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Notiziario Marketpress di
Martedì 07 Giugno 2011 |
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GLI ORDINI PROFESSIONALI, UN CAPPIO SOFFOCANTE IL DIBATTITO ATTORNO AL LIBRO DI RICCARDO CAPPELLO
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Trento, 7 giugno 2011 - “Attraverso gli ordini, la politica controlla una fetta dell’economia”. E’ questa la tesi intorno a cui ruota "Il Cappio. Perché gli ordini professionali soffocano l’economia italiana" (Rubbettino editore) di cui l’autore Riccardo Cappello ha parlato il 4 giugno al Festival. Introdotto da Tonia Mastrobuoni, giornalista de "La Stampa" e affiancato dalla radicale Valeria Manieri e da Carlo Lottieri, ricercatore di filosofia del diritto all’Università di Siena, Cappello ha presentato, con un pessimismo stemperato dall’ironia, le ragioni per cui il sistema degli ordini professionali impedisce uno sviluppo virtuoso delle imprese italiane. “Sono una giornalista. E confesso che al referendum per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti ho votato a favore”. Tonia Mastrobuoni non usa mezzi termini per introdurre l’incontro: in Italia gli ordini professionali hanno perso ogni connotato della loro forma originaria per diventare vere e proprie caste, capaci di garantire un’ottima esistenza a chi ne fa parte ma impedendo a chi sta fuori di condividere quegli stessi benefici. Della stessa opinione anche Valeria Manieri: “In Francia si tentò di abolirli durante la Rivoluzione francese. Noi in Italia li abbiamo istituiti dopo il fascismo e la seconda guerra mondiale”. Di fatto, la rigidità e l’impenetrabilità degli ordini impedisce al mercato del lavoro di muoversi: il desiderio di autoconservazione prevarica la politiche di liberalizzazione, e ancora una volta a pagare il prezzo, sono le nuove generazioni. In un sistema pienamente libero infatti, le idee dei giovani servono a rimanere competitivi sul mercato, a individuare nuove soluzioni e a favorire un sistema di libera concorrenza. Il sistema attuale degli ordini professionali invece, non solo è la causa principale della fuga dei cervelli, ma non soddisfa il consumatore e impedisce lo sviluppo di un contesto culturale integrato e multidisciplinare, fondamentale in un mondo in cui la convergenza informatica ha cambiato in pochi anni i ritmi e le modalità di lavoro. Anche secondo Lottieri l’atrofia delle idee porta a conseguenze catastrofiche: “E’ difficile difendere lo status quo con le idee”. Il sistema degli ordini, ha continuato, è di fatto indifendibile: inibisce la libera iniziativa; limita, riduce o elimina la concorrenza a scapito della qualità dei servizi; favorisce la corruzione diffusa e, in definitiva, rappresentata esclusivamente gli interessi particolari, ricadendo interamente su quegli stessi cittadini che ne sostengono i costi. “Il problema però non è solo nel ruolo che hanno avuto i padri, ma nei figli che non hanno avuto modo di conoscere l’alternativa: la mentalità dell’ordine si radica fino a diventare un’aberrazione” al punto che “un sistema pienamente liberale, per noi, diventa potenzialmente una giungla”. L’unica soluzione, ha concluso Lottieri, “è che ci siano altri libri come questo, che facciano crescere il clima di indignazione”. “Però - ha esordito Cappello -, a questo Festival ho visto una cosa: ci sono molti giovani che fanno domande precise e importanti senza sentirsi in soggezione. E gli ordini, che sono debolissimi, temono proprio queste domande”. Corpi intermedi che creano ritardi, burocrazia e costi in eccesso, gli ordini secondo Cappello sono uno dei freni delle imprese e della libera iniziativa. “L’italia è il paese degli orticelli: si guarda sempre al proprio interesse perdendo di vista la collettività. Qual è l’interesse pubblico ad avere poche farmacie?”. Eppure, ha continuato, siamo davanti a un sistema radicato e complesso che vive in simbiosi con la politica: fu la stessa sinistra a ostacolare le liberalizzazioni di Bersani pochi anni fa per paura di ripercussioni politiche. “L’ordine è la metafora di un sistema: la loro importanza dipende da quanta gente possono portare al seggio”. Lo Stato delega dei compiti a chi è in grado di incanalare il consenso, offrendo un trattamento legislativo di riguardo e l’accesso alle leve dell’economia e del mercato del lavoro, ottenendo in cambio “una montagna di voti”. E’ un sistema destinato al fallimento, che favorisce corruzione e clientelismo: “Parentopoli, calciopoli, affittopoli… è inevitabile che rinascano ciclicamente finché il sistema rimane immutato”. Oggi gli ordini organizzano tutto: dalla gestione dei fondi, alla visibilità, alle possibilità di partecipazione, fino alla formazione stessa degli aspiranti professionisti. Al contrario, ha continuato Cappello “io sogno tante associazioni private, in concorrenza fra loro, a cui si possa accedere liberamente sulla base del merito e che garantiscano in seguito una formazione seria. Mi chiedo – ha poi concluso con un pizzico di ironia – perché contrariamente alle leggi di mercato, all’aumentare del numero dei tassisti aumentano anche le tariffe al chilometro. Sarebbe un tema interessante: potremmo dedicarci il prossimo festival”. |
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