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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Giugno 2011
 
   
  LA LOTTA ALLA MAFIA? SI FA ONLINE LE BANCHE DATI DELLE CAMERE DI COMMERCIO STRUMENTO CONTRO LA CRIMINALITÀ ECONOMICA

 
   
  Trento, 8 giugno 2011 - La lotta alla criminalità organizzata, sempre più pervasiva anche e soprattutto nelle regioni economicamente più sviluppate, passa sempre più attraverso le banche dati delle Camere di commercio, in particolare il Registro delle imprese gestito da Unioncamere, portentoso strumento informativo, accessibile a tutti, capace di svelare anomalie e intrecci dietro i quali si nascondono gli affari criminali. Un´eccellenza del nostro paese che però viene ancora troppo poco utilizzata dai principali antagonisti della criminalità, i decisori politici, analisti, economisti e alle stesse Procure della Repubblica. Una banca dati che svela invece ai segugi del giornalismo d´inchiesta "sorprendenti curiosità". Dibattito che entra in modo perfetto nel tema del Festival quello animato da Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, dal direttore di Unioncamere Valerio Zappalà, e dal giornalista del "Corriere della Sera" Sergio Rizzo, coordinati da Giuliano Giubilei, vicedirettore del Tg3. Ma qual è il contributo che le Camere di commercio possono dare al sistema della giustizia? "Infocamere - spiega Lo Bello - è un’eccellenza nazionale, uno strumento che mostra indici di anomalia che possono portare ad individuare in pochi giorni, in luogo di lunghe e defatiganti indagini, la presenza di reti criminali. L’opinione pubblica spesso sottovaluta l´impatto che la criminalità organizzata esercita attraverso la sistematica distruzione del mercato, della concorrenza e della libertà economica. Uno dei grandi problemi in Italia è il non mettere assieme gli strumenti di eccellenza: abbiamo un apparato repressivo di grande qualità, quale appunto il Registro di Infocamere e la fortissima azione di contrasto esercitata dalle forze dell´ordine, ma sono mondi che fino a poco tempo fa non dialogavano, facendo la fortuna di tanti criminali. Oggi non possiamo più permetterci di non dialogare. In un paese che vuole funzionare e favorire lo sviluppo dei territori non devono esserci compartimenti stagni". Ma come funziona il Registro delle imprese? "E´ una grande banca dati, non un Grande Fratello che spia imprenditori e liberi cittadini - spiega Valerio Zappalà - aperta a tutti (il costo di accesso è molto basso, meno di 2 euro), utilizzabile dagli imprenditori stessi per fare business e verificare la credibilità di partner e fornitori, dai professionisti (che si fanno poi tra l´altro strapagare per una visura camerale), ma è anche una banca data sottoutilizzata dai decisori politici, dagli economisti e analisti. Il Registro delle imprese - che è una delle banche dati di interesse strategico nazionale, che non dialogano tra loro - offre supporto anche ad altri soggetti pubblici. Gestire la banca dati è una scelta strategica fatta oltre 20 anni fa e sulla quale si continua ad investire, ma la traduzione delle procedure è complessa. L’informatica non semplifica niente se alla base ci sono norme e procedure complesse. E´ stato istituito un tavolo a livello nazionale che riunisce 20 Camere di commercio, del sud, centro e nord Italia, un coordinamento che mira a coinvolgere i soggetti istituzionali, non riusciamo però ancora a coinvolgere il sistema bancario. Stiamo lavorando sul monitoraggio dell’età dei titolari d´impresa e sulle aziende che chiudono e contemporaneamente aprono in altre province, fenomeno diffuso nel settore dei trasporti, a forte penetrazione criminale". Il tema di individuare gli "indici di anomalia" che nascondono la presenza della criminalità organizzata o il tentativo della stessa di inserirsi nel tessuto economico è quanto mai attuale. Ci sta lavorando, tra l´altro, anche Transcrime in Trentino. Così, ad esempio, non può non destare sospetto il fatto che 250 società abbiano lo stesso indirizzo, o che 400 aziende corrispondono ad un unico codice fiscale, o che ad uno