ACCORDO CON LE PARTI SOCIALI

 
   
  Bari, 27 Aprile 2011- Sì ad una tariffazione sull’attività estrattiva, purché il suo incremento sia graduale. È questo l’accordo raggiunto tra Regione Puglia, sindacati, associazioni di categoria, Anci, Upi, associazioni ambientaliste e Distretto Produttivo Lapideo Pugliese che si sono incontrati oggi per un tavolo di concertazione sulla delibera di Giunta che introdurrà in Puglia l’applicazione della tariffa per l’attività estrattiva di pietre, marmi, argille, sabbie e gessi. Le associazioni hanno così condiviso la proposta della vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone. Si comincerà dunque con una tariffazione fondata sul parametro della superficie delle cave per poi arrivare gradualmente all’applicazione di tariffe sulla base dei metri cubi dei materiali estratti. Nella stessa delibera è previsto l’insediamento di un tavolo tecnico che scriverà la proposta di tariffazione e di ripartizione tra Regione, Province e Comuni. “Abbiamo diversi obiettivi da perseguire”, ha spiegato la vicepresidente e assessore allo sviluppo economico Loredana Capone. “Introdurre le tariffe che abbiamo previsto, dopo 35 anni, con l’articolo 22 della legge regionale 19 del 2010, tutelare il paesaggio e salvare un distretto che è il secondo in Italia dopo quello toscano ma che oggi è piegato da una crisi devastante. Se guardiamo i dati delle esportazioni – ha puntualizzato - vediamo che di fronte ad una crescita di quasi tutti i settori produttivi quello dei prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere appare in riduzione del 6,7%. Addirittura, entrando più nello specifico, le esportazioni di pietra, sabbia e argilla si sono ridotte del 7,1%. Centinaia di imprese negli ultimi anni hanno chiuso i battenti. Per questo, nello scenario nel quale stiamo vivendo, l’applicazione di tariffe alte costringerebbe gli imprenditori a chiudere l’attività ed a licenziare i dipendenti. Non possiamo permettere che ciò avvenga, ecco perché il criterio individuato oggi con gli attori coinvolti ci sembra il più consono a salvaguardare gli interessi di tutti. Tra l’altro, una tariffazione in base alla superficie permette un minore impatto sul territorio rispetto alla tariffa legata al materiale estratto, in quanto si stimolano gli imprenditori ad utilizzare la minore quantità di superficie possibile”. Le associazioni ambientaliste, a cominciare da Legambiente e Italia Nostra, hanno appoggiato il criterio della gradualità fino ad arrivare ad una tariffa massima. Legambiente, in particolare, ha sottolineato la necessità di una maggiore incisività dei temi legati all’attività estrattiva anche sotto il profilo culturale attraverso nuovi musei dedicati alle cave e soprattutto con la formazione degli operatori dell’estrazione all’interno degli istituti tecnici anche per creare una cultura del ripristino ambientale. “L’apprendistato professionalizzante può aiutare l’occupazione nel settore”, ha detto la vicepresidente Capone. Un concetto sottolineato anche dal Presidente del Distretto Produttivo Lapideo Pugliese Marco Ielli che ha lanciato il progetto già concordato con l’Università di Bari di un master sulle georisorse finalizzato anche a prevenire i danni ambientali generati dalle cave. Per ripianare quelli già fatti, una proposta condivisa oltre che dalle associazioni ambientaliste anche da Assocave è stata quella di utilizzare parte dei fondi raccolti con le tariffe proprio a questo scopo. L’anci da parte sua ha sottolineato la necessità di non mettere le imprese nella condizione di abbandonare gli investimenti ed ha auspicato che i proventi delle tariffe possono essere utilizzate dalla Regione per favorire gli investimenti nel settore. Per l’Upi è fondamentale una opportuna tariffazione con una ripartizione delle cifre che coinvolga anche le Province, le quali però – ha precisato la vicepresidente – devono incrementare i controlli. Secondo Confindustria il meccanismo di tariffazione non può essere né uguale in tutta Italia, per via della differenza tra i territori, né applicato al metro cubo perché i metri cubi di scavato non corrispondono con i metri cubi di prodotto.  
   
 

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