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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 13 Dicembre 2006 |
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DAL PROGETTO PROSTATA TORINO E DALL’ UNIVERSITA’ DI CHIETI GLI ULTIMI PROGRESSI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI PER CURARE IL TUMORE ALLA PROSTATA CHE COLPISCE IN ITALIA IL 30% DEGLI UOMINI OVER 50 CON 21 MILA NUOVI CASI L’ANNO. NUOVI FARMACI E TRATTAMENTI , PREVENZIONE ANTICORPI MONOCLONALI, VACCINI
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Milano, 13 dicembre 2006 - Dal Progetto Prostata Torino e dall’Università di Chieti gli ultimi progressi medico scientifici per la diagnosi precoce, prognosi , nuovi farmaci per le forme avanzate e con metastasi e innovative metodiche mediche e chirurgiche per curare il tumore alla prostata (adenocarcinoma) che esordisce in modo subdolo senza sintomi finché non raggiunge uno stadio avanzato e colpisce in Italia il 30% degli uomini over 50 con 21 mila nuovi casi l’anno ponendosi primo in classifica per diagnosi e incidenza . “Si tratta di un problema primario di salute pubblica in preoccupante aumento- dice il professor Raffaele Tenaglia , Direttore Cattedra di Clinica Urologica Università di Chieti e Presidente della Società Italiana di Urologia Oncologica, “nel mondo ne sono affetti oltre 500 mila uomini e recenti stime indicano che entro 2015 il tumore alla prostata sarà la neoplasia più frequente nella popolazione maschile”. “Le cause della malattia”, prosegue il professor Alessandro Tizzani, Direttore Clinica Urologica I Università di Torino, Responsabile Progetto Prostata Torino, Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, Torino, “ restano ancora misconosciute anche se esiste una certa predisposizione genetica ereditaria per cui il tumore alla prostata può manifestarsi in più persone della stessa famiglia. Fondamentale quindi scoprirlo prima di una sintomatologia già indice di malattia, giocando d´anticipo. Prima si interviene e più aumentano le possibilità di guarigione”. Diagnosi precoce - le novità sono l’analisi dei polimorfismi genetici , “un esame genetico”, precisa il professor Tizzani, “ che, attraverso un prelievo ematico , consente di individuare le persone ad alto rischio di sviluppare il tumore . I due geni studiati a Torino (già individuati in altre Nazioni nel mondo) sono Rnasel e Elac2 indici di un elevato rischio tumore e la proteomica una nuova tecnica che si basa su test in grado di scoprire precocemente particolari proteine presenti nel siero, plasma, secreto prostatico o in un tessuto coinvolte nel tumore”. “Questi innovativi esami, ancora sperimentali, ricorda il professor Tenaglia “ non sostituiscono ma si aggiungono a quelli tradizionali come l’esplorazione rettale , il dosaggio del Psa, l’ ecografia transrettale , la diagnostica per immagini (Tac , Rmn ,Pet ) e la biopsia”. “Gli esami prognostici”, continua Tizzani, “consentono invece di prevedere l’evoluzione della malattia e consistono nel dosaggio delle metalloproteasi (Mmps) un nuovo test ematico che permette di stimare il grado di invasività di tumori anche di piccole dimensioni, il Real Time Pcr e cioè la ricerca di cellule circolanti mediante nuove tecniche di amplificazione genica consente invece di rilevare la presenza anche di piccole quantità di cellule tumorali altrimenti non visibili”. Nuovi Farmaci - “Nelle forme ormai avanzate e con metastasi, spiega Tizzani ,” l’unica terapia è quella farmacologica con specifici farmaci gli Lhrh analoghi che bloccano la secrezione del testosterone - l’ormone che stimola la crescita della neoplasia (un tempo l’unica possibilità era la castrazione chirurgica- orchiectomia- ) Questi farmaci riducendo i livelli del testosterone in circolo rallentano o stabilizzano il tumore. E proprio nel campo farmacologico un arma in più arriva da un