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Notiziario Marketpress di Mercoledì 22 Giugno 2011
 
   
  AFFIDO FAMILIARE, DA TOSCANA, MARCHE E UMBRIA UN MANIFESTO DI BUONE PRATICHE

 
   
  Firenze, 22 giugno 2011 – Il delicato percorso dell’affidamento familiare studiato ed analizzato in ogni suo dettaglio. É quello che hanno fatto 72 operatori di tre regioni, Toscana, Marche e Umbria, nel corso di tre seminari che si sono tenuti nel 2010 a Firenze, Ancona e Perugia nell’ambito del progetto nazionale ‘Un percorso nell’affido’. Promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed il Coordinamento nazionale dei servizi affido (Cnsa), e grazie al coinvolgimento di tutti i livelli di governo con la collaborazione di un’ampia rete di organismi istituzionali, ‘Un percorso nell’affido’ rappresenta un’importante opportunità per quanti oggi operano per l’affido. Una delle tappe del progetto ha riguardato la realizzazione di momenti di presentazione e scambio di esperienze e contesti specifici realizzati ed organizzati dalle amministrazioni pubbliche, anche in collaborazione con la realtà associativa e del privato sociale. L’evento di oggi è il risultato di questo lavoro condotto da Toscana, Marche e Umbria, sotto forma di Manifesto interregionale. “Il confronto con altre Regioni – ha detto l’assessore Allocca – è un passo importante per capire meglio le trasformazioni che si stanno verificando nella società e nel fenomeno dell’affido. E’ necessaria un’opera di manutenzione della legge 184/83 che regola questa realtà, per renderla più flessibile e più corrispondente all’attuale situazione sociale. In Toscana vediamo una diminuzione di oltre il 15% degli affidi familiari, probabilmente frenati da fattori come la crisi economica, la diffidenza verso gli immigrati o la diffusione sempre maggiore di nuove tipologie familiari. Per far fronte a questa situazione potremmo aprire la strada dell’affido ai single o comunque rendere lo strumento più flessibile”. Il documento traduce sinteticamente tutte le proposte e le riflessioni in materia di affido familiare emerse nel corso dei seminari locali. L’essenza del manifesto indica come obiettivo prioritario la tutela del minore, la promozione di misure di sostegno ed aiuto alla famiglia di origine e agli adulti nei confronti dei minori, nella prospettiva dell’attuazione dei loro diritti. Un processo che deve tendere ad aiutare il nucleo familiare ad uscire dalla condizione di criticità, restituendo al minore affetto, benessere e possibilità di crescita. L’affido perciò come valida ed auspicabile alternativa e risposta di responsabilità sociale e professionale, un intervento di rete che richiede integrazione, diversificazione, flessibilità e collaborazione tra servizi, figure professionali e tra pubblico, privato sociale e volontariato. Il Manifesto si caratterizza per alcune parole chiave che cercano di riassumere i concetti principali del lavoro condotto in maniera congiunta dagli operatori. Contemporaneamente vuole essere una sorta di piattaforma su cui le tre Regioni, anche con iniziative future comuni, si impegnano a lavorare. Le parole chiave. Conoscere: per intervenire (tutti gli strumenti legislativi e regolamentari), per approfondire (monitoraggio e approfondimento dei percorsi oltre che attraverso banche dati e serie storiche anche con testimonianze e storie di vita, di bambini e famiglie). Organizzare: i servizi, che devono avere standard elevati di funzionamento, dotazione adeguata di personale costantemente formato per poter contare su operatori stabili con professionalità diverse e complementari, modelli organizzativi omogenei e capaci di curare allo stesso modo tutte le fasi del percorso ed essere fortemente radicati sul territorio. Valutare:attraverso strumenti multidisciplinari e condivisi per arrivare ad un progetto personalizzato, cuore e polmone dell’intervento, che deve indicare con chiarezza obiettivi, soluzioni e tempi. Promuovere e valorizzare: creare una sensibilità diffusa verso l’accoglienza, verso una dimensione di cittadinanza attiva e responsabile, verso una prospettiva di comunità che punti a valorizzare e sviluppare forme si solidarietà, utilizzo di mezzi di comunicazione non convenzionali, ruolo di volontariato e terzo settore, sostegno alla nascita di associazioni di famiglie affidatarie. Supportare e sostenere: i servizi pubblici, in modo che possano operare in modo serio, continuativo ed efficace, le famiglie che affidano e quelle affidatarie, in ogni fase dell’intervento. Affidare con flessibilità: pensare e riflettere a forme diverse di affido, per agevolare le famiglie d’origine. Liberare tempo per l’affido: per i servizi, per l’affido, per i bambini, per le famiglie. Qualche dato. Al 31/12/2009 i minori in affidamento familiare in Toscana sono 1.219 (-7,6% rispetto al 2008): 381 di cittadinanza straniera e, di questi, 112 non accompagnati. Il 48,3% sono affidamenti intrafamiliari (cioè a parenti entro il Iv grado) e il 51,4% eterofamiliari (cioè a singoli o famiglia diversa da quella di origine); il 33,5% consensuali (attivati con il consenso della famiglia di origine) e il 66,5% giudiziali (senza il consenso della famiglia di origine); nel 36,4% dei casi l’affido si protrae da oltre 4 anni e nel 16,5% da meno di un anno; il 30% riguarda bambini tra i 6 e i 10 anni, il 28% tra i 15 e 17, il 24,7% tra 11 e 14 anni, il 12,6% tra 3 e 5 anni ed il 3,7% meno di due anni. Al momento è in corso la rilevazione dei dati al 31/12/2010. Il dato parziale (22 Società della Salute o Zone Socio Sanitarie su 34) conferma la tendenza alla diminuzione riscontrata negli anni precedenti. Gli affidamenti familiari rispetto al 2009 risultano in diminuzione del 17%. Il fenomeno è da attribuire in particolar modo alla componente straniera, che registra una diminuzione del 30%, e nello specifico alla componente dei minori stranieri non accompagnati che diminuiscono del 64%.  
   
 

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