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Notiziario Marketpress di Mercoledì 29 Giugno 2011
 
   
  UN´AUTONOMIA IN CAMMINO PRESENTATA L´OPERA CURATA DA MARCANTONI, POSTAL E TONIATTI SULLA STAGIONE 1971-2011

 
   
  Trento, 29 giugno 2011 - Tempo di bilanci per il Secondo statuto di autonomia, ma anche di nuove assunzioni di responsabilità, alla luce delle competenze derivanti dall´Accordo di Milano e delle sfide poste da uno scenario nazionale e internazionale con il quale fare i conti. Se ne è parlato stamani nella sala Depero del palazzo della Provincia in occasione della presentazione dell´opera in tre volumi, edita da Franco Angeli , su iniziativa della Trentino school of management "Quarant´anni di Autonomia: il Trentino del Secondo Statuto (1971-2011)", curata da Mauro Marcantoni, Gianfranco Postal e Roberto Toniatti, che raccoglie i contributi di 42 autori. All´evento ha partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, che ha colto l´occasione per sottolineare il prezioso contributo all´evoluzione dell´Autonomia trentina offerto dalla dirigenza provinciale, "indipendente di pensiero, creativa, leale alle istituzioni, tanto che qui non c´è mai stato bisogno di spoil system e io stesso ho lavorato, tranne qualche rara eccezione, con i dirigenti che ho trovato al momento del mio insediamento". Dellai ha delineato nel suo intervento anche le prospettive future di un terzo Statuto, "che in parte è già stato impostato e scritto con le modifiche costituzionali del 2001. In attesa che i contesti istituzionali rendano possibile una sua più compiuta definizione, leggendo questo lavoro possiamo vedere come comunque i terreni su cui impegnarci ci siano già : la fiscalità, innanzitutto, perché chi è autonomo nello spendere deve esser autonomo nella raccolta delle risorse; i rapporti transfrontalieri e la ridefinizione del profilo della Regione; lo sviluppo di strumenti più forti per governare i cambiamenti, compreso ciò che accade fuori dai nostri confini, ma che ha delle ripercussioni anche in Trentino, pensiamo al tema delle migrazioni, pensiamo a quello della sicurezza; un ripensamento della governance dei poteri locali, che abbiamo già avviato con la riforma istituzionale; infine il tema, fondamentale, della partecipazione dei cittadini e delle realtà intermedie alla gestione dell´Autonomia". La mattinata, si è aperta con i saluti del giornalista Franco De Battaglia, che nelle sue vesti di moderatore ha ricordato come il bilancio dei primi quarant´anni del Secondo Statuto di Autonomia rappresenti anche un punto di partenza, dal momento che "l’Autonomia ha sempre dimostrato di muoversi in maniera dinamica. Ora c’è la consapevolezza che di queste competenze bisogna farne buon uso, nella nuova Europa, in una prospettiva ampia, allargata. C´è inoltre la consapevolezza del ruolo di pacificazione che il Secondo Statuto, e la classe politica che lo ha gestito, in maniera illuminata, hanno avuto, evitando che questa terra potesse precipitare in uno scenario basco o irlandese." Anche per il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti "l’Autonomia non è un elemento statico, ma un propulsore di cambiamento. Al contrario, l’Autonomia muore quando si ferma, quando si riduce a mero meccanismo finanziario, quando si autocompiace. Un rischio, quello dell´autocompiacimento, dal quale l´opera presentata oggi è esente - ha aggiunto Dorigatti - rifuggendo essa da qualsiasi tentazione celebrativa." Adriano Dalpez, nella sua veste di presidente della Tsm, ha ricordato a sua volta come l’Autonomia non sia nata dall’oggi al domani, ma "si alimenti di tradizioni, di usi civici, di tradizioni radicate. Il Secondo Statuto di Autonomia è stato però una conquista fondamentale, di cui il patto di Milano costituisce l’ultimo dei vari passaggi." Dopo i saluti di apertura la parola è quindi passata al presidente Lorenzo Dellai, per il quale i "40 anni di storia istituzionale racchiusi nelle pagine dell´opera sono anche 40 anni di storia civile, culturale, sociale, economica