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Notiziario Marketpress di
Martedì 07 Giugno 2011 |
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TRA PRESTITI PARTECIPATIVI, PRIVATE EQUITY E FONDI DI RIASSETTO
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Trento, 7 giugno 2011 - Le misure di sostegno alle imprese nella provincia di Trento sono state declinate in varie modalità: tramite prestiti partecipativi che hanno permesso l’abbattimento del mutuo fino al 15% dello stesso, misure di private equity ovvero attività finanziarie attraverso le quali un investitore istituzionale rileva quote di una società acquisendo azioni da terzi o emettendo di nuove apportando così nuovi capitali. Inoltre sono stati stabiliti dei fondi di riassetto finanziario per consentire alle aziende di spalmare i debiti a breve termine su un periodo più lungo. Di questo si è parlato,il 4 giugno, nella quarta conversazione de "La Tenda aperta" in piazza Duomo con Claudio Moser, dirigente Generale A.p.i.a..e (agenzia provinciale per gli incentivi alle imprese) , Elisabetta Sovilla, direttore ufficio del dipartimento industria, artigianato e miniere della Provincia autonoma di Trento, Mauro Casotto vicedirettore generale di Trentino Sviluppo e con Massimiliano Nobis, segretario generale Fim Cisl del Trentino. “E’ il capitale di rischio a determinare la forza dell’impresa – ha affermato Claudio Moser - dopo un periodo in cui si è spinto sul capitale a debito, con l’arrivo della crisi, le banche non hanno più sostenuto questo processo. Le aziende che contavano su risorse proprie in Trentino hanno saputo superare meglio la crisi. Il capitale di rischio è quindi una garanzia per chi dà il credito e per chi lo chiede per affrontare gli investimenti. Sono state presentate quest’anno richieste di capitalizzazione per 210 milioni di euro da imprese locali , a questi la Provincia di Trento metterà a disposizione altri 35 milioni di contributi sui mutui. Tuttavia negli incentivi provinciali sono stati contemplati anche dei vincoli economici e finanziari. In molte piccole imprese già ottenere nelle varie forme di prestito partcipativo il 15% di capitale di rischio è già una buon risultato, perché spesso hanno difficoltà ad accedere al credito.” Sul piano delle politiche comunitarie, Elisabetta Sovilla ha delineato come l’ Ue intende disciplinare il capitale di rischio, definendo i limiti per l’intervento pubblico che viene autorizzato solo in determinate condizioni dopo verificato l’esistenza del cattivo funzionamento del mercato. Il capitale di rischio è quello relativo allo start up delle piccole e medie imprese, spesso le più innovative, ma che non riescono ad accedere al credito perché il tipo di business è di difficile valutazione. Si cerca oggi a livello comunitario di regolare gli aiuti che vanno dati sul capitale ma in compresenza almeno del 50% di investitori privati. Spesso il capitale di rischio è anche solo un fondo immobiliare regolato pur sempre dalle norme Fse valide fino al 2013. Per il vicedirettore di Trentino Sviluppo, Mauro Casotto, il supporto finanziario alle imprese provinciali si declina in strumenti immobiliari, servizi per l’innovazione tecnologica e servizi di supporto finanziario, per seguire nello sviluppo di tutta la filiera dell’azienda. Esempi concreti sono il premio D2t: che prevede una somma di 50.000 euro all’idea più innovativa e il ‘seed money’ di 100.000 euro dopo la verifica della validità tecnica e finanziaria dell’idea. Metà delle nostre aziende - ha concluso Casotto - sono società di contesto volte a sviluppare un contesto territoriale come il turismo. Partecipazione in cui il privato mette più soldi del pubblico. La società è vincolata da criteri territoriali e abbiamo un controllo economico giuridico sulla gestione dell’azienda. Le nostre partecipazioni sono fatte a fronte di aziende improntate all’innovazione e in presenza di redditività notevole. Per Massimiliano Nobis della Cisl il capitale dato con il private equity richiederebbe un ritorno relativamente troppo breve da parte delle aziende. La posizione del sindacato sarebbe quindi molto netta in merito ai tempi in cui si richiede all’azienda di restituire il capitale prestato. “Quale la prospettiva a medio lungo periodo e anche come i nuovi capitali saranno coinvolti nella gestione del personale” è un interrogativo al quale è per Nobis indispensabile rispondere perché elemento di cambiamento che il sindacato deve tradurre ai lavoratori per capirne gli effetti concreti. |
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