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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Maggio 2011
 
   
  AMBIENTE: LA COMMISSIONE ESORTA L’ITALIA A CONFORMARSI ALLA NORMATIVA UE SUL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE URBANE

 
   
  Bruxelles, 23 maggio 2011 - La Commissione europea chiede all’Italia di assicurare che le acque reflue prodotte dagli agglomerati con più di 10 000 abitanti e scaricate in aree sensibili siano adeguatamente trattate. La mancanza di idonei sistemi di raccolta e trattamento, che avrebbero dovuto essere istituiti già dal 1998, comporta rischi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino. A causa della lentezza dei progressi compiuti dall’Italia in questo ambito la Commissione, su raccomandazione del Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik, ha inviato un parere motivato. Se l’Italia non adempirà entro due mesi, la Commissione può adire la Corte di giustizia dell’Ue. Secondo quanto previsto dalla normativa Ue in materia di trattamento delle acque reflue urbane, gli agglomerati con oltre 10 000 abitanti dovevano dotarsi, a partire dal 1998, di sistemi per la raccolta e il trattamento delle acque reflue. Gli Stati membri sono tenuti inoltre a garantire che le acque che entrano nei sistemi di raccolta subiscano un trattamento “secondario” volto a rimuovere le sostanze inquinanti prima che siano scaricate nel mare o in acqua dolce. Gli impianti di trattamento devono inoltre essere in grado di fare fronte alle variazioni stagionali di carico delle acque reflue. Tuttavia in Italia almeno 143 città disseminate sul territorio del paese non sono ancora collegate ad un impianto fognario adeguato, sono prive di impianti per il trattamento secondario e/o non hanno la capacità di gestire le variazioni di carico delle acque reflue. L’italia ha compiuto dei progressi ma, nonostante gli avvertimenti precedenti, 13 anni dopo il termine fissato non ha ancora rispettato quanto prescritto. La Commissione ha pertanto deciso di emettere un parere motivato. L’italia ha due mesi per mettersi in regola. Se non adotterà i provvedimenti necessari, potrà essere deferita alla Corte di giustizia dell’Ue. Questo caso è complementare a un altro, sempre riguardante l’Italia, relativo alle città di dimensioni maggiori (con oltre 15 000 abitanti) che non scaricano in aree sensibili: queste erano tenute a conformarsi alla normativa sul trattamento delle acque reflue urbane entro il 2000. Per questo caso la Commissione ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue a maggio 2010 (Ip/10/528). Inoltre, sono attualmente in corso indagini per valutare la situazione negli agglomerati di dimensioni inferiori, per i quali il termine per conformarsi scadeva nel 2005.Trattamento delle acque reflue urbane - Secondo quanto previsto dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, gli Stati membri sono tenuti ad assicurarsi che gli agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) raccolgano e trattino in modo adeguato le proprie acque reflue urbane. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus dannosi e rappresentano pertanto un rischio per la salute pubblica. Esse contengono tra l’altro nutrienti come l’azoto e il fosforo che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione.  
   
 

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