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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Dicembre 2006
 
   
  Ì GENETISTI DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA DIMOSTRANO UN RITORNO IN AFRICA CIRCA 45.000 ANNI FA DELL’UOMO MODERNO. LA SCOPERTA, PUBBLICATA SULLA RIVISTA SCIENCE GETTA NUOVA LUCE SUL POPOLAMENTO DI AFRICA ED EUROPA.

 
   
   Pavia, 18 dicembre 2006 - Una nuova tappa nello studio del viaggio di scoperta e colonizzazione del mondo dell’Uomo moderno: dopo che uno studio pubblicato su Science nel 2005 ha dimostrato che circa 70. 000 anni fa un piccolo gruppo di individui è uscito dal Corno d’Africa (“Out of Africa” exit) e ha intrapreso il viaggio di scoperta e colonizzazione del resto del mondo (verso l’Arabia meridionale, lungo le coste dell’Oceano Indiano fino all’India, al Sud-est Asiatico e all’Australasia), un nuovo articolo pubblicato il 15 dicembre 2006 su Science dal titolo “The mtDna legacy of the Levantine Early Upper Palaeolithic in Africa” illustra la “seconda puntata” di questo viaggio di scoperta. Lo studio – finanziato da enti pubblici (Miur e Ministero degli Esteri) e privati (Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo) – è stato condotto da un gruppo di ricercatori del laboratorio di Genetica Umana diretto dal professor Antonio Torroni (Dipartimento di Genetica e Microbiologia) dell’Università di Pavia, gruppo che già aveva preso parte al lavoro del 2005. I ricercatori di Pavia, partendo dallo studio del Dna mitocondriale, grazie al quale sappiamo che l’antenato molecolare femminile comune di tutti gli umani moderni viveva in Africa circa 200. 000 anni fa, si sono concentrati su due particolari rami (aplogruppi) dell’albero evolutivo del Dna mitocondriale chiamati M1 e U6. “L’m1 e l’U6 sono localizzati nel continente africano e sono di particolare interesse, in quanto tutti i rami a loro più vicini sono osservati solo in popolazioni non africane” – spiega il prof. Torroni – Le domande che ci siamo posti sono pertanto le seguenti: Come mai questi aplogruppi si trovano solo in Africa pur discendendo da antenati molecolari asiatici? Potrebbero rappresentare un evento di retromigrazione dall’Asia verso l’Africa “Back to Africa”? E in tal caso, si tratta di un evento antico o relativamente recente?” Per rispondere a questi quesiti sono stati analizzati migliaia di individui, selezionandone poi alcune centinaia, caratterizzati da Dna mitocondriali appartenenti ai due rami in questione. Tra questi, 81 sono stati analizzati al massimo livello di risoluzione possibile, cioè quello del sequenziamento completo del Dna mitocondriale. Attraverso questa tecnica si è arrivati a conoscere tutte le loro mutazioni. L’analisi ha rivelato che circa 40–45. 000 anni fa l’Uomo (o meglio la Donna) ha proseguito il viaggio attraverso i continenti iniziato 25–30. 000 anni prima. Alcune popolazioni che vivevano nell’Asia sud-occidentale, probabilmente in enclave separate nell’area del Golfo Persico, sono state coinvolte in uno stesso evento di espansione e rilocalizzazione. Durante quel periodo, i miglioramenti delle condizioni climatiche, in particolare la riduzione delle aree desertiche, permisero l’accesso, da Sud Est, alle regioni del Levante e, a partire da queste zone, l’accesso concomitante all’Europa da un lato, e al Nord Africa dall’altro. “Questo scenario – spiega la dott. Ssa Olivieri – implica che le popolazioni che hanno colonizzato il Nord Africa e l’Europa fossero strettamente imparentate e che quelle che tornarono in Africa non seguirono la “vecchia” rotta costiera meridionale di uscita da questo continente, ma una “rotta settentrionale” a partire dal Levante attraverso l’area mediterranea. ” Da un punto di vista paleo-climatico, questo processo di dispersione prima nel Medio Oriente, e poi in Europa e Nord Africa, potrebbe aver coinciso con un particolare periodo inter-glaciale – datato tra 44. 