Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Giugno 2011
 
   
  LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA TOSCANA CONSUNTIVO ANNO 2010, PREVISIONI 2011-2012 IL PUNTO DI VISTA DI PIERFRANCESCO PACINI – PRESIDENTE UNIONCAMERE TOSCANA

 
   
  Firenze, 8 giugno 2011 - “Il 2010 segna un importante punto di svolta per l’economia toscana che, sulla scia della ripresa mondiale, è tornata nuovamente a crescere, lasciando alle spalle – almeno apparentemente – una recessione senza precedenti. L’interruzione della serie negativa consente alle nostre imprese di riprendere fiato ma non può tranquillizzarci, e non soltanto perché l’incremento del prodotto interno lordo (+0,9%) rappresenta appena un sesto di quanto è stato perso fra il 2008 e il 2009. Il vero problema è che la nostra regione cresce meno sia rispetto alle aree più dinamiche del Paese – alcune stime collocano ad esempio il Nord-est (+2,1%) ad oltre il doppio rispetto al dato regionale – sia rispetto alla media nazionale, ed anche l’anno in corso si apre con indicazioni che sono solo in parte incoraggianti.. Nel primo trimestre del 2011 la produzione manifatturiera continua infatti a crescere (+1,7%), riproponendo tuttavia il problema del divario di performance rispetto alle aree più dinamiche del Paese, con il Piemonte e la Lombardia che hanno registrato un incremento di circa il 7%, il Veneto del 4,6% e l’Emilia Romagna del 2,7%. Il problema del differenziale di competitività che il nostro sistema economico-produttivo deve recuperare resta dunque irrisolto: una sfida difficile e complessa, anche perché di bassa crescita dell’economia toscana si parla ormai da anni con giustificata preoccupazione senza che – almeno fino a questo momento – si scorgano concrete inversioni di rotta. La ripresa del 2010 è stata da noi definita “asimmetrica” poiché mette in luce come la risposta delle imprese ad un contesto esterno tornato favorevole sia fortemente differenziata non soltanto fra un settore e l’altro ma anche, all’interno di ciascun settore, fra imprese diverse. Per creare una reale discontinuità rispetto al passato occorre allora sostenere soprattutto le imprese ad alto potenziale di crescita, puntando su quelle in grado di adattarsi e, possibilmente, di anticipare le trasformazioni in corso nell’ambiente competitivo. Si tratta non soltanto di quelle capaci di affrontare con successo le sfide dell’internazionalizzazione o con una più elevata propensione all’innovazione, ma più in generale di quelle caratterizzate da un “progetto d’impresa” più evoluto e complesso, in grado cioè di far leva su molteplici fattori competitivi (dall’organizzazione della produzione a quella commerciale e distributiva, alla gestione -sempre più strategica- della finanza e della logistica) e di dotarsi in funzione di ciò di risorse umane con competenze nuove e diverse rispetto al passato”.  
   
 

<<BACK