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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Giugno 2011
 
   
  LA GUERRA AL CENTRO DELLA CRISI GLOBALE

 
   
  Trento, 9 giugno 2011 - Paolo Guerrieri, docente di economia all’università La Sapienza, ha effettuato un’estesa analisi comparativa del libro “Banchieri, politici e militari” di Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università di Trento e di “America Vs America” di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, evidenziandone similarità, differenze ed interconnessioni. Il quadro che emerge, il 5 giugno, è quello di un’Europa e soprattutto di un’Italia che devono emanciparsi dalla dipendenza psicologica dagli Stati Uniti, di un’America guerreggiante, sempre in crisi per la propria sicurezza energetica e di una Cina in crescita che dovrà suo malgrado abbandonare il basso profilo internazionale stabilendosi al centro dell’economia e della politica mondiale. In questo contesto, gli autori rintracciano nella guerra la causa di fondo della crisi finanziaria attuale. La discussione ha messo in luce quelli che sono stati, sono e saranno i ruoli degli Stati Uniti, dell’Europa e dell’Asia, in una logica che è ormai tripolare e fa emergere un quadro complesso e foriero di tensioni tra localismi e globalismi. Guerrieri inquadra così la tesi di fondo di entrambi i testi: quando una grande nazione perde il controllo delle proprie risorse, perde l’influenza e la libertà di azione. Gli Stati Uniti, grazie al signoreggio del dollaro, hanno potuto vivere e controbilanciare gli squilibri creati dalle guerre che hanno posto in atto. Nel contempo sono cresciuti al di sopra delle proprie possibilità, portando però ad un eccesso di liquidità che ha trovato sfogo solo nelle bolle speculative che hanno originato la crisi attuale. I libri lanciano assieme questo monito: “Chi dirà ora agli americani che occorre cambiare registro e che la crescita degli ultimi 20 anni non è più sostenibile?". La tesi di Cipolletta è che l’aumento delle spese dovute alle campagne di guerra degli Stati Uniti abbia portato e porti a squilibri economici interni che a loro volta creano un aumento indiscriminato della liquidità e pertanto all’evoluzione di bolle finanziarie che prima o poi scoppiano, portando alla recessione ed alla crisi come quella in cui ci troviamo. In questa situazione l’Europa, “unica vera innovazione dopo le nazioni”, sarà una soluzione per la crisi, anche se appare irrazionale perché “ancora non esiste politicamente”. In realtà Cipolletta, che nel suo libro vuole far riflettere sulla connessione tra guerra ed economia, è drastico nei confronti delle guerre “esportate” (e di qualsiasi guerra, sembrerebbe) oltre che per motivi sociologici e storici evidenti nel palese imperialismo americano, anche per un motivo economico. “Una volta in Vietnam andarono i figli di tutto il popolo, e ciò portò alla ribellione delle madri americane che diedero l’avvio alle proteste contro la guerra. Oggi la guerra dei professionisti ci lascia freddi perché non sembra toccarci da vicino. Non tocca più i nostri figli. E se toccasse (come fa) i nostri portafogli?”. Caracciolo dal canto suo vede la parabola americana in fase discendente, a partire in special modo dall’11 settembre 2001. Da quel momento in poi, l’ideologia americana, la fede in quella “way of life” fatta di libertà, indipendenza, individualità, poco intervento del governo nell’economia e basso regime fiscale si è ritrovata senza coordinate ed ha portato alla necessità di creare quel cosiddetto “impero a credito”, sia di risorse hard che soft che tuttavia da qualche anno è evidente come non possa proseguire. Cosa fare infatti con la Cina, pericolo economico oggi ma forse militare nel futuro? Come provvedere alla sicurezza energetica? La poca curiosità “americana”, a partire dallo stesso Bush figlio fino ad Obama oggi, il credere di aver capito un Paese quando invece si è forse capito un solo villaggio, è espressione della modalità americana di agire per lessons learned, per modelli e non per un mondo fatto di persone con pensieri diversi. Questo utilizzare i “muscoli e non la ragione” creerebbe, secondo l’autore, un meccanismo che si autoalimenta e che punta ad irradiare sé stesso, portando a guerre ormai disgiunte dai fini previsti.  
   
 

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