000 e 48. 000 anni fa – in cui per la prima volta dopo l’Uscita dall’Africa ci furono le condizioni climatiche (con riduzione delle aree desertiche) per poter compiere tali spostamenti. Lo studio del Dna mitocondriale e della sua variabilità ha permesso quindi di chiarire che circa 40–45. 000 anni fa popolazioni correlate hanno popolato a partire dal Vicino Oriente sia l’Africa del Nord che l’Europa. Questo risultato genetico, tra l’altro, rafforza le evidenze archeologiche che la cultura del Paleolitico Superiore dell’Europa (cultura aurignaziana) e quella del Nord Africa (cultura Dabban) hanno avuto un’origine comune, che risale al periodo del primo Paleolitico Superiore, in una stessa area del Vicino Oriente. “Questo studio – conclude il prof. Torroni – è un ulteriore esempio della ricchezza di informazione contenuta nel nostro Dna mitocondriale. Nonostante questo Dna rappresenti solo una piccola frazione del nostro genoma (vedi box di approfondimento), la comprensione della sua evoluzione sta profondamente cambiando la nostra percezione di come le donne (e gli uomini che le accompagnavano) si diffusero sul nostro pianeta. ” Box Di Approfondimento - Il Dna mitocondriale: una prospettiva al femminile dell’evoluzione umana. Nella cellula umana quasi tutti i geni (circa 25. 000) sono confinati nel nucleo in duplice copia e sono trasmessi in parti uguali dai genitori secondo le leggi di Mendel. I 37 geni del Dna mitocondriale (mtDna) si trovano, invece, nei mitocondri, organizzati in una piccola molecola circolare di Dna (circa 17. 000 coppie di basi). Questa molecola è presente in ogni cellula in centinaia o migliaia di copie ed è trasmessa esclusivamente dalla madre. Il Dna mitocondriale umano è inoltre caratterizzato da un più elevato tasso evolutivo che è 10 – 20 volte quello dei geni del nucleo. Perciò, la sua variazione di sequenza si è generata lungo linee di radiazione materna esclusivamente per l’accumulo sequenziale di nuove mutazioni. Questo significa che l’mtDna umano è un archivio molecolare della storia e delle migrazioni delle donne che lo hanno trasmesso alle generazioni successive. Poiché questo processo di differenziazione molecolare è relativamente veloce e ha avuto luogo principalmente durante e dopo il recente processo di colonizzazione e diffusione dell’Uomo moderno in diverse regioni e continenti, i diversi rami (aplogruppi) dell’albero evolutivo mitocondriale tendono a essere circoscritti a differenti aree geografiche e a differenti popolazioni umane. Quindi studiando quante e quali mutazioni caratterizzano un individuo si può risalire alla storia genetica dei suoi antenati femminili: il numero di mutazioni che separano due individui è indice della distanza temporale che li separa dall’antenata comune, mentre l’analisi degli aplogruppi permette di ricostruire gli spostamenti antichi dell’Uomo attraverso i continenti e le varie regioni del mondo. "The mtDna Legacy of the Levantine Early Upper Palaeolithic in Africa"´ by A. Olivieri, A. Achilli, M. Pala, V. Battaglia, S. Fornarino, N. Al-zahery, A. S. Santachiara-benerecetti, O. Semino and A. Torroni at Università di Pavia in Pavia, Italy; N. Al-zahery at University of Baghdad in Baghdad, Iraq; R. Scozzari and F. Cruciani at Università "La Sapienza" in Rome, Italy; D. M. Behar at Molecular Medicine Laboratory in Haifa, Israel; J-m. Dugoujon and C. Coudray at Université Paul Sabatier in Toulouse, France; H-j. Bandelt at University of Hamburg in Hamburg, Germany è pubblicato sull’edizione del 15 Dicembre di Science (www. Sciencemag. Org). .  
   
 

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