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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Giugno 2011
 
   
  MERITOCRAZIA + REGOLE = ITALIA POST-INDUSTRIALE LA FORMULA DI ABRAVANEL E D’AGNESE PER RIFONDARE UN PAESE DI "ANALFABETI"

 
   
  Trento, 15 giugno 2011 - “L’italia non ha effettuato il passaggio ad una società post-industriale. Conseguentemente la nostra economia è indietro di quasi cinquant’anni” è un lamento a due voci quello che si leva, il 5 giugno, nell’incontro di presentazione del libro “Regole. Perchè tutti gli italiani devono sviluppare quelle giuste e rispettarle per rilanciare il Paese” scritto a quattro mani da Luca D’agnese - attualmente consulente per l’Enel in Romania – e Roger Abravanel, già autore quattro anni fa di “Meritocrazia: quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro Paese più ricco e più giusto”, di cui “Regole” in pratica è la seconda parte di un unicum. Nel libro – pubblicato per i tipi di Garzanti – non si traccia solo un quadro (fosco) dell’Italia attuale, il suo pregio è al contrario quello di proporre risposte. E quindi che fare? I due autori – che si sono alternati nella presentazione della loro lecture - non hanno dubbi: “Per effettuare questa transazione e lasciarci finalmente alle spalle la società industriale è necessario far nascere negli italiani i due valori propri delle società post-industriali: la meritocrazia che punti all’eccellenza ed il rispetto delle regole”. L’incontro - moderato da Francesco Daveri che insegna Politica economica all’Università di Parma – era stato introdotto da Andrea Carandini, archeologo che insegna Archeologia e Storia dell´arte greca e romana all´Università "La Sapienza" di Roma. Ma che “c’azzecca”, direbbe qualcuno, un archeologo con un libro socio-economico. Il particolare connubio è risultato ben riuscito ed è stato motivato, oltre che dalla stima tra i tre studiosi, anche dal fatto che l’ultimo libro di Carandini si intitola “Res publica” e si occupa del “degrado in cui versa l’Italia di oggigiorno” ed anch’esso pone le basi per la rinascita del Bel Paese nella scuola e nella meritocrazia. Concetti cari anche ad Abravanel (che ha lavorato per oltre 30 anni in Mckinsey; dal 2008 svolge l’attività di editorialista per il “Corriere della Sera” ed è autore di numerosi articoli e saggi) e a D’agnese che hanno continuato spiegando che “il modello sociale italiano è caratterizzato da due elementi negativi che, mescolati, diventano un micidiale mix: la rigidità sociale e la forte diseguaglianza di ricchezza tra gli individui”. Al contrario di quello che è accaduto in America nei tardi Anni Sessanta (ed evidenziato nel saggio di Daniel Bell “The coming of the post-industrial society” molto citato da Abravanel) in cui una forte libertà economica ha dato i suoi frutti, anche perché garantita da regole giuste e rispettate da tutti. Insomma l’Italia va male, molto male e rischia di andare sempre peggio. “Il nostro sistema industriale è obsoleto, basato troppo sulle piccole industrie e con il settore edile tra i più frammentati d’Europa”. E non solo c’è, per tornare al titolo del libro, un grave problema sulle regole: “Sulle regole e le leggi in Italia si crea un terribile circolo vizioso: spesso le regole sono assurde, quindi si ritiene giusto non rispettarle, e siccome conseguentemente il numero di peccatori è molto alto, ecco che scatta il condono. Non solo, ma la società – ha proseguito D’agnese – è indifferente alle regole e non investe per farne di migliori”. Emblematico è il caso, citato in conferenza, delle compagnie assicurative: “Un circolo vizioso che conosciamo tutti: regole sbagliate e truffe fanno salire le tariffe e il risultato sono tre milioni di automobilisti non assicurati, soprattutto in Meridione”. C’è poi il problema della scolarizzazione e qui Abravanel spara la bomba: “In Italia c’è l’80 per cento di analfabeti. Intendiamoci – dice poi placando la sorpresa – non intendo di persone che non sanno leggere e scrivere, che comunque sono l’impressionante cifra di un milione, ma di gente che non sa comprendere quello che legge di qualsiasi cosa si tratti. Ma la comprensione linguistica è fondamentale nella società post-industriale. Come fanno queste persone a votare? A capire come vivere in una società ormai complessa come la nostra?”. Un compito certo non facile e che spetta – hanno sottolineato in conclusione i due autori – a tutti gli italiani: “Il problema qui non è il cavaliere, ma il cavallo”.  
   
 

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