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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Giugno 2011
 
   
  QUANDO IL CORPO DIVENTA MERCE DI SCAMBIO

 
   
  Trento, 8 giugno 2011 - E’ possibile un mercato regolamentato in cui è il corpo a diventare oggetto di compravendita? Dopo le pubblicità per la vendita di ovuli sulle riviste dei college americani, il dilagare delle adozioni illegali, il mercato degli organi e la pratica degli uteri in affitto, in che misura si può negare che il corpo, inteso nella sua totalità, sia cedibile o commercializzabile? Sono state queste le principali domande al centro dell’incontro del 4 giugno - ai "Confronti" del Festival - coordinato da Rossella Panarese con Margaret Radin, docente della Michigan Law School e Francesca Bettio, della Facoltà di Economia dell’Università di Siena. Un incontro in cui le tante domande inevase rivelano come il processo che porta ad un dibattito organico sia ancora lungo, tanto negli Stati Uniti quanto in Italia. Il tema si è particolarmente acuito in seguito ai progressi della scienza, che negli ultimi decenni ha moltiplicato la possibilità di impiegare il corpo, gli organi e i processi biologici come veri e propri beni di consumo. Sono nati i metodi per la fecondazione assistita, la pratica degli uteri in affitto e la conservazione degli embrioni, senza dimenticare l’ipotesi della clonazione, che per quanto fantascientifica non è da escludere per il futuro. Non si tratta solo di fini sanitari dunque, ma di pratiche finalizzate a soddisfare esigenze precise che, in un mondo ideale, consideriamo nostre di diritto: diritto alla genitorialità, libertà di disporre del proprio corpo, diritto alla sopravvivenza attraverso la vendita si se stessi. Benché illegale, un mercato simile esiste già. Ma è possibile individuare delle prospettive di regolamentazione? “Voglio essere chiara su questo punto – ha esordito Radin – quando si parla di mercificazione si ha davanti un problema estremamente complesso, dove non ci sono soluzioni pronte”. E’ necessario quindi un dibattito approfondito sull’argomento, dove le conclusioni non siano semplicemente ipotesi o speculazioni filosofiche ma decisioni precise per regolamentare lo stato attuale del mondo reale. Un dibattito libero da ingerenze etiche e strettamente connesso alla situazione attuale, che richiede quindi “un´ottica laica, requisito che dovrebbero avere tutte le odierne democrazie”. Radin ha fatto notare come l’argomento risulti scostante già a partire dal linguaggio. Da Kant in poi, tendiamo a non considerare la persona alla stregua di un oggetto, e secondo la stessa logica proviamo una sensazione di fastidio quando i tecnicismi giuridici o economici vengono associati agli esseri umani. Eppure illustri professori americani hanno spesso utilizzato espressioni come “la domanda di bambini dipende dal loro prezzo”. Per quanto cinico possa sembrare, non dobbiamo dimenticare che, per quanto ci si ostini a non vederlo, questo mercato, per quanto illegale, esiste già. E’ dunque possibile una mediazione? E’ possibile cioè regolamentare un mercato biologico in funzione di bisogni e diritti? Radin ha citato solo due casi che forniscono un enorme ventaglio di possibilità. Il primo è il caso del mercato degli organi. “Gli organi si donano, ma alle volte si vendono”, soprattutto per necessità. Ma è giusto porre un limite a chi per disperazione decide di vendere gli organi (altrui o addirittura propri) per necessità economica? Non si limita così la sua libertà individuale? Lo stesso discorso può essere esteso al mercato delle adozioni e degli uteri in affitto. E’ possibile ipotizzare un diritto alla genitorialità da parte delle coppie non fertili, ai single o alle coppie omosessuali? Si può parlare di "proprietà del figlio" nei casi degli uteri in affitto, visto che i genitori biologici sono proprietari del materiale genetico? E non vale lo stesso discorso per la gestazione? Tante domande a cui è difficile rispondere. Tuttavia Radin ha fatto notare come ci siano almeno due visioni che supportano la legittimità queste ipotesi: il mondo femminista che storicamente rivendica la proprietà esclusiva del proprio corpo e della propria capacità di procreare, e i realisti, secondo i quali - esattamente come in tema di prostituzione - qualora non si permettesse un simile mercato, ne nascerebbe inevitabilmente uno illegale. “In Italia un dibattito simile è assente” ha concluso Francesca Bettio. “Per anni questi temi sono stati confinati in un discorso esclusivamente ideologico o etico. Molto raramente è stato analizzato dal punto di vista delle effettive possibilità giuridiche. La nostra presenza al festival vuole essere uno stimolo per far partire anche in Italia un dibattito laico su questo tipo di argomento”.  
   
 

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