stesso numero civico risultino domiciliate 280 aziende che fanno riferimento agli stessi soci, alcuni dei quali residenti all’estero, e che presentano bilanci fotocopie. "Dati e analisi - dice il direttore di Unioncamere - che noi forniamo in esclusiva alle forze dell’ordine". Grandi fruitori delle potenzialità offerte dalla banca dati di Unioncamere sono i giornalisti d´inchiesta come Sergio Rizzo. "Grazie ad Infocamere, partendo da una persona che gestiva una clinica privata dove per errore sanitario morì una persona - racconta il giornalista - cominciammo a navigare arrivando a tracciare un quadro inquietante: a Siracusa tutte le cliniche private convenzionate con la sanità pubblica sono in mano ai politici, parlamentari nazionali. La stessa cosa accade anche a Catania e Palermo, dove la più grande clinica privata convenzionata è di proprietà della figlia dell’assessore regionale alla sanità. Vai a vedere il bilancio e scopri che hanno fatturati spaventosi con la sanità pubblica. Indaghi ancora e scopri che 1.850 strutture private sono accrediate in Sicilia con la sanità pubblica. Sono inchieste giornalistiche i cui risultati coincidono con quelli delle indagini della magistratura. Molte delle nostre inchieste giornalistiche partono dal Registro delle imprese". Un´altra chicca? "Nel 2000 l’intero stato maggiore della Lega nord comprò un intero villaggio turistico in Croazia attingendo a fondi della banca di Jörg Heider, allora governatore della Carinzia. Il Registro offre l’opportunità anche ai media di esercitare un controllo democratico e si è rivelato devastante per i politici: sono saltati fuori i conflitti d’interesse, una delle malattie più gravi del nostro sistema politico: uno dei sottosegretari eletti nell’ultimo giro, uno dei Responsabili, è consigliere di amministrazione della principale azienda italiana che produce tubi per l’acqua e pochi giorni prima di diventare sottosegretario aveva presentato un disegno di legge che prevedeva che venissero sostituiti il 50 % dei tubi , e tutto ciò lo si è scoperto digitando il nome di questa persona nel Registro, un gioco da ragazzi verificare poi quali progetti di legge lo stesso aveva presentato in parlamento. Un altro esempio? Tempo fa Fincantieri aveva un vicepresidente che era un sottosegretario, cosa vietata dalla legge. Loro, i politici, se ne sbattono anche se lo scrivi sul giornale, ma è già un passo avanti che lo si possa leggere su un giornale. Ed è tragicamente divertente". Fece enorme scalpore la decisione di Confindustria Sicilia di espellere dall´associazione, anche prima della sentenza passata in giudicato, gli imprenditori collusi con la mafia o che non denunciavano che pagavano il pizzo. A che punto siamo? "La repressione da sola non basta e non elimina il fenomeno - spiega Lo Bello - ma per la prima volta in Sicilia si è cementata un’alleanza tra strutture repressive e società siciliana. Nel Mezzogiorno ci sono realtà sociali arretrate ma anche molto avanzate e innovative, ad esempio i giovani che hanno promosso la lotta al pizzo e per il consumo critico. Oggi sono molti i commercianti che denunciano il racket. La decisione di espellere gli imprenditori collusi, anche quando sono "vittime" del racket, è parsa quasi "violenta", senonché chi conosce bene i territori del sud sa che non sempre il pizzo si inserisce in un rapporto tra carnefici e vittime. Provenzano disse: pagare meno ma pagare tutti! Si è creato un meccanismo di convenienze a pagare il pizzo, sia pure modico, e spesso il pizzo è stato dentro la costruzione di cartelli imprenditoriali. A Palermo c´è un caso esemplare: i consumatori pagano la carne più cara d’Italia perché l’ingresso nel mercato della carne è regolato dalla mafia, per fare il macellaio devi chiederlo alla mafia e poi tenere alto il prezzo, ma in questo caso i macellai di Palermo sono vittime contente di esserlo! C’è però un mutamento di consapevolezza da parte di molti attori sociali. Le banche oggi cercano di non sostenere le imprese colluse, sta cambiando qualcosa".  
   
 

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