Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Luglio 2011
 
   
  I RICCI DI MARE POSSONO SOPRAVVIVERE ALL´INVASIONE DELLE ALGHE GIGANTI?

 
   
  I ricci di mare (Paracentrotus lividus) che vivono sul fondo del Mediterraneo sono attualmente in lotta per la sopravvivenza contro specie marine esotiche che si stanno diffondendo nel loro habitat e stanno minacciando la biodiversità. Nonostante però l´umile riccio di mare stia usando tutta la sua energia per respingere questi predatori esotici, principalmente alghe giganti, la sua capacità è limitata e può arrivare solo a questo. La sua lotta per la sopravvivenza era al centro di un nuovo studio finanziato dall´Ue e pubblicato sulla rivista Biological Invasions, che studia gli erbivori locali e la loro resistenza alle bioinvasioni marine nel Mediterraneo. Un team di ricercatori dell´Università spagnola di Girona, dell´Università di Barcellona, del Centro di studi avanzati di Blanes (Ceab) e dell´Istituto mediterraneo di studi avanzati ha studiato quanto efficacemente i ricci di mare possono limitare l´invasione di due alghe, Lophocladia lallemandii e Caulerpa racemosa. Lo studio, che è stato sostenuto in parte da un contributo Marie Curie nell´ambito dell´Area tematica "Mobilità" del Sesto programma quadro (6? Pq), ha constatato che i ricci di mare erano in grado di resistere agli effetti delle alghe soltanto durante le prime fasi della sua invasione o quando la densità era molto bassa. "Dopo sette mesi di sperimentazione, abbiamo scoperto che la depredazione da parte di questi erbivori non aveva effetti una volta che la Caulerpa racemosa si era stabilita completamente, anche se aveva ridotto il grado di consolidamento nelle prime fasi di invasione," ha detto l´autore principale dello studio, Emma Cebrián. La ricercatrice spiega anche come i ricci di mare siano riusciti a limitare la diffusione stagionale dell´alga Lophocladia lallemandii: "Visto che la quantità di questa specie direttamente consumata dai ricci di mare è molto bassa, questa riduzione era dovuta più che altro dalla diminuzione di altre specie locali (consumate dai ricci di mare), che fungono da substrato per le alghe." Questi risultati significano che nonostante l´abilità del riccio di mare di limitare gli effetti delle alghe infestanti quando sono riunite in gruppi ad alta intensità, essi sono impotenti in zone dove le alghe si sono già stabilite. I ricercatori hanno usato l´esperimento anche per confrontare la proporzione di alghe infestanti nell´ambiente e la quantità realmente consumata dai ricci di mare. Hanno scoperto che i ricci di mare sono in effetti piuttosto esigenti e consumano le alghe infestanti a seconda delle loro preferenze piuttosto che della loro disponibilità. Nonostante entrambi i tipi di alghe fossero presenti nell´habitat dei ricci di mare, la Lophocladia lallemandii non è stata consumata molto, mentre la Caulerpa racemosa si è dimostrata molto gradita. Per scoprire se il consumo da parte dei ricci di mare potesse controllare l´invasione di queste due specie, il team di ricercatori ha piazzato grandi quantità di ricci di mare in gabbie e ha controllato come le alghe infestanti si sviluppavano. Le gabbie sono state messe in zone già completamente invase dalla Caulerpa racemosa, in aree dove l´invasione era ancora molto limitata e in posti dove la Lophocladia lallemandi era molto abbondante. "I ricci di mare hanno controllato solo l´espansione della Caulerpa racemosa nelle gabbie piazzate in posti dove l´invasione era nelle sue primissime fasi," commenta Emma Cebrián. Adesso il team ha in programma di provare a sviluppare metodi per controllare le invasioni di queste specie esotiche, che contribuirebbero alla salute generale della biodiversità del Mediterraneo. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Barcellona: http://www.Ub.edu/web/ub/en/    
   
 

<<BACK