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Notiziario Marketpress di
Martedì 07 Giugno 2011 |
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L’UNITÀ D’ITALIA ATTRAVERSO I SAPORI DEL MARE. CHEFS DA TUTTA ITALIA A SIERRA SILVANA PER IL “FESTIVAL DELLA CUCINA ITALIANA CON LA COZZA TARANTINA”.
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Nell’atmosfera ‘Belle époque’ del padiglione delle feste del Grand Hotel Sierra Silvana a Selva di Fasano (Brindisi) si è svolta la finale della Ix edizione itinerante del “Festival della cucina italiana con la cozza tarantina”. Quando il cav. Cosimo Lardiello, presidente e deus ex machina del Centro di Cultura Renoir immaginò e creò una manifestazione per questo mitilo - presente in molte zone del nostro Paese ma che assume aspetto e caratteristiche particolari a Taranto (per l’influenza dei “citri d’acqua dolce” numerosissimi nel Mare Piccolo ove è collocato in maggior parte l’allevamento delle cozze), molti pensarono che l’iniziativa non avrebbe raggiunto la seconda edizione. Altri non percepirono la diversità del progetto immaginando una delle mille sagre con cui spesso si identifica la promozione di un prodotto tipico. Lardiello, nell’indifferenza se non nell’ostilità di molti a livello sia locale sia regionale, credendo fermamente nella sua intuizione, pur tra mille difficoltà economiche, perseverò e lo scorso 30 maggio, al termine di una magica serata, ha potuto festeggiare il successo della nona edizione. Il Festival, infatti, divenuto itinerante già alla seconda edizione, si è articolato in eliminatorie e semifinali svolte in differenti regioni e ha coinvolto ogni volta un’ottantina tra i migliori chefs di ciascuna area. In quella appena conclusasi le regioni sono state rispettivamente Veneto, Abruzzo, Puglia, Molise, Campania, ed ha interessato diverse centinaia fra giurati e invitati che hanno potuto apprezzare le qualità e il particolare sapore di questo mitilo citato in un film di Totò come “l’ostrica di Taranto”. Nella finalissima, che si è avvalsa delle splendide strutture e della professionalità e cortesia del personale del complesso Sierra Silvana, brillantemente e signorilmente condotto dal direttore Giuseppe Nigri, alla presenza di un folto pubblico di invitati, giornalisti, autorità e rappresentanti delle categorie economiche, si sono misurate l’arte culinaria, la creatività e la capacità di abbinare ingredienti vari alla cozza tarantina dei dodici chefs concorrenti (Karen Boscolo di Chioggia (Venezia), Renata Cenci di Selvazzano Dentro (Padova), Pino Marino di Pozzilli (Isernia), Ivan Berton di Padova, Emanuele Guariento di Torreglia (Padova), Cosimo Guarino di San Giorgio Jonico (Taranto), Luigi Moressa di San Pietro Viminario (Padova), Patrizia Girardi di Massafra (Taranto), Pierpaolo Carangelo di Leporano (Taranto), Alessio Lorigiola di Selvazzano Dentro (Padova), Salvatore D’angelo di Napoli, Nicola Altavilla di Taranto, coordinati dall’Executive Chef Adriano Cozzolino, giunti a tale fase creando armonie che esaltano la delicatezza del sapore del mitilo. Il giudizio globale sui dodici elaborati non può che essere ottimo per l’estetica dei piatti, per il sapore complessivo, per la valorizzazione della cozza. Gli chefs hanno lavorato cercando di realizzare piatti i cui sapori e profumi risvegliassero nel pubblico antiche e nuove sensazioni di appagamento, risultato ottenuto anche con gli abbinamenti più ‘azzardati’. Il compito della giuria è stato difficile meritando tutti gli elaborati la palma del vincitore e il verdetto finale accolto da un generale consenso. La coppa del vincitore è stata assegnata con 402 voti a Cosimo Guarino, chef del Ristorante “Four Season” di San Giorgio Jonico (Taranto) per la “Zucchina tonda farcita con gnocchetti di patate tricolore e cozze tarantine”. Alle piazze d’onore, rispettivamente con 395 voti e 379, si sono piazzati Patrizia Girardi, chef dell’Hotel Bizantino di Massafra (Taranto) per il piatto “Fuscellino di formaggio primo sale mantecato alle cozze, recchetelle con pomodorini gratin e cozze tarantine” e Karen Boscolo Meneguolo, chef Ristorante El Gato di Chioggia (Venezia) per “Pennette mantecate con cozze tarantine e castratura (particolari carciofi) dei nostri orti”, due elaborati molto interessanti per il gioco degli abbinamenti e la capacità di creare suggestioni. Pubblico e giuria tra una portata e l’altra sono stati allietati dalle splendide voci di Luciano Capurro (pronipote di quel Giovanni Capurro che scrisse “O sole mio”) e di altri artisti che hanno allietato la serata. Di notevole classe e stile la presentazione di Angelo Caputo, vice direttore di Studio 100 News, che ha brillantemente condotto la lunga serata. Caputo, tra un piatto e l’altro, ha coinvolto alcuni giornalisti presenti (Salvatore Catapano per le rubriche del Tg2 “Si Viaggiare” e “Eat Parade”, Giancarlo Pessina di “Sette Giorni” e “Turismo Stampa”, Francesco Persiani di Telenorba, Gianluca Coviello per Tarantoggi, Carmela Latorre e Emanuele Maggi per Mediapuglia, e, tra gli altri, la Raffaello Speri (Presidente Nazionale A.m.i.r.a. – Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi), su vari temi relativi al Festival chiedendo opinioni e giudizi. Generale la positiva valutazione sull’iniziativa, sul ruolo che svolge nella promozione della cozza tarantina e sull’importanza della valorizzazione delle tipicità per lo sviluppo turistico ed economico di una località. È stato sottolineato che la partecipazione in queste ultime edizioni di tanti concorrenti di regioni diverse, anche lontane dalla Puglia, e la loro capacità di utilizzare al meglio la cozza tarantina è la concreta dimostrazione del successo in termini di marketing dell’intuizione avuta dal Presidente del Centro Renoir. Da sottolineare il servizio ai tavoli effettuato da nove allievi dell’Istituto Alberghiero Mediterraneo di Leporano (Taranto) senza alcuna caduta di stile e attenzione nella lunga e complessa serata. Meritato l’applauso loro tributato da parte di tutti i commensali. L’applauso e la gratitudine di tutti va anche a Luciano Carriero della “Carriero Mare S.r.l.” di Taranto che ha fornito la necessaria montagna di cozze tarantine. Occorre, infine, sottolineare che iniziative come il Festival andrebbero sostenute con grande vigore da parte delle Istituzioni poiché sviluppano e incrementano la diffusione e la produzione di prodotti di grande qualità con effetti positivi sull’occupazione e sul bilancio del comparto alimentare. Inoltre sviluppare la produzione nazionale significa limitare le importazioni da Paesi di cui, tra l’altro, non conosciamo e comunque non riusciremmo a controllare i processi produttivi e l’osservanza di tutte quelle norme igieniche e salutari cui devono attenersi i nostri produttori. Sembra privo di senso logico parlare di biologico e biodinamico, a volte anche in modo esasperato, e poi importare e distribuire tali prodotti |
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