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Notiziario Marketpress di Giovedì 07 Luglio 2011
 
   
  CARCERI: SITUAZIONE ISTITUTI UMBRI, SOVRAFFOLLATI E CON CARENZA DI PERSONALE, MERITA ATTENZIONE

 
   
  Perugia, 7 luglio 2011 - "Sovraffollate e carenti, ormai in forma cronica, di personale": riassume così la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, la situazione dei quattro istituti penitenziari umbri, illustrando alla Giunta regionale un´informativa che ne fotografa la delicata condizione. "Al 31 dicembre del 2010 i detenuti reclusi nei quattro istituti di pena umbri erano 1672 - ha detto la vicepresidente - A Perugia il carcere di Capanne è unico in Regione con una sezione femminile che ospita detenuti di ´media sicurezza´, la casa circondariale di Terni ospita detenuti di media sicurezza ed è anche dotata di una sezione per detenuti sottoposti al regime speciale 41 Bis, la casa di reclusione di Spoleto, entrata in funzione nel 1982, è dotata di una sezione di ´alta´ e ´media´ sicurezza, ed ospita detenuti anche ad elevato indice di pericolosità, mentre il carcere di Orvieto è costituito da un unico blocco detentivo ed ospita detenuti di media sicurezza". Tra le prime criticità segnalate dalla vicepresidente c´è il numero dei detenuti, "in particolare di quelli presenti nelle sezioni del circuito di media sicurezza, decisamente superiore alla capienza tollerabile. Significativo negli ultimi quattro anni inoltre, l´aumento della popolazione penitenziaria, che ha fatto registrare la quasi triplicazione della presenza di detenuti con un notevole aumento di spesa sociale e sanitaria per gli enti locali e le Asl. Tutto ciò - ha detto - sommato alla carenza di personale sia dell´area educativa, che di polizia penitenziaria, rende particolarmente difficoltosa, se non impossibile, la differenziazione del trattamento e la rieducazione all´interno degli istituti". "Negli istituti umbri infatti - ha precisato la vicepresidente - è stato registrato un tasso di sovraffollamento del 75 per cento rapportato alla capienza regolamentare degli istituti di pena, e del 6 per cento rapportato alla capienza tollerabile (capienza regolamentare 954 posti, capienza tollerabile 1564 posti). Le donne costituiscono approssimativamente il 3,5-5 per cento della popolazione detenuta umbra.". Per quanto riguarda la provenienza dei detenuti la vicepresidente ha segnalato che quelli con "residenza anagrafica" in Umbria nel 2010 in totale erano 675 su 1672, mentre i detenuti che risultavano nati in un comune dell´Umbria erano solo 57 cioè il 4 per cento del totale dei presenti negli istituti di pena. La presenza dei detenuti stranieri è sempre stata significativa nel corso degli anni, sia in termini assoluti che percentuali(765 al 31 dicembre 2010), particolarmente critica da questo punto di vista è la situazione degli istituti di Perugia Capanne e di Terni. Presso la casa circondariale di Perugia gli stranieri costituiscono oltre il 68 per cento del totale dei detenuti e presso la casa circondariale di Terni il 50 per cento circa. Inoltre, bisogna evidenziare che questi spesso, presentano problematiche di tossicodipendenza: dai dati forniti dall´amministrazione penitenziaria emerge infatti, che più del 28 per cento dei detenuti stranieri è tossicodipendente. Delicata anche la situazione dei figli di detenute che, fino all´età di tre anni sono accolti in carcere con le madri. Tra le criticità segnalate dalla vicepresidente Casciari c´è anche "il fallimento" della Legge ´199/2010´ che stabilisce le disposizioni relative all´esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno, "il cui, tanto atteso risultato di deflazione della popolazione penitenziaria, non è stato minimamente raggiunto. In Umbria infatti - ha precisato la vicepresidente - alla data del 8 febbraio 2011, i detenuti dimessi dagli istituti di pena erano complessivamente 37". Altra questione spinosa è la grave situazione del personale di polizia penitenziaria la cui dotazione organica è di 1060 unità: il personale contingente di polizia penitenziaria in servizio nella regione, sia per assegnazione definitiva che temporanea, risulta però di 804 unità, di cui 785 presso gli istituti di pena, 18 presso il