nuovo farmaco (appartenente alla classe degli Lhrh analoghi ) giunto in Italia proprio in questi giorni : la leuprolide nuova formulazione, grazie a un innovativo sistema di rilascio è in grado di garantire rispetto agli altri farmaci esistenti, un controllo ottimale del testosterone su una percentuale maggiore di pazienti. Secondo studi clinici ottiene una soppressione dei livelli di testosterone analoga a quella dell’orchiectomia bilaterale (< 20 ng/dl) e duratura in tutti i pazienti, La novità ancora più importante legata alla leuprolide è che costa circa il 20% in meno rispetto agli analoghi già in commercio consentendo così, oltre ad un controllo ottimale della malattia anche un notevole risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale . Altre promettenti sostanze - quando il male non risponde più alla terapia ormonale, sono i bifosfonati di terza generazione che bloccano la crescita delle metastasi nell’osso. Sempre sull’osso, oltre alla tradizionale radioterapia, si possono impiegare radionuclidi beta-emittenti farmaci dotati di debole radioattività che si concentrano selettivamente nelle lesioni ossee. La chemioterapia classica non consente di ottenere risultati sul tumore di prostata. I taxani sono una nuova classe di chemioterapici che in studi preliminari hanno consentito di bloccare la progressione del tumore nel 38-46% dei pazienti. Infine una delle più promettenti novità è l’associazione della “vecchia” terapia con gli estrogeni (gli ormoni femminili impiegati fin dagli anni 60 e poi soppiantati dagli analoghi Lhrh) con gli analoghi della somatostatina in quei tumori che dopo anni di terapia con Lhrh, “scappano”dal controllo trasformandosi nei cosiddetti tumori neuroendocrini della prostata”. La Chirurgia - Terapie Radicali “Oggi i progressi in campo anestesiologico e chirurgico”, sottolinea il professor Tizzani “consentono di operare con sicurezza anche tumori localmente avanzati o pazienti con altre comorbilità . Le scelte terapeutiche per il trattamento del cancro della prostata dipendono dall’estensione della malattia (stadio clinico) e dall’aspettativa di vita del paziente (quindi dall’età e dalla presenza di co-morbidità) . La prostatectomia radicale è l’unico intervento in grado di curare e guarire il tumore prostatico quando localizzato alla ghiandola prostatica. “L’intervento che può essere eseguito per via retropubica o perineale con o senza linfoadenectomia”, prosegue il professor Tenaglia ,” comporta l’asportazione chirurgica di tutto il contenuto della loggia prostatica. In pazienti a basso rischio e con un tumore di dimensioni ridotte e circoscritto è possibile eseguire l’operazione con la tecnica “ nerve sparing” che preserva i nervi erettori almeno da un lato. Ora , grazie alla diagnosi precoce è possibile effettuare questo tipo di intervento nell´80% dei casi, conservando la potenza sessuale”. La chirurgia mininvasiva. “ Alla chirurgia tradizionale”, continua Tizzani , “si affiancano strumenti che consentono di asportare la prostata “senza tagli” attraverso piccoli fori praticati nell’addome e microtelecamere che guidano il bisturi. Questo approccio già noto come laparoscopia aveva molti svantaggi (tempi operatori lunghi, rischio di sanguinamento elevato, difficoltà di insegnamento ai “giovani chirurghi”). Ora questi problemi sono superati con la chirurgia robotica che grazie all’impiego di visori tridimensionali e di microstrumenti capaci di rotazioni a 360 gradi supera i tradizionali ostacoli della laparoscopia. Grandi speranze anche per quei pazienti che a causa di tumori più avanzati non erano candidati all’intervento chirurgico. La Intra-operative radiation Therapy – Iort, consente di trattare, durante l’intervento, con la radioterapia direttamente i tessuti sani non rimossi dopo l’asportazione della prostata, per eliminare anche eventuali cellule di tumore “già