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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Maggio 2011
 
   
  IMMIGRATI: UNA RISORSA STRANIERI OLTRE QUOTA 55MILA NEL PARMENSE, IL 12,5% DELLA POPOLAZIONE COMPLESSIVA. IN CHIAVE OCCUPAZIONALE COMPONENTE STRANIERA PARTICOLARMENTE DINAMICA NELL’ATTUALE FASE DI RIPRESA.

 
   
  Parma, 5 maggio 2011 – Oltre 55mila. Per la precisione, 55.069. Sono gli stranieri residenti in provincia di Parma al 1° gennaio 2011: il 12,5% della popolazione complessiva, con un aumento del 9,8% in un anno (4.922 persone in più). Se si pensa che al primo gennaio 2001 gli stranieri rappresentavano appena il 3,7% dell’intera popolazione provinciale ci si rende conto del balzo enorme compiuto in questi anni dagli immigrati. Un balzo non destinato ad esaurirsi: gettando infatti uno sguardo sul prossimo decennio, le previsioni demografiche realizzate dalla Regione Emilia-romagna ci dicono che nel 2021 saranno presenti sul territorio parmense quasi 90.000 stranieri, che rappresenteranno più del 18% della popolazione totale residente. Crescono gli stranieri e crescono le donne straniere, che per il terzo anno superano la componente maschile con un significativo 51,4%. E cambia il podio delle cittadinanze: per la prima volta infatti al primo posto si trovano i moldavi, che hanno soffiato il primato agli albanesi. Albanesi secondi seguiti dai rumeni, e le tre cittadinanze insieme rappresentano da sole il 34,4% di tutta la popolazione straniera. Nel mercato del lavoro, al 30 settembre 2010, la ripresa in atto ha fatto registrare una discreta dinamicità della componente straniera. Basti pensare che gli avviamenti al lavoro riferiti ai lavoratori stranieri, nel terzo trimestre 2010, sono cresciuti tendenzialmente del 38,6% e congiunturalmente del 9,1%, contro una variazione tendenziale, riferita al complesso dei lavoratori italiani e stranieri, del 21,4%, e congiunturale del 4,1%. Questa dinamicità ha fatto sì che da ottobre 2009 a settembre 2010 si siano creati in provincia di Parma 1.409 posti di lavoro alle dipendenze per i lavoratori stranieri, proprio nei settori che stanno trainando la ripresa a livello locale localmente. A questo si aggiunge per gli stranieri un tasso di disoccupazione nettamente inferiore al livello medio nazionale. Situazione demografica e situazione occupazionale: questi i due ambiti da cui si è partiti per confrontarsi sull’immigrazione in provincia di Parma. In un convegno organizzato dalla Provincia nella Sala conferenze Ato si è provato a fare il punto della situazione sull’oggi guardando anche al futuro più o meno vicino: è stato un pomeriggio d’analisi e di confronto che partendo dai dati (in particolare appunto da quelli relativi a demografia e occupazione, illustrati rispettivamente da Gian Marco Baroni dell’Ufficio statistica della Provincia e da Monica Pellinghelli dell’Osservatorio sul mercato del lavoro) ha avviato una riflessione sull’integrazione e sull’accoglienza a Parma e nel Parmense. “Quelli che abbiamo di fronte sono numeri importanti che ci danno spunti per il nostro lavoro – ha detto in apertura l’assessore provinciale alle Politiche sociali Marcella Saccani -. Abbiamo numeri straordinari e credo anche un clima straordinario, perché questo tutto sommato è un territorio che dell’accoglienza ha fatto uno dei suoi tratti di distinzione, in senso positivo più che negativo”. E proprio alle “luci e ombre” dell’immigrazione è stata dedicata la tavola rotonda che ha seguito la presentazione dei dati, moderata dal giornalista Gabriele Balestrazzi: un confronto a più voci che ha voluto mettere a fuoco il fenomeno dell’immigrazione da diversi punti di vista. Dal significativo contributo degli straneri a livello fiscale e pensionistico, cui ha fatto riferimento Andrea Stuppini, responsabile del Servizio Politiche per l’accoglienza e l’integrazione sociale della Regione Emilia Romagna (“Questi lavoratori danno un contributo non trascurabile alla economia e alla finanza italiana. Per quanto riguarda la provincia di Parma pagano 89 milioni di euro di contributi previdenziali, cioè il 5% delle pensioni degli anziani”), al profilo economico della questione della immigrazione, su cui si è soffermato Franco Mosconi, docente di Economia industriale all’Università di Parma (“Sospendere Schengen? Se sospenderemo anche Schengen limiteremo quel poco di mobilità che c’è a livello di mercato del lavoro. Una mobilità che vede gli stranieri protagonisti assoluti”), dagli aspetti più strettamente socio-culturali, trattati da Tiziana Mancini, docente di Psicologia Sociale all’Università di Parma, alle testimonianze dirette: quella di Cristina Bazzini, presidente del gruppo cooperativo Colser – Auroradomus, un gruppo nel quale una buona percentuale di lavoratori è immigrata (“Nel Parmense su 2.300 persone 35% sono stranieri. Non è che, come a volte si sente dire, gli stranieri rubino il lavoro agli italiani: per noi il problema è che se non li abbiamo rinunciamo a fare il nostro mestiere”), e quella di Oscar Mbengue Ousseynou, imprenditore, presidente della Comunità senegalese di Parma e membro della Consulta regionale per l’integrazione: “Sono arrivato a Parma 19 anni fa e sono sempre rimasto qui. Ho fatto a lungo l’operaio, poi sono entrato nel settore dei salumifici e ho messo in piedi un’azienda che si occupa di tutta la filiera, dalla macellazione al prodotto finito e confezionato. L’integrazione? Per me l’integrazione c’è: prima non sarebbe forse stato facile fare un’impresa, oggi noi l’abbiamo fatto. Paghiamo le tasse, abbiamo orari flessibili, siamo disponibili a lavorare, e a fare lavori anche pesanti”, ha detto, aggiungendo poi: “Guardando ai numeri, però, non posso non fare una considerazione. Non ha senso che un ragazzo di diciott’anni nato qui debba chiedere la cittadinanza e non avere certezza che gli sia assegnata. Un ragazzo nato qui si sente italiano e deve esserlo a tutti gli effetti. Questa è una battaglia importante, per cui è necessario spendersi a tutti i livelli”.  
   
 

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