Provveditorato Regionale dell´ Amministrazione Penitenziaria e uno presso l´Ufficio Esecuzione Penale Esterna Perugia. Presenti negli Istituti di Spoleto e Terni 64 unità appartenenti al Gruppo Operativo Mobile addetti alla custodia dei detenuti sottoposti a regime previsto dall´art. 41 bis. Critica anche la situazione del personale dell´area educativa: nel corso del 2010 ogni educatore della casa circondariale di Perugia e della casa di reclusione di Spoleto hanno avuto rispettivamente, in media, in carico oltre 140 e oltre 130 detenuti, a fronte di una media regionale già alta di 96 detenuti. Regione umbria aderisce a progetto interregionale del dipartimento amministrazione penitenziaria" - La vicepresidente ha ricordato che, relativamente alle carceri, la Regione Umbria ha competenze in materia di sanità penitenziaria, assistenza sociale, formazione professionale, educazione primaria e secondaria, promozione di attività trattamentali tipo lavoro intramurario, attività culturali, ricreative e sportive. "Il nostro impegno come Regione - ha detto l´assessore - si è sviluppato in particolare nel reinserimento sociale e lavorativo, nella tutela della salute delle persone detenute e sul versante delle politiche sociali. Al fine di costruire le condizioni per il reinserimento sociale delle persone detenute ed ex detenute, acquistano centralità i temi dell´educazione, della formazione e del lavoro, sia durante la fase della detenzione, sia in quella preventiva della scarcerazione. Nel quadro delle politiche di inclusione sociale la Regione Umbria ha sviluppato azioni formative e di informazione anche in collaborazione con i soggetti del terzo settore. Inoltre, sono state avviate azioni promozionali nei confronti delle istituzioni del territorio, del volontariato, della cooperazione e dell´associazionismo che si sono concretizzate in alcuni progetti territoriali per l´integrazione e l´inclusione lavorativa dei detenuti ed ex-detenuti con il coinvolgimento sia degli istituti di pena, che del mondo del lavoro e della produzione". "Nel Piano sociale regionale - ha aggiunto la vicepresidente - si profilano due campi d´intervento, uno di carattere socio-assistenziale relativo alla condizione dello straniero, l´altro di carattere sanitario che attiene alla tutela della salute delle persone quale diritto costituzionalmente riconosciuto. Relativamente alle politiche di reinserimento sociale delle persone detenute ed ex detenute il piano sociale regionale si propone di realizzare un coordinamento stabile finalizzato a condividere le problematiche emergenti, i programmi, gli interventi in sinergia tra le aree della salute, delle dipendenze, dell´immigrazione, del lavoro della formazione professionale e della sicurezza". La vicepresidente Casciari ha ricordato che dal 1994 la Regione Umbria ha istituito l´Osservatorio regionale sulla condizione penitenziaria e post-penitenziaria al quale partecipano il Provveditorato regionale dell´Amministrazione penitenziaria, i Comuni sede di istituto penitenziario, le Province e le associazioni impegnate all´interno degli istituti di pena. La Regione Umbria ha sottoscritto nel 2001 un Protocollo d´Intesa con il Ministero della Giustizia che prevede tra l´altro l´impegno di promuovere e realizzare interventi specifici rivolti al trattamento delle persone ristrette, i cui contenuti sono individuati dall´ordinamento penitenziario, anche con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato. Con il Provveditorato Regionale dell´Amministrazione penitenziaria è in fase di predisposizione un progetto regionale volto al reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute. Inoltre, la Regione ha aderito al progetto interregionale e transnazionale promosso dal Dipartimento dell´amministrazione penitenziaria che prevede come azione di sistema quella di rafforzare la governance socio istituzionale che a livello locale si occupa della realizzazione di interventi di inclusione sociale, favorendo la programmazione partecipata di progetti destinati alle persone in esecuzione penale e ponendo a sistema quelle buone prassi che già sono state realizzate in modo sporadico con le singole progettazioni.  
   
 

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