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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Giugno 2011
 
   
  ECCO LA GERMANIA, NUOVA TIGRE TRAINANTE DELL’ECONOMIA CON L´OCSE IL DIBATTITO SU CRISI, ISTITUZIONI E SINDACATO

 
   
  Trento, 15 giugno 2011- È necessario investire nella ricerca e nella formazione per uscire definitivamente dalla crisi economica. Il modello tedesco deve essere d’esempio per l’intera Europa. La Germania ha saputo infatti risollevarsi dalla crisi grazie alla flessibilità interna delle sue aziende e raggiungere il tasso di occupazione più alto mai registrato dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. L’italia al contrario registra un livello molto basso di qualificazione del personale con un numero di laureati pari alla metà della media Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Europeo). C’è dunque bisogno di cooperazione per uscire dalla crisi economica. Questo ciò che è emerso, il 3 giugno, al termine del convegno “Produttività e lavoro: il ruolo delle istituzioni, del sindacato e dell’impresa nell’attuale crisi economica” organizzato da Ocse-leed e Scuola sullo Sviluppo locale all’interno dell’area “Confronti” del Festival dell’Economia di Trento. Ed è il caso della Germania a dimostrare questo bisogno di cooperazione. “Tigre trainante dell’economia europea - come ha esordito Bruno Dallago, direttore della Scuola sullo sviluppo locale dell’Università di Trento - “che ha saputo uscire rinforzata dalla recente crisi economica mondiale, con un tasso di disoccupazione nel 2009 diminuito del 5%". “Le nostre imprese – ha affermato Joachim Möller, direttore dell’Istituto per la ricerca sul lavoro dell’agenzia federale tedesca per il lavoro – hanno puntato sulla flessibilità. Le aziende hanno mirato a riqualificare il loro personale accettando una diminuzione del tasso di produttività, per ora dei dipendenti, nella consapevolezza che solo così avrebbero potuto trovare una soluzione tangibile alla crisi. Gli imprenditori tedeschi, infatti, hanno sempre creduto che il capitale più importante all’interno di un’impresa sia quello umano, per questo hanno investito sulla formazione”. L’approccio vincente pare dunque essere quello di motivare e affiancare i lavoratori per spronarli a dare il meglio e far nascere nuove idee di impresa e di produttività. A riprova di ciò è sufficiente spostarsi un po’ più a nord dove si incontrano due tra i paesi europei più competitivi, Svezia e Finlandia: “Paesi che - come ha dichiarato Sergio Arzeni, Direttore del centro per l’imprenditorialità, le piccole medie imprese (Pmi) e lo sviluppo locale dell’Ocse di Parigi – hanno un livello di sindacalizzazione pari all’80% e che hanno saputo investire nella cooperazione”. O ancora, basta guardare all’Olanda che come ha raccontato Aart de Geus, vicesegretario generale dell’Ocse, “ha saputo investire nell’innovazione, chiudendo alcune imprese per aprirne altre. Per esempio è da 25 anni che l’Olanda ha smesso di produrre automobili. Ora vende il navigatore tom tom, o per meglio dire ha saputo creare un nuovo tipo di business”. Per quanto riguarda il nostro paese, come ha spiegato Dallago, si deve invece amaramente constatare che l’Italia ha un numero di laureati che è la metà della media Ocse e che si trova quindi in una posizione svantaggiata in campo di formazione e sviluppo: ”I lavoratori sono scoraggiati, non provano neanche a cercare lavoro. I nostri giovani sono tutti precari. La Germania con la sua flessibilità interna alle imprese ha superato la crisi dando speranza ai giovani. Noi con le nostre misure di flessibilità esterna alle imprese forse abbiamo messo le premesse per rallentare la fine di questa crisi’”. Appare, dunque, evidente che ci stiamo avviando in una direzione in cui il capitale umano rivestirà sempre più un ruolo fondamentale: “Sindacati e imprese devono trovare un accordo redditizio – ha concluso Aart de Gues – come hanno saputo fare i paesi del centro Europa. Ora, però, è naturale che i modelli applicati da un Paese non possono essere puramente esportati in un altro. Il settore pubblico non si può esportare. Dobbiamo quindi scoprire i punti di forza di ogni realtà e mantenere un atteggiamento sempre aperto alle strategie attuate nel resto d’Europa. Oggi per esempio si deve comprendere che è necessario investire in ricerca e sviluppo affinché lo stato incentivi la nascita di nuove start-up”.  
   
 

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