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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Dicembre 2006
 
   
  SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO SAN BABILA MASSIMO LOPEZ NEL RUOLO DI WILLIAM SHAKESPEARE E DI PADRE LORENZO IN OH ROMEO

 
   
   Milano, 11 dicembre 2006 - Ephraim Kishon, grande drammaturgo, giornalista, umorista e Premio Nobel per la Letteratura, ha rivisitato il testo shakespeariano creando una straordinaria farsa della storia d’amore di tra la candida Giulietta e il bel Romeo. Nel suo testo, infatti, Giulietta si sveglia prima del previsto e impedisce a Romeo di suicidarsi. Quindi i due innamorati hanno finalmente modo di ottenere quello che il pubblico di tutto il mondo, in fondo, gli ha sempre augurato: una straordinaria storia d’amore, e anche una vita normale. Diventano però una coppia come le altre, con i problemi di vita quotidiana, la convivenza, la figlia che cresce anche un po’ impertinente. E’ così che, dall’al di là, interviene Lopez-shakespeare, assolutamente determinato a ricondurre il proprio capolavoro alla versione originale: la più grande, bella e triste storia d’amore di tutti i tempi non può finire con un battibecco. Insomma, Giulietta e Romeo, questa volta, devono davvero morire, o, almeno, mettersi in riga. Ma il povero Shakespeare, per giunta corteggiato dalla figlia degli amanti, non riuscirà a riportare la sua opera agli antichi lumi: Giulietta e Romeo ancora una volta non moriranno, si faranno beffe di lui fingendo di avvelenarsi, ma solo per togliersi dalle scatole l’ingombrante drammaturgo. Non lacrime quindi, ma grandi risate. Note Di Regia di Giorgio Lopez “Poiché non vi fu mai storia più triste di quella di Giulietta e del suo Romeo”. Così Shakespeare conclude la sua Opera, ma non è così in quest’intreccio incredibile, irresistibilmente comico e paradossale, che scaturisce dalla mente di Ephraim Kishon. Il testo è infatti una comica e paradossale “rivisitazione” delle note vicende di Romeo e Giulietta. La vera tragedia, in questa commedia, è caratterizzata dalla loro permanenza in vita ed il loro matrimonio. Tutto assurge al paradosso ed al grottesco e quindi trascina inevitabilmente lo spettatore alla risata, una risata forse dissacrante se si pensa all’armoniosa e soave poesia che ha sempre permeato questa storia d’amore. Ma di questi tempi tale dissacrazione si rivela estremamente d’attualità in un mondo di single, disperati, soli, disturbati e nevrotici umanoidi alla ricerca di una serenità ed un equilibrio che evidentemente non appartengono a questo mondo. Ma vediamo in sintesi questa vicenda paradossale. Romeo, disperato, sulla tomba di Giulietta assiste incredulo al suo anticipato ed inaspettato risveglio e per questo fortuito caso non beve il veleno e rimane in vita. Lo spettacolo ha inizio rappresentando un quadro familiare composto da Romeo e Giuletta sposati, trent’anni dopo lo “scampato suicidio” dimorati a Verona. Qui ha inizio la loro vera tragedia e la tragedia dell’autore William Shakespeare che decide di intervenire personalmente per ricondurre la propria Opera nei giusti canoni della tragedia classica, così come lui l’aveva originariamente pensata e scritta. Ma tutto ciò è quasi impossibile. Romeo e Giulietta sposati, vivono in ristrettezze economiche, litigano quotidianamente per cretinate, lei pretende da lui, che si rimpinza solo di carote e cipolle, un po’ d’amor proprio e soprattutto un aiuto in casa tramite l’assunzione di una donna ad ore che le allevi un po’ le fatiche domestiche. Romeo che da tempo fa il maestro di tango Argentino, non ne può più di Giulietta e di Lucrezia Benvolia, figlia di Giulietta (figliastra di Romeo) un’adolescente ribelle che avendo un rapporto conflittuale con i genitori, pensa solo di fuggire di casa. La nutrice è una vecchia sorda napoletana che denuncia la civetteria di Giulietta che è sempre andata alla ricerca di facili avventure con chiunque, frati compresi. Frate Lorenzo che li ha sposati è affetto da demenza senile e non ricorda nemmeno i loro nomi e li confonde con quelli di personaggi di altre tragedie Shakespeariane. E infine Shakespeare, avvilito per la piega mediocre che ha preso la sua Opera, interviene e irrompe nella scena per rimettere in riga i due propinandogli i suoi versi immortali, ma non ottenendo alcun risultato. L’importante però è salvaguardare l’eternità e la paternità della sua tragedia. Ma con tutti i suoi goffi tentativi non vi riesce anche perché nel frattempo s’innamora perdutamente di Lucrezia che gli propone di fuggire. Questo straordinario intreccio si chiude con il tentativo da parte dello stesso Shakespeare di convincere Romeo ad avvelenare Giulietta per accaparrarsi l’intera eredità della famiglia Capuleti e viceversa di convincere Giuletta ad avvelenare Romeo per proteggere il suo patrimonio dalle insidie del suo “avido” coniuge. Risulterà vano anche questo tentativo di avvelenamento. Romeo e Giulietta infatti fingono di avvelenarsi, ma uscito di scena Shakespeare, convinto di aver così ricondotto la sua opera alla stesura originale, riprendono la vita di tutti i giorni, nella squallida routine che incomberà ancora sovrana sui due amanti più famosi della storia della Letteratura. .  
   
 

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