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Notiziario Marketpress di Venerdì 22 Luglio 2011
 
   
  PADOVA (PALAZZO ZABARELLA): IL SIMBOLISMO IN ITALIA

 
   
  Federico Bano annuncia "Il Simbolismo in Italia". L´appuntamento, per molti versi imperdibile, è dal primo ottobre di quest´anno al dodici febbraio del 2012, a Padova, in Palazzo Zabarella. A realizzare questa nuova impresa la Fondazione Bano, qui ancora una volta insieme alla Fondazione Antonveneta, ha chiamato Fernando Mazzocca e Carlo Sisi con Maria Vittoria Marini Clarelli, direttore della Galleria Nazionale d´Arte Moderna di Roma. Il tema e l´ambito sono ben noti: a cavallo tra Otto e Novecento, l´inconscio irrompe nell´arte e nulla sarà più come prima. E´ la scoperta di un mondo "altro", affascinante, intrigante, di una nuova lente che vira la percezione di ogni realtà, si tratti di un paesaggio fisico e di un moto dell´anima. E´ la storia di un movimento che si estende velocemente su scala europea ma che qui viene compitamente - ed è la prima volta - indagato nella sua fondamentale vicenda italiana. Non senza proporre confronti oltre confine e in particolare con l´ambito austriaco del Simbolismo: valgano tra tutti la Giuditta - Salomè, di Gustav Klimt o Il Peccato, celebre capolavoro di Franz von Stuck: due opere che valgono da sole la visita alla mostra. Ma se i raffronti internazionali sono di assoluta qualità, ciò che di italiano offrono le otto sezioni di questa mostra, non è certo da meno. Sono opere che, nel loro insieme, ricostruiscono quel dibattito sulla missione dell´arte che infuocò quegli anni di decisive mutazioni sociali. Opere che evocano ciò che aleggiava negli ambienti letterari e filosofici di Gabriele D´annunzio o di Angelo Conti o nei cenacoli musicali devoti a Wagner, mentre le Esposizioni portavano in Italia i fermenti dei movimenti europei. Proprio con una esposizione, la Triennale di Brera del 1891, si apre l´itinerario della mostra che presenta affiancate Le due madri di Giovanni Segantini e Maternità di Gaetano Previati, quadri che segnano la sintesi fra divisionismo e contenuti simbolici. Segue una sezione dedicata ai ´protagonisti´: gli artisti italiani e stranieri che parteciparono direttamente a quell´avventura poetica cresciuta intorno al Manifesto del 1886 di Jean Moréas e all´ "arte di pensiero" foriera della poetica degli stati d´animo. "Un paesaggio è uno stato dell´anima" scriveva Henry-frédéric Amiel e a questo principio è ispirata la sezione che, trattando del sentimento panico della natura, espone opere dove prevalgono, nella rappresentazione del paesaggio, la nebbia, i bagliori notturni, la variabilità atmosferica, le situazioni insomma più facilmente collegabili ai turbamenti psicologici. A prefazione di questo tema l´ Isola dei morti di Böcklin nella raffinata ed inedita versione di Otto Vermehren, affiancata dai dipinti di Vittore Grubicy, di Pellizza da Volpedo, di Plinio Nomellini. Il mistero della vita è il soggetto della successiva sezione. Qui troviamo la rappresentazione di azioni quotidiane: la processione, le gioie materne, il viatico, la partenza mattutina. Emblemi di quell´ "artista veggente" che aveva il compito, secondo le teorie simboliste, di decifrare il mondo dei fenomeni e di cogliere le affinità latenti e misteriose esistenti tra l´uomo e la realtà circostante. Alle soglie del Novecento, Angelo Conti affermava che la natura, anche nelle sue calme apparenze, era "tutta uno spasimo, una frenesia di rivelarsi ed esprimere, per mezzo dell´uomo il segreto della sua vita": un segreto che spesso era demandato a rappresentazioni dense di rimandi letterari, di evocazioni mitologiche cariche di sensualità, in cui l´artista esibiva la capacità di trasformarne quei contenuti in immaginazioni rare e coinvolgenti, come nei dipinti di Pellizza da Volpedo, Morbelli e Casorati. L´ispirazione preraffaellita domina la pittura di Giulio Aristide Sartorio, Adolfo De Carolis realizza le aspirazioni figurative di D´annunzio, Galileo Chini intesse sontuose e iridescenti allegorie, Leonardo Bistolfi interroga la Sfinge, Gaetano Previati riscopre nella storia il dramma di Cleopatra: le sezioni che illustrano il mito e l´allegoria propongono i capolavori di questi artisti mettendone in evidenza la portata internazionale attraverso il confronto - clamoroso per importanza e qualità - con le opere di Gustav Klimt e di Franz von Stuck. E´ nella sezione dedicata al ´bianco e nero´, cioè alla nutrita produzione grafica degli anni fra Otto e Novecento, che meglio si comprende il dialogo degli italiani con la cultura figurativa mitteleuropea, impegnata ad indagare i più riposti sentimenti dell´uomo, i suoi fantasmi interiori. Spiccano in questa i fogli di Gaetano Previati, di Alberto Martini, di Romolo Romani, di Giovanni Costetti, di Umberto Boccioni, del giovane Ottone Rosai, che variano dall´allegorico, al fiabesco, al fantastico, all´orrido, confermando l´idea allora ricorrente che solo attraverso il disegno si riuscisse a preservare la spiritualità della visione dalle scorie della quotidiana esperienza. Il percorso della mostra si conclude nella ´Sala del Sogno´, che alla Biennale di Venezia del 1907 aveva consacrato le istanze e le realizzazioni della generazione simbolista creando una vera e propria scenografia affidata all´ingegno decorativo di Galileo Chini e agli artisti che, con la loro militanza, avevano contribuito ad alimentare le poetiche del ´piacere´ e dell´inquietudine, della bellezza e del mito, della spiritualità e degli stati d´animo, sostenendole con tenacia fino alle soglie della rivoluzione futurista cui introducono due capolavori ancora simbolisti di Umberto Boccioni come Il sogno (Paolo e Francesca) e La madre che cuce. Informazioni e prenotazioni: tel. 049.8753100 info@palazzozabarella.It -  www.Palazzozabarella.it  
   
 

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