scappate” dall’organo e non visibili ad occhio. Ampio è il capitolo del trattamento radioterapico: si passa da quello standard (la Radioterapia Conformazionale Tridimensionale 3D-crt), alla sua sofisticata evoluzione cioè alla Radioterapia con Modulazione di Intensità- Imrt). Tale modalità di irradiazione permette di modulare meglio l’intensità della dose nell’ambito di ogni campo di trattamento e quindi colpire solo il tessuto prostatico malato. La Image Guided Radiation Therapy (Igrt) prevede invece l’impianto di semi di oro posizionati, sotto guida ecografica, nella ghiandola prostatica, consentendo un ottimizzazione del trattamento radioterapico. Un’ulteriore modalità di trattamento è rappresentata dalla brachiterapia prostatica interstiziale indicata per pazienti a basso rischio che prevede il posizionamento di semi di iodio radioattivi nella prostata malata . Il vantaggio di questa tecnica mininvasiva è quello di controllare la malattia salvaguardando la potenza sessuale e la continenza urinaria . High Intensity Focused Ultrasound Therapy “Tra le metodiche ancora sperimentali” prosegue il professore Tizzani , “rientra anche la High Intensity Focused Ultrasound Therapy (Hifu) “ , che consente una ablazione selettiva della ghiandola con ultrasuoni ad alta energia focalizzati sul tessuto malato. Con l’immunoterapia invece si induce il sistema immunitario da uno stato di tolleranza a uno stato di sorveglianza verso il tumore. Ciò si può raggiungere tramite un vaccino ,messo a punto costituito da cellule prelevate dal paziente stesso e trattate con nuove tecnologie in modo da renderle capaci di stimolare il sistema immunitario del paziente contro il tumore . Per alcune caratteristiche specifiche infatti il tumore prostatico rappresenta un bersaglio ideale per l’immunoterapia. I risultati fino a ora ottenuti, sebbene modesti dal punto di vista quantitativo, hanno avuto il grande merito di indicare una nuova via terapeutica che dovrà essere attentamente valutata e migliorata . Infine gli anticorpi monoclonali, che potrebbero essere impiegati come traccianti o come farmaci. - si tratta di anticorpi tutti uguali l’uno all’altro e prodotti con innovativa tecnologia (George J. F. Köhler e César Milstein - premio Nobel per la medicina nel 1984) in grado di produrli in elevate quantità capaci di legarsi in modo selettivo e speciifico sulle cellule del cancro . Quello che fa la differenza oggi è la scelta del bersaglio psma (prostate spefic membrane antigen ) e la selezione e degli anticorpi che avviene con il metodo microarray” (che consente di aiutare il medico a scegliere quegli anticorpi che attancandosi alla cellula tumorale accendono o spengono i geni chiave”. “Il tumore alla prostata che esordisce in modo subdolo senza sintomi finché non raggiunge uno stadio avanzato” dice il professor Raffaele Tenaglia , Direttore Cattedra di Clinica Urologica Università, Chieti e Presidente della Società Italiana di Urologia Oncologica, “in Italia con 21 mila nuovi casi l’anno e 7mila decessi si pone primo in classifica per diagnosi e incidenza , Nel mondo ne sono affetti oltre 500 mila uomini e recenti stime americane indicano che entro il 2015 sarà la neoplasia più frequente nella popolazione maschile. Ora si può tracciare una sorta di carta di identità del tumore e proporre una terapia personalizzata per la singola neoplasia”. “Una terapia sempre più accurata “ aggiunge il professor Alessandro Tizzani Direttore Clinica Urologica I Università di Torino, Responsabile Progetto Prostata Torino, Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, Torino “che si avvale attualmente di nuovi sofisticati esami diagnostici per la diagnosi precoce, la prognosi, tradizionali e innovative metodiche mediche e chirurgiche , nuovi farmaci per le forme avanzate e futuri vaccini per le recidive. ” . |
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