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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 04 Maggio 2011 |
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UE, LIBERTÀ DI MOVIMENTO: GERMANIA E AUSTRIA APRONO IL MERCATO DEL LAVORO AI NUOVI STATI MEMBRI
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Bruxelles, 4 maggio 2011 - Niente tsunami, alluvioni o inondazioni!Germania e Austria, che il 1 maggio hanno finalmente aperto le loro frontiere ai lavoratori provenienti da 8 nuovi Stati membri, non si aspettano massicci flussi migratori. Secondo i deputati l´apertura del mercato del lavoro aiuterà, invece, a colmare la domanda in alcuni settori e a far fronte alla carenza di lavoratori qualificati. "I vecchi Stati membri non hanno più paura della forza lavoro proveniente dai nuovi" ha dichiarato il deputato polacco di centro-destra Boguslaw Sonik. "Avremmo dovuto aprire il mercato del lavoro ancora prima" si è rammaricata la democratica tedesca Nadja Hirsch. La Commissione europea assicura che "non c´è da aspettarsi una massiccia ondata migratoria diretta in Austria e Germania". La situazione attuale - Regno Unito, Irlanda e Svezia sono stati i primi paesi ad aprire il mercato interno del lavoro ai nuovi Stati membri, già dal primo giorno dell´allargamento Ue nel 2004. Gli altri paesi hanno aperto progressivamente le frontiere, mentre Austria e Germania, sfruttando a pieno il periodo di transizione di 7 anni, sono gli ultimi a farlo. Dei 10 paesi entrati a far parte dell´Unione nel 2004, solo Malta e Cipro non hanno subito restrizioni da parte di nessuno Stato dell´Europa a 15, mentre alcune limitazioni sono ancora previste per Romania e Bulgaria (che hanno aderito all´Ue nel 2007); 15 paesi hanno attualmente eliminato tali misure e il 31 dicembre 2013 sarà l´ultima data utile per tutti gli altri. Cosa ne pensano i deputati... Abbiamo raccolto l´opinione di alcuni parlamentari provenienti da paesi e schieramenti politici diversi, riguardo alla storica abolizione delle barriere lavorative di Germania e Austria. Ecco cosa ci hanno detto. L´europarlamentare polacco Bogusław Sonik (Ppe) parla della "fine di un´era" e di un "importante simbolo politico". "Finalmente i nuovi Stati membri sono messi alla pari dei vecchi" ha dichiarato. Secondo Sonik, anche se alcuni Stati hanno temuto a lungo l´apertura delle frontiere del lavoro, l´Ue ne ha sicuramente beneficiato. "I lavoratori specializzati polacchi hanno colmato la domanda in molti settori come l´agricoltura, l´assistenza sanitaria, l´informatica" ha spiegato. "E sono tornati in Polonia con una nuova attitudine verso il lavoro, e con un´esperienza che ha fatto la differenza anche nel mercato interno" ha aggiunto. Concludendo, il deputato ha sottolineato che tuttavia in Polonia, a causa della crisi economica, si sta attualmente sviluppando "una carenza di lavoratori qualificati in alcuni settori" e c´è forse bisogno "di ripensare il sistema dell´istruzione". La tedesca democratica Nadja Hirsch vede l´apertura delle frontiere del lavoro ai nuovi 8 Stati membri come "una grande opportunità" per la Germania che "soffre di una carenza di manodopera qualificata". Secondo uno studio dell´Agenzia federale tedesca per l´impiego citato dalla Hirsh, infatti, entro il 2025 la popolazione attiva in Germania diminuirà di 6 milioni e mezzo, assestandosi su circa 38 milioni. "Questa carenza non può essere compensata solo da un sistema di istruzione o formazione migliore, e neppure dalla maggiore integrazione delle donne e dal prolungamento dell´età lavorativa" ha spiegato. "Abbiamo bisogno della forza lavoro proveniente da altri paesi e avremmo dovuto aprire le frontiere ancora prima" ha concluso. Dal canto suo la deputata rumena socialista Corina Cretu, rappresentante di un paese che, insieme alla Bulgaria, dovrà ancora aspettare due anni per l´apertura completa delle frontiere del lavoro, ha messo in luce come " il mantenimento delle barriere impedisca all´Europa di sfruttare a pieno il potenziale della forza lavoro, rallentando così la ripresa dalla crisi economica". Ha sottolineato poi l´ingiustizia dell´essere ancora oggetto di restrizioni a 4 anni dall´adesione e ha concluso ammonendo sulla paura ingiustificata dell´immigrazione rumena: "il potenziale afflusso di manodopera verso gli Stati che hanno ancora restrizioni è sopravvalutato, visto che 2 milioni di rumeni lavorano già nei paesi europei che hanno abbandonato le pratiche discriminatorie ... E 100.000 sono già impiegati in Germania". |
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