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Notiziario Marketpress di Martedì 07 Giugno 2011
 
   
  IN TRENTINO IL FEDERALISMO FISCALE C’È GIÀ, PRIMO PER AUTONOMIA TRIBUTARIA: SUPERA ORMAI IL 98%

 
   
  Trento, 7 giugno 2011 - Con l’Accordo bilaterale siglato a Milano il 30 novembre 2009, l’autonomia tributaria della Provincia autonoma di Trento supera ormai la soglia del 98% e i trasferimenti statali, contenuti in appena l’1,2%, sono limitati all’esercizio delle funzioni delegate e alla gestione dei fondi europei. Ciò significa che lo sviluppo economico del Trentino nei prossimi anni dipenderà unicamente da come questa terra saprà amministrare la propria autonomia. Lo ha ribadito, il 4 giugno, con decisione Lorenzo Bertoli, direttore di Cassa del Trentino, aprendo sotto la “La Tenda Aperta” di piazza Duomo il colloquio “Acceleratori di sistema: la finanziaria dello Statuto Speciale dopo l’Accordo di Milano” che lo ha visto protagonista assieme a Franco Grasselli, dirigente dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese della Provincia di Trento e Michele Bezzi di Cisl Trentino. Dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato all’Accordo di Milano, poi trasfuso nella legge finanziaria del 2010 (legge 191/2009), ed averne richiamato i principi fondamentali, il direttore generale di Cassa del Trentino, ha messo nero su bianco alcuni numeri. «Con l’Accordo – ha spiegato Lorenzo Bertoli – abbiamo perso 650 milioni di euro di quota variabile, poste varie ed altri tributi, ai quali si aggiungono 100 milioni di maggiori spese per le nuove deleghe su università, ammortizzatori sociali ed interventi perequativi a favore delle province confinanti. A fronte di queste perdite la Provincia autonoma di Trento ha acquisito 316 milioni di maggiori entrate derivanti dalla compartecipazione a tributi erariali ed è riuscita a sbloccare arretrati dovuti dallo Stato per 3 miliardi e 150 milioni di euro. Senza quell’Accordo avremo comunque perso 432 milioni, tra quota variabile, leggi di settore ed altri tributi, non riuscendo peraltro a portare a casa i 3,15 miliardi di euro di arretrati che costituiscono la garanzia di tenuta del bilancio pluriennale da qui al 2018, anno in cui si concluderà l’erogazione delle partite pregresse». Ma, al di là dei numeri, Lorenzo Bertoli ha voluto soffermarsi sul valore aggiunto di quella che appare come una vera e propria rivoluzione nel sistema delle finanza pubblica trentina, prima provincia in Italia a siglare con lo Stato un simile accordo. «Eliminato il cordone che legava la Provincia autonoma di Trento allo Stato – ha sottolineato Bertoli - è responsabilità della Provincia stessa garantire al territorio delle adeguate prospettive di crescita, senza peraltro poter contare in futuro sul paracadute statale a copertura di eventuali deficit di bilancio». «La nostra autonomia dipende da noi stessi – ha rilanciato Bertoli – e federalismo fiscale significa che potremmo agire sulla leva fiscale per favorire la crescita del tessuto economico locale, per attuare politiche di sostegno a settori in difficoltà, per promuovere politiche virtuose incentivando ad esempio il ricorso ai fondi di sanità integrativa o alle reti d’impresa». Franco Grasselli, responsabile Area Studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese della Provincia di Trento, ha dato atto alla Provincia di aver chiuso in fretta un Accordo che probabilmente, se negoziato oggi, avrebbe avuto margini di trattativa ben più ristretti. «Ma vorrei ricordare – ha spiegato Grasselli – che stiamo ancora attendendo i decreti attuativi previsti da quell’Accordo, e che per formalizzare la delega sull’Università c’è voluto oltre un anno e mezzo e non abbiamo ancora notizie sul fronte degli ammortizzatori sociali». «Peccato – ha ribadito Grasselli – perché il Trentino rappresenta circa 1% della produzione nazionale, il 2% assieme all’Alto Adige, e quindi il nostro territorio avrebbe potuto diventare un laboratorio sperimentale molto interessante, anche in vista dell’applicazione di accordi simili in altri contesti, senza per questo compromettere in alcun modo la tenuta dei conti pubblici». Grasselli ha poi voluto tornare sulla nuova competenza delegata in materia di ammortizzatori sociali. « Competenza fondamentale – ha detto - perché si tratta di misure di sostegno al reddito, ma anche perché, in futuro si potranno inventare nuove forme di ammortizzatori, quali ad esempio quelli legati alla formazione, affinché una persona possa trovare un altro posto di lavoro più aggiornato e qualificato». Timore per un possibile aumento dell’imposizione fiscale, a seguito della maggiore autonomia tributaria conseguente all’Accordo di Milano, è stato espresso da Michele Bezzi, della Cisl Trentino. «Oggi in Trentino abbiamo un unico comune, quello di Ala, che ha varato un’addizionale – ha ricordato Bezzi – ma già il Comune di Trento sta pensando di fare lo stesso. E se Trento dà l’esempio a quel punto potrebbe davvero aprirsi una breccia pericolosa». Bezzi ha richiamato anche un’altra conseguenza dell’Accordo di Milano, quella riguardante la possibile compartecipazione della Provincia di Trento nella lotta all’evasione. «Un campo – ha ribadito Bezzi – sul quale si può fare molto, affinché a sostenere il peso della finanza provinciale non siano i soliti noti, cioè i lavoratori dipendenti, ma tutti quanti producono reddito e ricchezza». Un’osservazione, questa, che ha rilanciato il dibattito. «I controlli vanno fatti ma non con metodi vessatori, così da costringere le aziende a trasferirsi altrove», ha ribadito Lorenzo Bertoli, mentre Franco Grasselli ha ricordato che «Trentino Riscossioni ha svolto fino ad ora oltre 7 mila accertamenti con appena 10 ricorsi, a testimonianza che si possono fare i controlli ma in modo serio, corretto, e rispettoso del contribuente».  
   
 

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