della comunità trentina nel suo complesso. In pochi decenni il Trentino ha percorso la strada di una radicale trasformazione, passando dall´essere terra di povertà e marginalità a terra di ricchezza diffusa, all’interno della quale le disparità sociali sono molto più attenuate rispetto agli scenari nazionali. Lasciatasi alle spalle la fragilità culturale del passato, il Trentino ha sperimentato inoltre una generale crescita di formazione, istruzione, e sa esprimere competenze scientifiche a livello nazionale e internazionale. Ed ancora: da terra che covava uno scontro etnico potenzialmente devastante è passata, lo abbiamo visto recentemente a castel Thun, a diventare uno dei motori di una euroregione che nasce dalla volontà di costruire uno spazio binazionale, plurilinguistico, multiculturale, in una logica sinceramente europea." Dellai ha parlato dell´Autonomia speciale come di qualcosa che "non è solo una congettura giuridica e nemmeno l´espressione di una volontà di decentramento dello Stato. Siamo altro rispetto al federalismo nato negli ultimi anni, che peraltro non scalfisce il modello sabaudo-piemontese, centralista, imperante in Italia da sempre. Noi abbiamo maturato una nostra specialità istituzionale modellata sulla nostra plurisecolare storia materiale. Lo stato ha riconosciuta la nostra specialità, non l’ha prodotta per sua propria volontà di decentramento. Da qui deriva anche la nostra responsabilità verso il resto del Paese. Per questo motivo tutte le nostre eccellenze, sono pensate, sostenute e valorizzate anche come un contributo ad un Paese in terribile declino sul piano istituzionale, sociale, culturale ed economico. Essere cittadini dell’Autonomia non significa avere dei privilegi ma semmai dei doveri in più. Dovremo fare dunque uno sforzo maggiore per aprire e mettere in rete le nostre realtà, anche scientifiche, realtà capaci di creare un ponte fra passato e futuro. E se abbiamo fatto delle scelte importanti sul piano tecnologico, culminate in Trento Rise, dobbiamo fare lo stesso anche sul versante delle discipline umanistiche e innestare su di esse un grande progetto di educazione civica, inventando nuove narrazioni e nuovi linguaggi, non nostalgici, che avvicinino i giovani, e assieme ad essi anche i ´nuovi trentini´, all’Autonomia e ai suoi valori." Nel suo intervento Dellai ha spezzato una lancia in favore della classe tecnico-burocratica che ha gestito questi quarant´anni di Autonomia speciale. "Tutte le volte che sento denigrazioni e luoghi comuni sulla dirigenza provinciale mi viene da pensare quanto sia sbagliato. Siamo invece orgogliosi di loro: indipendenti di pensiero, leali alle istituzioni, e creativi, come dimostrano gli istituto giuridici creati dal nulla in questi anni, così come l´interpretazione e l´applicazione intelligente, coraggiosa, persino ´ardita´ della norma statutaria. Per non dire della recente applicazione del Piano anticrisi. Dobbiamo ora fare lo sforzo di formare anche nuova classe dirigente, in vista di un Terzo statuto in parte già impostato e scritto con le modifiche costituzionali del 2001, che crescerà sui terreni della fiscalità, dei rapporti transfrontalieri, del governo dei cambiamenti posti dalla globalizzazione, della governante dei poteri locali , della partecipazione dei cittadini e delle realtà intermedie alla sua gestione." Hanno quindi preso la parola i curatori dell´opera, a cominciare da Mauro Marcantoni, direttore della Tsm e presidente dello Iasa-istituto per l´assistenza allo sviluppo aziendale, che ha ricordato innanzitutto come questi volumi, che sono costati tre anni di lavoro, siano un´opera collettiva, non il prodotto di pochi, per sottolineare poi come essi consentano di riflettere sull’identità materiale del Trentino, considerato che lo Statuto di Autonomia è un fatto politico, di istituzioni ma anche di comunità. "Lo Statuto - ha detto Marcantoni - a differenza della Costituzione non contiene un preambolo, che fissi le sue fondamenta, si concentra sulla macchina, è più vocato al fare che