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Notiziario Marketpress di Martedì 07 Giugno 2011
 
   
  NUOVE STRADE PER COMBATTERE LA POVERTA´ UN APPROCCIO PRAGMATICO METTE IN DISCUSSIONE STRUMENTI CONSOLIDATI

 
   
  Trento, 7 giugno 2011 - Esther Duflo, docente al Mit di Boston, economista innovativa con trascorsi anche nelle scienze storiche, il 4 giugno, ha affrontato il tema della lotta alla povertà, proponendo un approccio pragmatico e non-ideologico, che va al di là della dicotomia aiuti sì-aiuti no. Introdotta da Eric Jozsef, giornalista di "Liberation", Duflo ha spiegato con una nutrita serie di esempi come sia indispensabile identificare e capire i problemi piuttosto che individuare problemi che si adattano alle soluzioni preconfezionate. Fra gli strumenti analizzati - e criticati - anche il microcredito, non inutile in senso assoluto, ma incapace di affrancare i poveri dalla "schiavitù" delle microattività imprenditoriali che essi avviano con le somme messe loro a disposizione dalle banche etiche. L´approccio di Esther Duflo al tema della povertà - come esposto nella sua conferenza al Festival dell´Economia, in sala Depero - è al tempo stesso pragmatico e innovativo, e si basa su una sperimentazione sul campo delle soluzioni prospettate, nei vari paesi e nei vari contesti. "Oggi - ha detto in apertura - si fronteggiano due tesi: da un lato c´è chi ritiene che gli aiuti esterni possano sconfiggere la povertà, dall´altro chi pensa invece che gli aiuti siano parte del problema. In questi termini, è un dibattito ideologico. Vediamo un esempio: l´Africa ha ricevuto molti aiuti ma questi non hanno generato sviluppo; d´altra parte, non sappiamo dire come sarebbero andate le cose senza gli aiuti esterni. Nel nostro approccio- ha proseguito - preferiamo mettere a fuoco problemi concreti e situazioni reali." Vediamo qualche esempio. Molte persone ritengono che gli aiuti ai poveri devono rispettare le leggi del mercato, devono essere sostenibili. Ma a volte nel lavoro "sul campo" ciò che emerge è che pagare le persone, o comunque distribuire incentivi che sembrerebbero essere "a fondo perduto", per ottenere certi risultati, alla fine genera un risparmio. "Lavorando in Rhajastan, India, per diffondere una campagna di vaccinazioni, ci siamo accorti di una serie di problemi. In primo luogo, l´ambulatorio era quasi sempre chiuso, il personale era assente. In secondo luogo, se anche le famiglie avevano la possibilità di vaccinare i bambini, molto frequentemente posticipavano all´infinito la vaccinazione. Ci siamo detti: diamo a queste persone delle ragioni concrete affinché vengano al dispensario. In alcuni villaggi, quindi, abbiamo dato ai genitori l´incentivo di un chilo di lenticchie, che ricevevano quando portavano il bambino a fare la vaccinazione. Il risultato è stato molto positivo, aumentando la percentuale di bambini vaccinati del 38%. L´organizzazione per la quale lavoravamo ha obiettato che forse questa strategia non era economicamente sostenibile. Ma alla fine, analizzando il rapporto costi-benefici, abbiamo visto che dare le lenticchie generava un risparmio: perché? Perché laddove c´erano molti bambini da vaccinare la produttività del lavoro del personale medico era molto più alta di quella del personale, comunque pagato, che doveva presidiare i dispensari dove arrivavano solo tre o quattro famiglie al giorno." Un altro paradosso economico illustrato dalla Duflo riguarda le campagne per migliorare l´alimentazione dei più poveri. "In Cina, provocando artificialmente una riduzione del prezzo del riso non si è ottenuta una crescita del consumo ma il contrario; è accaduto che il consumo diminuisse, perché le persone utilizzavano il risparmio ricavato per acquistare qualcos´altro. Bisogna rispettare il fatto che i poveri non sono delle macchine, non massimizzano sempre la loro condizione fisica, non sono concentrati solo sul cibo. Potendo scegliere, preferiscono magari soddisfare altri bisogni, e di questo è necessari tenere conto." Un problema interessante è quello dell´efficacia del microcredito. "Il microcredito si basa sull´assunto che i poveri siano in realtà molto inclini all´imprenditorialità e che basti aprire loro un accesso al credito per favorirne la loro crescita. In effetti la media dei poveri che vivono nelle aree urbane e portano avanti delle attività è molto alta. Tuttavia la maggior parte di loro non è particolarmente felice della sua condizione e non desidera che i figli la imitano. Che cosa vogliono in realtà per i loro figli? La stabilità di un lavoro sicuro, magari statale. Solo che questi posti di lavoro non sono disponibili, così i poveri creano da sé delle microattività, che nella maggior parte dei casi sono destinate a rimanere tali, a non crescere. Alla lunga il ritorno sull´investimento realizzato è molto basso. Solo quando l´investimento iniziale è alto il ritorno è economicamente soddisfacente. Ma se si è poverissimi è impossibile accedere ad un prestito alto. Si resta intrappolati all´interno della propria microimpresa, che non crescerà mai. Questo ci dice anche perché spesso nei paesi poveri fra la microattività e il supermercato non c´è in mezzo niente. Per questo c´è oggi un grande dibattito sul microcredito, che è utile, certamente, ma non consente di fuoriuscire nettamente dalla condizione iniziale di povertà." La morale, dunque, è che molte delle politiche messe a punto per aiutare i poveri sono fallite per inerzia, ignoranza delle condizioni reali dei poveri o per scelte fatte su base ideologiche. Spesso, insomma, si spendono i soldi inutilmente. "Bisogna - ha concluso Esther Duflo - identificare e capire i problemi piuttosto che individuare problemi che si adattano alle nostre soluzioni."  
   
 

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