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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Dicembre 2006
 
   
  SU DOMUS I LAVORI DEGLI STUDENTI APPENA DIPLOMATI PRESENTATI AL DESIGN ACADEMY EINDHOVEN GRADUATION SHOW 2006

 
   
  Milano, 11 dicembre 2006 - 1/ La storia estrema di Herman Wallace: dalle mura della prigione di Angola rimbalza alle pagine di domus Herman Wallace è stato recluso in confinamento individuale nell’Angola State Penitentiary della Louisiana (Usa) per 34 anni. Il confinamento individuale ad Angola consiste in 23 ore quotidiane trascorse in una cella di due metri per tre. Wallace, membro attivo delle Black Panthers - storica organizzazione rivoluzionaria dei neri degli Stati Uniti d´America - è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di una guardia carceraria. Dopo aver proclamato la propria innocenza per 34 anni, la sentenza è ora in corso di revisione. Attraverso oltre 300 lettere, svariate telefonate e visite in prigione l’artista e attivista Jackie Sumell ha dato voce e corpo all’immaginazione di Herman Wallace. Wallace ha immaginato la sua casa ideale: “È la mia strada verso la libertà (…); non è solo un edificio emerso da qualche anfratto buio della mia mente, ma è nata dagli anni di oppressione che ho sopportato. Tutti gli elementi che la compongono sono realizzati per proteggerci dagli attacchi del passato”. La casa ideale di Wallace ha ´una piscina con il fondo color verde chiaro (…) un garage (…) un grande albero nel cortile dietro alla casa (…) la cucina (…) tre camere da letto (…) una sala riunioni molto spaziosa con appesi alle pareti i ritratti di tutti i prigionieri politici e di guerra (…) due bagni (…) un’ampia sala da pranzo (…) una casa per gli ospiti dove alloggiare gli attivisti in esilio. Le stanze si apriranno con pareti scorrevoli per accogliere anche le persone che soffrono di claustrofobia. ´ E ´un bunker sotterraneo´. Il risultato di questa lunga corrispondenza è diventato nel giugno scorso una mostra presso l’Akademie Schloss Solitude di Stoccarda, in Germania. Jackie ha costruito un modello in legno 50:1 e un modello Cad della casa proiettato su un video e accompagnato da un commento audio letto da Robert King, ex Black Panther condannato a 35 anni di carcere per una rapina in cui non era coinvolto. A fare da contraltare a questa casa virtuale c’è un modello in legno a scala reale della cella di Herman. Attualmente Herman e Jackie sperano di trovare un terreno in donazione o uno studio di architettura con patrocinio gratuito per costruire la casa. 2/ Deyan Sudjic racconta ilMaggie´s Centre di Kinkaldy di Zaha Hadid I Maggie´s Centre nascono dall’esperienza di Maggie Keswick Jencks, un´architetto del paesaggio a cui nel 1988 fu diagnosticato un cancro. Maggie rifiutò, sebbene molto malata, di separarsi dall’ambiente nel quale si riconosceva per trasformarsi semplicemente in ‘paziente’ e decise che doveva intervenire, progettando spazi a misura d’uomo per i principali centri di cura dei tumori, dove si mettessero in pratica i valori umani della società civile. Con l’aiuto della sua famiglia e di suo marito, Charles Jencks, Maggie fece in modo che il progetto di ciascun centro fosse affidato ad architetti celebri: Frank Gehry, suo amico personale, ha firmato quello di Dundee; Richard Rogers ne sta progettando uno a Londra, Daniel Libeskind a Cambridge; l’ultimo della serie è quello di Zaha Hadid. Al centro dello spazio, Hadid ha posizionato la cucina e il camino, una dichiarazione d’intenti molto esplicita, un segnale rassicurante che comunica familiarità e aria di casa. Anche la scelta planimetrica è stata ben studiata: lo spazio interno è protetto da una barriera in forma di lama che lo isola dal fastidioso ronzio del traffico e che lo ripara dalla vista intrusiva del parcheggio principale dell’ospedale. Le grandi finestre guardano su un bosco scosceso sul quale si affaccia anche un ampio balcone terrazzato. Tutta la struttura è avvolta da una pelle di cemento scuro e, al tempo stesso, brillante, spruzzato con schegge di vetro che catturano la luce e creano un contrasto suggestivo con gli interni declinati in bianco neve. 3/ Gli innovativi lavori degli studenti presentati al Design Academy Eindhoven graduation show 2006 domus pubblica sul numero di dicembre della rivista i lavori degli studenti presentati al Design Academy Eindhoven graduation show 2006. Il lavoro di Wendy Plomp, Message in a box, si basa sull´utilizzo del cartone. Lotty Lindeman con Breaking Bounderies si spinge oltre agli stretti confini della struttura architettonica, disegnando una porta/piano mobile che va oltre la pura funzione di aprire o dividere lo spazio. Sebastian Brajkovic propone Lathe chairs, effetti grafici contemporanei ricamati su sedile e schienale di sedie di forma classica, che sembrano ruotare, allungarsi o aprirsi come un ventaglio. Il punto di partenza del lavoro di Wouter Haarsma, Crop Coffee, è che sebbene il caffè sia il secondo bene di consumo al mondo, i coltivatori vivono in media con cinquanta centesimi al giorno. Si tratta quindi di rivoluzionare il collegamento tra coltivatore e consumatore finale attraverso una struttura di vendita diretta tramite Internet. La porta di feltro presentata da Norihiko Terayama rappresenta il caso di una porta, una parete e un pavimento in un tutt’uno integrato. Rick Claassen con Local Material ha sviluppato una ricerca per realizzare prodotti semi-lavorati riciclando bottiglie di Pet. La lampada Sleeping beauty progettata da Nadine Sterk cresce come una creatura vivente, non appena è accesa, comincia lentamente a crescere tessendo il suo stesso paralume alla velocità di tre giri all’ora. Botijo fridge è il frigorifero ecologico progettato da Hester van Dijk che sfrutta il fenomeno naturale di evaporazione dell’acqua come principio di raffreddamento, ispirandosi ad un oggetto tradizionale basato sullo stesso principio come il Botjio, un vaso di terracotta usato nei paesi spagnoli per conservare i cibi. .  
   
 

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