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Notiziario Marketpress di
Martedì 07 Giugno 2011 |
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L’ITALIA DELLE DISEGUAGLIANZE VERSO UN INESORABILE DECLINO ANALISI DEL BELPAESE NEL NUOVO LIBRO DI MARCO REVELLI, “POVERI, NOI”
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Trento, 7 giugno 2011 - Un´ Italia fragile e che ha perso molte delle sue sicurezze. Un Paese in cui molti, caduta la speranza di migliorare le proprie condizioni, cercano un effimero risarcimento a danno degli ultimi, spingendoli sempre piú ai margini. E’ questo il quadro, non certo intriso di ottimismo, che emerge nel libro “Poveri, noi”, scritto per i tipi dell’Einaudi, da Marco Revelli e presentato, il 4 giugno, nello spazio “Incontri con l’autore” del Festival . Con Revelli, storico, sociologo e dal 2007 presidente della Commissione di indagine sull´Esclusione Sociale, ne hanno discusso Antonella Rampino giornalista de "La Stampa”, e Salvatore Rossi direttore generale dell´Area Ricerca economica e Relazioni internazionali della Banca d´Italia. Nel titolo “Poveri, noi” si rispecchiano l´impoverimento del ceto medio e le disuguaglianze crescenti nonostante da molti vengano rassicurazioni sulla complessiva del nostro Paese, sia dal punto di vista economico che sociale. Il bilancio di un Paese fragile, come è emerso anche dall’ultimo rapporto Istat, ma che non ammette di esserlo e continua a specchiarsi in una narrazione delle realtà finta, frutto anche di anni di berlusconismo, che genera solo rancori e conflitti sociali destinati ad accentuarsi. Questo il punto di partenza del dibattito incentrato sull’analisi del nuovo libro di Marco Revelli “Poveri, noi” in cui l’autore vede con un certo pessimismo la situazione del nostro Paese. La strada che stiamo percorrendo per Revelli è quella di un inesorabile declino che nasce dalla fragilità e dall´arretratezza del nostro sistema. Ed è chiaro che in questo contesto il quadro sociale italiano si vada deteriorando fra invide, rancori ed intolleranza. “Quello di Revelli è un libro capace di esprimere dolore e amarezza - ha detto la giornalista de “La Stampa” Antonella Rampino - ma che parte dai numeri per arrivare ai significati. Così pagina dopo pagina ci rendiamo conto che oggi siamo poveri, tutti, perché ci siamo trovati immersi in una realtà da centro commerciale”. Per la Rampino : “Negli ultimi vent’anni abbiamo vissuto nella rappresentazione di un Italia che non c’è, in un’illusione di cui la colpa va certo ascritta per buona parte alla politica ma anche ai mass media incapaci, spesso, di descrivere il Paese reale”. Salvatore Rossi, direttore generale dell´Area Ricerca economica e Relazioni internazionali della Banca d´Italia ha posto l’accento su quel senso di rimpianto che emerge nel volume di Revelli per gli anni che vanno dalla fine del secondo conflitto mondiale fino alla fine dei ’70: “Ma oggi il quadro è completamente diverso – ha sottolineato l’economista - e non esiste più una società basata sull’industria come testimonia il numero di occupati in Italia”. L’italia è senza dubbio in una condizione di forte rischio di declino: “Ma ci sono le basi per reagire, attraverso il fare e la ricerca di un un’idea condivisa e collettiva di sviluppo e crescita”. Revelli nel suo intervento ha invece evidenziato come il mondo fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta abbia di fatto vissuto la fine di un sistema, che possiamo definire come fordismo e nello stesso tempo anche delle politiche keynesiane: “Un processo globale che a differenza di altre nazioni l’Italia ha vissuto male e proprio in quel momento è incominciato il declino del nostro Paese incapace di trovare la bussola”. Una crisi che si è inasprita anche grazie all’incapacità di affrontare i problemi e alla costruzione e rappresentazione metodica di un Paese inesistente, di una realtà non vera: “Ci siamo cosi ritrovati in un Italia impoverita, dove tutti ci sentiamo più vulnerabili - ha sottolineato lo storico piemontese- in cui il fallimento collettivo diventa sempre più individuale trasformandosi in depressione e rancore”. L’impoverimento materiale di una parte sempre più consistente della popolazione diventa così impoverimento sociale di tutti, declino di tutti come si rispecchia nel titolo “Poveri, noi” con il rischio, paventato da Revelli, di creare un sistema fatto non più di cittadini alla pari ma di signori e servi con un ritorno ai tempi dell’ancien régime. |
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