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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Giugno 2011
 
   
  LA BELLEZZA PAGA, PERCHÉ È SINONIMO DI ARMONIA E FIDUCIA. INCONTRI CON L´AUTORE: DANIEL S. HAMERMESH E “BEAUTY PAYS"

 
   
  “Questo libro è la migliore risposta a chi dice che l’economia è una scienza triste. Sfatare questo mito negativo è anche lo scopo del nostro Festival. L’economia può essere creativa e la bellezza può diventare un concetto economico. Ma la bellezza, al contrario del crimine, paga?” Ha introdotto, il 3 giugno, così Tonia Mastrobuoni la presentazione del libro di Hamermesh, dall’accattivante titolo: “Beauty pays”, ovvero "la bellezza paga”. E l’autore non si è fatto pregare ed ha risposto che "sì, ormai sono numerosi gli studi al mondo che hanno affrontato la questione da diversi punti di vista. Perché la bellezza, che sembrerebbe un concetto poco studiabile e quindi poco economico, in realtà ha tre caratteristiche che in economia funzionano. Il primo è che sulla bellezza c’è concordanza, il secondo è che la bellezza è merce rara e quindi spunta ‘prezzi’ più alti sul mercato. Il terzo punto è che è una variabile bisex, nel senso che vale sia per gli uomini che per le donne, seppur con incidenze leggermente diverse”. Daniel S. Hamermesh è professore presso l’università di Austin in Texas e presso l´università di Maastricht, oltre che visiting professor in numerose università in tutto il mondo, attività che gli ha fatto vincere premi. Ha scritto parecchi libri oltre che saggi e articoli per riviste. “Il mio primo studio sulla bellezza è di 20 anni fa. Ne sono seguiti molti altri nel mondo e ci dicono tutti, più o meno, la stessa cosa: la bellezza paga. Sappiamo che donne brutte hanno mariti con capacità reddituali inferiori alla media, sappiamo che le persone brutte hanno difficoltà ad ottenere prestiti in banca e così via”. Ma l’indagine di Hamermesh va più a fondo di quella che sembra, di primo acchito, una ovvietà: “Come può sopravvivere un’azienda che paga di più i suoi dipendenti solo perché sono belli? Sembrerebbe una politica suicida. Sopravvive invece, e migliora i suoi guadagni, per il semplice fatto che i clienti preferiscono interagire con persone belle”. Insomma è meglio che ci rassegniamo: la bellezza è un fattore discriminante. Ma chi è bruttino che può fare? “La buona notizia è che di solito noi abbiamo di noi stessi una percezione peggiorativa rispetto a quello che è il giudizio degli altri. Ma se proprio ci sentiamo bruttissimi l’unica cosa da fare è impegnarsi nello sfruttare le altre nostre capacità oppure affidarsi ad attività lobbistiche come fanno, ad esempio, gli obesi in America” ha proseguito Hamermesh. Un commento al libro è stato affidato a Daniela Vuri, ricercatrice di politica economica presso l’università Tor Vergata di Roma, che ha sottolineato come “la bellezza ha sempre dato vantaggi sociali, di potere ma anche economici. Discriminante questa che è aumentata ancora nella nostra società che possiamo ben definire edonistica”. Ma il fascino di questi particolari studi economici, secondo la Vuri, è la difficoltà e la particolarità della materia studiata: “Molti dati sono sorprendenti. Ad esempio in uno studio che ha analizzato la situazione professionale ed economica delle prostitute di strada non sempre è emersa correlazione tra la bellezza e il guadagno”. L’argomento ben si prestava alle domande del pubblico che infatti non si sono fatte attendere. “Non pensa che la percezione della bellezza vari da persona a persona?” ha chiesto uno studente americano. “Bella domanda! Talmente bella che non so rispondere – ha replicato con autoironia il professore – In realtà ci sono variazioni e parametri che fanno differire il giudizio, come il livello di istruzione, ma sono veramente difficili da studiare scientificamente”. “Perché la pubblicità si affida esclusivamente a persone belle?” Risposta: “Perché vari studi psicologici hanno appurato che si tende a credere di più alle persone di bell’aspetto”. Ed infine una donna ha portato il suo esempio: “Nella mia azienda è arrivato un nuovo direttore commerciale che è molto bello anche se non giovane. Le vendite sono aumentate ma io penso che, più che della sua bellezza, il merito sia dell’estetica, per usare un termine ad ampio raggio, che ha portato nella relazione con i clienti”. Hamermesh è d’accordo: “Di solito non parlo dei singoli casi, ma il suo è illuminante! Quando parliamo di bellezza non intendiamo solo un vacuo aspetto esteriore, bensì un insieme di elementi ‘belli’ che creano un clima reciproco di armonia e fiducia”  
   
 

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