all’essere. Ciò rende assolutamente evidente l’importanza di una riflessione proprio sull’identità del territorio, perché un territorio senza identità, a prescindere dal suo status istituzionale, non è un territorio ed è incapace di produrre comunità. L’identità, peraltro, non è per definizione buona, può essere anche cattiva: è buona se crea sviluppo, futuro, se getta ponti fra le generazioni. Una cattiva cultura collettiva è l´esatto contrario; per questo, spesso territori simili hanno destini diversi. Dipende dalla loro cultura collettiva. Oggi inoltre governare è sempre più complicato perché è cambiato il mondo; chi fa economia non può non considerare la globalizzazione, chi si occupa di ambiente non può trascurare, poniamo, il traffico di attraversamento. La competizione territoriale pone nuove sfide. Per tutte queste ragioni, abbiamo bisogno oggi più che mai di riflettere sui nostri percorsi e di ragionare sul futuro che vogliamo darci." Gianfranco Postal, forte di una lunga esperienza come dirigente generale della Provincia, che gli ha consentito di seguire molti dei delicati passaggi che hanno portato alla definizione dell´attuale assetto autonomistico, ha tracciato brevemente le linee evolutive dell´attuale assetto istituzionale, compresi i passaggi recenti, come quello riguardante la partita strategica dell’energia. "L´autonomia del Trentino - ha sottolineato - ha dimostrato più volte una straordinaria capacità di risposta alle crisi: la crisi finanziaria del’92, ad esempio, portò all´assunzione di nuove deleghe in materie come la scuola o i trasporti. L´ultima crisi finanziaria, quella scoppiata a livello mondiale nel 2008, ha portato all´Accordo di Milano e all´assunzione da parte della Provincia delle competenze in materia di Università e ammortizzatori sociali. Ciò che contraddistingue il Trentino odierno oggi è la sua capacità di relazionarsi con le altre realtà istituzionali, costruendo una complessa rete di alleanze." Roberto Toniatti, docente di diritto costituzionale all´Università di Trento, ha ripercorso a sua volta le ragioni del "successo Trentino", che sono molteplici: "Capacità amministrativa, senza dubbio, anzi, io dico che ci vorrebbe un monumento al ´provinciale ignoto´, all´anonima rotella che ha consentito di realizzare le potenzialità racchiuse nell´Autonomia. Ma anche capacità relazionale, perché il Trentino non è una terra chiusa, sa stare al mondo. Ed ancora, naturalmente, la capacità istituzionale, unita ad un consenso sociale diffuso, anche se in parte inconsapevole. Bisogna che vi sia anche il ´piacere´ di esercitare l’Autonomia, che lo si faccia con slancio e creatività. Il merito dell´attuale amministrazione è stato anche questo, compreso il fatto di sapersi assumere dei rischi, è ovviamente il caso dell´accordo di Milano. Infine, il Trentino oggi si distingue per una cosa che a volte viene un po´ trascurata, ovvero per il suo essere un modello nel campo della tutela e valorizzazione delle minoranze." Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha chiuso la prima parte dei lavori ricordando come, se in Italia le autonomie speciali non godono di grande popolarità, "discutere di autonomie è invece di fondamentale importanza, e per tutto il Paese. Per accrescere la propria consapevolezza della storia italiana, e del contributo che ad essa hanno dato terre come il Trentino (Onida ha ricordato ad esempio l´apporto del Trentino al referendum del ´46 per la nascita della Repubblica, come profetizzato all´epoca da Degasperi a Nenni: "Vedrai, il mio Trentino darà alla Repubblica anche più voti della tua Romagna"). Inoltre realtà come il trentino possono aiutarci a riflettere sull´idea stessa di confine, su come esso possa rappresentare un ponte o una soglia, non un muro." La seconda parte della mattinata è stata dedicata ai contributi "d´area", con gli interventi di Giorgio Pastori (Istituzioni), Paolo Collini (Economia), Michele Colasanto (Welfare), Bruno Zanon (territorio).  
   
 

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