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Notiziario Marketpress di Martedì 14 Giugno 2011
 
   
  IL SUINO VENETO VALE 160 MILIONI DI EURO

 
   
   Montagnana (Padova) - La filiera suinicola veneta ha realizzato nel 2010 un valore alla produzione pari a 160 milioni di euro, producendo 140mila tonnellate di carne. Le importazioni nel 2010 di carni suine rappresentano il 53% del valore della produzione regionale. Sono tre le province dove si concentrano i capi allevati: nell’ordine Verona con il 43%, Treviso con il 17% e Padova con il 14%. La localizzazione delle ditte trasformatrici è proprio negli stessi territori. Ma tutta la suinicoltura italiana, incentrata sulla produzione di suini pesanti, risulta oggi penalizzata per la più elevata incidenza dei costi rispetto agli altri Paesi europei. I dati sono stati forniti questa mattina a Montagnana, in provincia di padova, nel corso di una conferenza stampa con allevatori veneti, lombardi ed emiliano romagnoli, presenti l’assessore all’agricoltura del Veneto franco Manzato con il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato e il sindaco Sandra Borghesan. La scelta di Montagnana non è casuale, perché è la città simbolo della produzione storica di prosciutto crudo del Veneto, famosa per questo già all’inizio dello scorso secolo e centro dell’area di produzione del prosciutto Dop Veneto Berico Euganeo. Il costo di produzione del suino pesante italiano è superiore (quasi il 20%) rispetto a quello medio europeo e, in particolare, per quanto riguarda l’alimentazione, il maggior costo ha raggiunto la soglia del 33 per cento. L’aumento dei costi di produzione, innescato dall’impennata dei prezzi delle materie prime per l’alimentazione, ha acuito una situazione già critica. In più, anche molti prodotti a base di carne suina che si fregiano del riconoscimento comunitario dell’Indicazione Geografica Protetta (Igp) (per esempio Mortadella Bologna e Speck Alto Adige) sono realizzati con carne di suino proveniente dall’estero in quanto la normativa comunitaria consente che non tutte le fasi produttive siano realizzata all’interno di una determinata area geografica: in questi casi è sufficiente la lavorazione delle carni. La forte vocazione/specializzazione per il suino pesante è un elemento di qualificazione della suinicoltura italiana ma, nelle condizioni attuali di mancato e di equilibrio tra offerta e domanda, risulta fortemente penalizzata, con un eccesso di offerta di suini per le Dop (circa il 30% delle cosce dei suini certificati viene destinata ad altre lavorazioni) e la banalizzazione dell’immagine dei prodotti Dop stessi dovuta alla diffusione di prodotti succedanei (prosciutti “smarchiati”), che non consentono la necessaria valorizzazione economica del prodotto e mettono a rischio l’intera filiera.  
   
 

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