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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Maggio 2011
 
   
  LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE L’ATTUAZIONE DELLE PIÙ RECENTI DISPOSIZIONI SUI REQUISITI PATRIMONIALI DELLE BANCHE

 
   
   Bruxelles, 23 maggio 2011 - La Commissione europea ha invitato Grecia, Italia, Polonia, Portogallo, Slovenia e Spagna a notificare, entro due mesi, le misure di attuazione delle importanti disposizioni sull’adeguatezza patrimoniale e sulle politiche remunerative degli istituti finanziari previste dalla terza direttiva sui requisiti patrimoniali delle banche, nota anche come Crd Iii (2010/76/Ue). Il termine ultimo per l’attuazione delle disposizioni era il 1ogennaio 2011. La Commissione ha inoltre sollecitato Belgio, Lussemburgo, Slovacchia e Svezia ad attuare le norme ancora in sospeso. La Crd Iii mira a garantire solidità finanziaria a banche e imprese di investimento e ad evitare l’assunzione di rischi eccessiva e imprudente in ambito bancario, favorita da prassi remunerative mal concepite che hanno portato al fallimento di singoli istituti e a ripercussioni sociali generalizzate. Per affrontare seriamente il fenomeno è necessario che la direttiva sia recepita puntualmente e integralmente. Le richieste della Commissione agli Stati membri interessati sono trasmesse sotto forma di “pareri motivati”. La Commissione si riserva di deferire alla Corte di giustizia gli Stati membri che entro i prossimi due mesi non notificheranno le necessarie misure di attuazione. Qual è l’obiettivo della normativa Ue in questione? La direttiva in oggetto modifica le direttive sui requisiti patrimoniali (2006/48/Ce e 2006/49/Ce), volte a garantire la solidità finanziaria di banche e imprese di investimento. Insieme tali direttive stabiliscono di quanti fondi propri debbano disporre le banche e le imprese di investimento per coprire i loro rischi e proteggere i loro depositanti. Questo quadro giuridico deve essere regolarmente aggiornato e perfezionato per soddisfare le esigenze del sistema finanziario nel suo insieme. Le principali modifiche introdotte dalla direttiva sono le seguenti. Politiche e prassi remunerative delle banche - La direttiva contrasta l’effetto perverso degli incentivi retributivi, richiedendo a banche e imprese di investimento di applicare rigide politiche di remunerazione che non incoraggino o ricompensino un’eccessiva esposizione al rischio. Le autorità di vigilanza bancaria hanno facoltà di sanzionare le banche che adottano politiche remunerative non in linea con i nuovi requisiti. Tuttavia la direttiva non introduce tetti a stipendi e bonus. Requisiti patrimoniali per le ricartolarizzazioni - Le ricartolarizzazioni sono prodotti finanziari strutturati che hanno condizionato l’evoluzione della recente crisi finanziaria. In determinate circostanze le banche che detengono tali prodotti sono potenzialmente esposte a perdite significative. La direttiva impone requisiti patrimoniali più severi per le ricartolarizzazioni, al fine di garantire che le banche tengano debitamente conto dei rischi correlati all’investimento in prodotti finanziari così complessi. Informativa sull’esposizione alle cartolarizzazioni - La fiducia dei mercati è subordinata a un’adeguata informativa sul livello di esposizione al rischio delle banche. Le nuove norme rendono più rigorosi gli obblighi di informativa al fine di aumentare la fiducia dei mercati necessaria per incoraggiare le banche a ricorrere nuovamente ai prestiti interbancari. Requisiti patrimoniali per il portafoglio di negoziazione - Un portafoglio di negoziazione è costituito dall’insieme degli strumenti finanziari detenuti da una banca allo scopo di essere rivenduti nel breve termine o a copertura di altri strumenti del portafoglio. La direttiva cambia l’approccio delle banche nella valutazione del rischio connesso ai portafogli di negoziazione per garantire che questi ultimi rispecchino pienamente le potenziali perdite dovute a movimenti di mercato sfavorevoli nel quadro di condizioni di stress come quelle vissute di recente. Non per tutte le norme è prevista l’attuazione entro il 1o gennaio 2011. Infatti, la direttiva 2010/76/Ue prevede due fasi di attuazione. La prima, che riguarda le remunerazioni e una serie di altre disposizioni volte ad ampliare requisiti patrimoniali minimi già esistenti, doveva essere attuata entro il 1° gennaio 2011. Le restanti disposizioni vanno recepite entro il 31 dicembre 2011. Com’è possibile che uno Stato membro non rispetti queste norme? La maggior parte degli Stati membri ha pienamente rispettato la direttiva. Dieci Stati membri, ovvero Belgio, Grecia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Slovacchia e Svezia devono ancora attuare, parzialmente o interamente, le sue disposizioni. In Grecia, Italia, Polonia, Portogallo, Slovenia e Spagna la direttiva non è stata recepita nemmeno in parte. In quattro Stati membri sono ancora necessari interventi legislativi aggiuntivi o secondari al fine di attuare diverse disposizioni, legate prevalentemente ai requisiti patrimoniali minimi preesistenti (Belgio, Lussemburgo, Svezia e Slovacchia) e alle disposizioni sulla remunerazione (Slovacchia). In che modo ciò si ripercuote su cittadini e imprese dell’Ue? La direttiva è stata concepita nell’intento di garantire solidità finanziaria a banche e imprese di investimento e ridurre un’assunzione di rischio eccessiva che potrebbe essere incoraggiata da prassi remunerative mal impostate. L’attuale crisi finanziaria dimostra quanto sia importante sensibilizzare i cittadini, le imprese e l’intera società su questi due elementi. Se non opteremo per un’unica normativa condivisa all’interno dell’Ue, lasceremo spazio a pericolose lacune normative.  
   
 

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