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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Giugno 2011
 
   
  PAROLA D´ORDINE: FARE ASSIEME E VIVERE POSITIVO ALLA “TENDA APERTA” IN PIAZZA DUOMO SIGNIFICATIVE ESPERIENZE SOCIALI E INTERPERSONALI

 
   
  Trento, 15 giugno 2011 - All´ombra de "La tenda aperta" in piazza Duomo, il 5 giugno, si è parlato delle buone pratiche per vivere positivamente relazioni sociali e interpersonali, indispensabili al benessere di una comunità. Ospite l’Associazione “Vivo positivo la mia città”, il cui scopo è quello di organizzare eventi per la diffusione delle buone pratiche di condivisione sociale. Altro protagonista è stata l’esperienza degli Ufe (Utenti e Familiari Esperti) del Servizio di salute mentale di Trento, modello di cura in ´condivisione´ esportato in Italia e nel mondo. ‘Vivo positivo’ ha sviluppato in questi anni diversi progetti come i Qri (Quoziente Relazioni Interpersonali), la Bottega dei sogni, il Casting di voci sorridenti e la Multa al contrario. Quest’anno l´associazione ha realizzato un ´iniziativa rivolta al mondo universitario trentino dal titolo ‘Indovina chi viene a cena’. Un progetto volto a favorire l´incontro tra la città di Trento e i trentini con gli studenti universitari che vogliono vivere la città. Famiglie trentine si sono rese disponibili a ospitare a cena e a pranzo gli studenti, e si è creata così la possibilità di trovarsi attorno alla tavola imbandita, facilitati nell’incontro da una comunanza di interessi scoperti in base ai questionari compilati che rivelano i gusti culinari, i passatempi e le passioni di ognuno. Con Renzo De Stefani (Primario Dipartimento di psichiatria A.p.s.s.), Valentina Spagni (in rappresentanza di Luisa Tamanini, coordinatrice Associazione Vivo positivo) e con Maurizio Capitanio si è parlato dell’importanza del ‘fare assieme’ nel campo della psichiatria e nel quotidiano di ognuno di noi. Il Servizio di salute mentale di Trento con l’esperienza degli Ufe (Utenti e Familiari Esperti) che operano in tutte le aree del Servizio di salute mentale è riuscito nel concreto a fornire soluzioni che sono anche un modello di collaborazione fra operatori, utenti e familiari non solo nell’ambito della salute mentale, ma in tutte le aree socio assistenziali (anziani, animazione giovanile, disabilità e tossicodipendenza) in cui si desideri stimolare e valorizzare l’apporto di utenti e familiari. “L’obiettivo – ha esordito De Stefani - è stato di coinvolgere l’utente cittadino nel proprio percorso di cura perché gli esperti hanno dimostrato che nella condivisione della cura la qualità del servizio erogato migliora portando anche un risparmio di tempo e di costi. Ufe è stato il prodotto visibile del nostro fare assieme – ha affermato De Stefani - e dal 2000 a oggi ha prodotto un numero sempre crescente di familiari e utenti che scelgono la condivisione di tutte le aree del servizio, che non è più ora solo quello degli operatori di salute mentale, ma di tutti. Il Ministero della salute ha riconosciuto il valore di questa esperienza e intende portarla come modello per altri servizi mentali nazionali. A livello internazionale Svezia, Usa e Cina hanno acquisito comprato il prodotto Ufe per inserirlo nel loro programma di sostegno sociale”. Nell’ambito dell’incontro Maurizio Capitanio ha raccontato la sua esperienza di percorso di cura dalla depressione grazie all’iniziativa ‘Fare assieme’ Ufe, descrivendo passo dopo passo come la responsabilizzazione a prendersi cura anche degli altri e di dialogare parlando della propria crisi, condividendola con chi viveva un analoga patologia, gli ha permesso di uscire dal tunnel mentale della sindrome depressiva. Valentina Spagni ha aggiunto come i rapporti interpersonali siano molto importanti per il benessere psicofisico e la salute delle persone: “Esser negativi e lamentarsi non ci fa vivere meglio, anzi rischiamo di ammalarci”. Valentina ha concluso raccontando la sua esperienza dell’evento “La bottega dei sogni”: “In piazza Cesare Battisti abbiamo installato l’anno scorso una struttura tubolare, all’interno della quale chiedevamo alla gente di recarsi per raccontare i propri sogni. Ci ha sorpreso la grande affluenza di pubblico di tutte le fasce d’età che faceva a gara a tirare fuori il sogno dal cassetto. Se ognuno di noi si impegnasse a sorridere anche solo al suo vicino, la vita di tutti migliorerebbe”.  
   
 

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