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Notiziario Marketpress di Mercoledì 13 Dicembre 2006
 
   
  TERAPIA VACCINICA: PROFESSOR ALESSANDRO TIZZANI , DIRETTORE CLINICA UROLOGICA I UNIVERSITÀ DI TORINO, RESPONSABILE PROGETTO PROSTATA TORINO, AZIENDA OSPEDALIERA SAN GIOVANNI BATTISTA, TORINO

 
   
  Milano, 13 dIcembre 2006 - Terapia vaccinica - Presso il Laboratorio di Immunologia dei Tumori dell’Università degli Studi di Torino”, è stato messo a punto un vaccino destinato a pazienti affetti da tumori della prostata in progressione. La preparazione di questo biofarmaco di nuova istituzione, è stata approvata dall’Istituto Superiore di Sanità (protocollo 24/9/2004-0045052) per l’impiego nella sperimentazione clinica di fase I. Il vaccino è stato messo a punto dalla professoressa Lina Matera presso il Laboratorio di Immunologia dei Tumori dell’Università di Torino, afferente alla Scu di Chirurgia Oncologica (direttore professor . Antonio Mussa) e al Dipartimento di Medicina Interna (direttore professor Ezio Ghigo) e nell’ambito di Progetti di Ricerca Finalizzati della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte. Il vaccino è costituito da cellule isolate dal sangue del paziente e re-iniettate dopo qualche giorno di coltura in strutture appositamente studiate. Impiego del vaccino nella sperimentazione clinica. La sua sperimentazione, nell’ambito del Progetto Prostata Torino, sarà condotta nel Centro per la Prevenzione Diagnosi e Cura del Tumore Prostatico e sarà curato dal professor . Alessandro Tizzani, responsabile del Centro e direttore della I Clinica Urologica dell’Università e dal dottor Oscar Bertetto direttore del Centro Onco Ematologico Subalpino. Chi potrà usufruire di questa terapia di nuova istituzione: i pazienti con tumori della prostata in progressione e resistenti alle terapie convenzionali. Inoltre, elemento nuovo nel campo della immunoterapia antitumorale, il trattamento sarà anche indirizzato ai pazienti clinicamente guariti ma con rischio di recidiva: in tale modo sarà attuata una strategia di profilassi della malattia. Tale profilassi è, a differenza di quella sulla popolazione sana a rischio di realistica attuazione e perciò prioritaria . Quando: l’inizio è esclusivamente subordinato all’autorizzazione, da parte dell’Autorità Regolatoria, delle “cell factory” per la produzione di biofarmaci destinati all’impiego nell’uomo”. Anticorpi Monoclonali - Si tratta di anticorpi, cioè molecole in grado di riconoscere in modo estremamente selettivo e specifico porzioni definite di altre molecole (antigeni). Il termine monoclonale indica l’origine da un solo clone di cellule. In altre parole sono tutti uguali (con la stessa specificità di legame) ed è possibile produrli in grande quantità. La tecnologia per la produzione di anticorpi monoclonali è stata sviluppata da George J. F. Köhler e César Milstein (premio Nobel per la medicina nel 1984). In poche parole: i linfociti prelevati da topi immunizzati contro l’antigene bersaglio, vengono fusi con cellule di mieloma murino per trasformarli in “ibridomi”. Gli ibridomi così ottenuti sono cellule immortali, quindi in grado di replicarsi e sopravvivere in vitro per un periodo di tempo indefinito, e capaci di produrre anticorpi contro un antigene noto: “bersaglio”. Gli anticorpi monoclonali, se resi simili a quelli umani (umanizzati) possono essere impiegati come traccianti o come farmaci. Un anticorpo monoclonale umanizzato in grado di legarsi specificamente su antigeni tumore associati può infatti essere marcato con sostanze radioattive e quindi essere impiegato come localizzatore estremamente sensibile di cellule tumorali nell’organismo o, a dosi maggiori, può essere impiegato come radiofarmaco. Se l’anticorpo viene coniugato con una tossina, diventa un veicolo specifico per portare il farmaco solo sulle cellule tumorali (immunotossina). Nei laboratori del Cento Prostata di Torino abbiamo prodotto anticorpi monoclonali murini diretti verso molecole di superficie in grado di identificare stadi differenziativi normali e tumorali delle cellule prostatiche umane. Il bersaglio adottato in partenza è il Psma (Prostate-specific Membrane Antigen), un ectoenzima espresso ad elevata specificità in tumori primari e secondari di prostata e in endoteli di vasi neoformati. Altri anticorpi sono stati prodotti immunizzando con cellule ottenute da campioni chirurgici di tumori prostatici e successivamente identificati in base alla capacità di legare in modo differenziato cellule normali e tumorali. Gli anticorpi specifici per Psma sono stati prodotti e purificati clinical grade e marcati con 131Iodio. Il modello in vivo adottato si è basato su topi Scid trapiantati con linee continue di tumore prostatico umano Psma+. Gli anticorpi marcati sono stati iniettati in vivo, ove ne sono state valutate la capacità di localizzare in modo specifico le lesioni tumorali sia primarie che secondarie, ottenute facendo crescere il tumore nell’osso femorale. Il pannello di anticorpi ottenuti (ma di cui non si conosce ancora la specificità) è stato analizzato con un approccio innovativo basato sulla capacità di indurre una modulazione positiva o negativa di geni umani valutati con tecniche di microarray. In altre parole ne è stato sfruttato la capacità di indurre segnali positivi e negativi, oltre ad identificare quelli che sono funzionalmente inerti. Sono stati così selezionati anticorpi monoclonali in grado di legare molecole di superficie appartenenti alla famiglia delle heat shock proteins ed altri il cui legame era in grado invece di indurre l’accensione di geni codificanti metastasis related proteins-2 (mrp-2) o callicreina-3. Il primo bersaglio identificato consente di disegnare degli anticorpi come farmaci in grado di identificare lesioni tumorali con tecniche scintigrafiche e utili per applicazioni terapeutiche a distanza. Il secondo anticorpo invece potenzialmente rientra come farmaco in grado di indurre espressione de novo di molecole di superficie, che a loro volta possono diventare bersaglio di difese cellulari naturali e di strategie farmacologiche di inibizione della diffusione metastatica. .  
   
 

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