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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Luglio 2011
 
   
  ZIMBABWE: LA SPERANZA SULLE ALI DELLA FORMAZIONE DI MEDICI E INFERMIERI LOCALI DEL TRENTINO

 
   
   Trento, 20 luglio 2011 - Undici medici generici - e tre infermieri - dello Zimbabwe, formati con uno stage di una settimana per operare bambini affetti da idrocefalo, patologia molto frequente nel paese africano: è questo il prezioso risultato del corso di formazione tenuto da un medico trentino, Michele Conti, direttore dell´Unità operativa di Neurochirurgia dell´ospedale di Rovereto, nei giorni scorsi presso l´ospedale Luisa Guidotti di Mutoko, in Zimbabwe, dove opera da anni Carlo Spagnolli, chirurgo trentino che ha dedicato la sua vita all´Africa. L´idrocefalo (letteralmente "acqua nella testa"), consiste nell´accumulo di liquido cerebrale (o liquido cefalorachidiano) nel cervello, causato da meningite o altre infezioni contratte in gravidanza o dopo la nascita. Se non curata per tempo la patologia provoca menomazioni permanenti e finanche la morte. Il corso - il secondo del suo genere dopo quello tenuto sempre dal dottor Conti in Etiopia - si è chiuso venerdì con la consegna dei diplomi ai medici e infermieri africani, giunti da ogni parte del Paese. Ma il vero beneficio di questa iniziativa di formazione - frutto dell´accordo siglato lo scorso anno fra Provincia autonoma di Trento e Azienda provinciale per i servizi sanitari - inizia ora: in Zimbabwe, paese che dispone di soli tre specialisti neurochirurghi, tutti impegnati nella capitale, aver reso autonomi ben dieci ospedali distribuiti su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda la cura dell´idrocefalo significa restituire salute e speranza a migliaia di bambini. "Con questo genere di progetti semplici e concreti - ha commentato l´assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami, che ha visitato nei giorni scorsi l´ospedale di Mutoko e altri progetti sostenuti dalla Provincia in Zimbabwe - puntiamo a valorizzare le risorse umane presenti in Africa, in questo caso medici e infermieri pieni di entusiasmo e di buona volontà, che vogliono mettere le loro esperienze al servizio dei loro connazionali. Il tutto in accordo con l´Ordine dei medici dello Zimbabwe, che è fortemente interessato a ripetere l´esperienza anche con riferimento ad altre patologie." Una volta fornite al personale medico e infermieristico locale le competenze necessarie per operare il più è fatto: la Provincia, assieme alle associazioni trentine che sostengono l´operato di Carlo Spagnolli in Africa, come l´associazione Amici del senatore Giovanni Spagnolli e Lifeline Dolomites, continuerà a dare comunque il suo appoggio, sia per la fornitura degli strumenti necessari per realizzare l´operazione (il catetere necessario per il drenaggio del liquido cerebrale che si accumula nella testa dei bambini, acquistato a basso costo in India, con un enorme risparmio rispetto ad una fornitura dall´Europa), sia "adottando" alcuni medici locali (due al momento, quelli operativi al Luisa Guidotti), che operano in presidi sanitari lontani dalla capitale Harare. Così facendo si vuole contrastare la tendenza dei "più bravi" a lasciare gli ospedali rurali per andare nei centri urbani o addirittura all´estero, dove possono guadagnare di più, anche esercitando privatamente. L´ospedale Luisa Guidotti di Mutoko, nello Zimbabwe orientale, è uno di questi. Nato negli anni ´60 per iniziativa della Diocesi locale, nel cuore di un distretto rurale di circa un milione di abitanti, conta circa 200 posti letto, ma arriva ad ospitare normalmente fino a 280 pazienti. Tre i medici fissi, e numerose infermiere, alcune delle quali sieropositive: venendo a lavorare a Mutoko, oltre ad accedere alle cure antiretrovirali, hanno acquisito dignità e consapevolezza della propria malattia. Al Luisa Guidotti opera Carlo Spagnolli, arrivato qui con la famiglia nel 1986, dopo altre esperienze in Africa, soprattutto in Uganda (dove ha vissuto anche nei periodi più "bui", quelli delle dittature di Idi Amin e Milton Obote). Il Luisa Guidotti in realtà è più di un semplice ospedale: è una sorta di villaggio, con un ostello per ospitare i medici che frequentano i vari corsi di formazione, la scuola-convitto per il corso triennale per infermiere, e ancora, gli alloggi per il personale, gli orti e gli animali per garantire al tutto una almeno parziale autosufficienza, e così via. In Zimbabwe, come in molti altri paesi poveri, dove la fiscalità non arriva a coprire le spese sostenute dal governo per l´assistenza sanitaria, i pazienti devono contribuire ai costi degli interventi e della degenza. Anche gli ospedali missionari come quello di Mutoko chiedono un contributo a chi può permetterselo, ma comunque garantiscono assistenza sanitaria a tutti. Il costo "vivo" della cura, anche quando è coperto dalle donazioni dall´estero, di associazioni e enti pubblici, non esaurisce però tutti i problemi. Un paese come lo Zimbabwe sconta infatti grandi carenze infrastrutturali, scarsità di personale specializzato e in generale standard igienico-sanitari estremamente bassi. Formare del personale specializzato, o con stage all´estero - come la Provincia autonoma di Trento e l´Azienda sanitaria hanno iniziato a fare - o direttamente in loco, è dunque fondamentale. Il corso organizzato la scorsa settimana a Mutoko rientra in questa più vasta strategia: l´obiettivo era formare dei medici locali di chirurgia generale, provenienti da una decina di ospedali sparsi in tutto il Paese, al fine di curare una patologia diffusissima, l´idrocefalo, che affligge i bambini alla nascita. Parliamo di quei bambini che, detto volgarmente, nascono con la testa "gonfia d´acqua". Il problema è determinato da infezioni contratte durante la gravidanza, nel periodo perinatale o dopo la nascita, che compromettono in maniera irreversibile la capacità del corpo di assorbire il liquido cerebrale prodotto normalmente, per tutta la vita, e che assicura un involucro protettivo e di sostegno al sistema nervoso. Se ciò si verifica, si crea un accumulo di liquido nel cervello che, comprimendo le strutture nervose, può determinare dei danni cerebrali molto gravi o condurre addirittura alla morte del paziente. In realtà l´intervento da eseguire - quello che il dottor Conti ha insegnato ai medici dello Zimbabwe - è relativamente semplice: si tratta di introdurre un catetere - una derivazione ventricolo-peritoneale - per drenare il liquido cerebrale dalla testa alla cavità addominale, dove sarà riassorbito nel peritoneo. Questa derivazione, munita di apposita valvola - una volta inserita "sottopelle" - dovrà essere portata dal paziente tutta la vita; per questo è fondamentale non tanto che dei medici europei si rechino sul posto per realizzare l´intervento ma formare personale medico e paramedico locale, in modo tale che, oltre ad eseguire l´operazione, sia anche in grado di ripeterla sul paziente in caso di malfunzionamenti. Insomma, questa è la famosa "sostenibilità" di cui spesso si parla a proposito dei progetti di solidarietà internazionale: tradotto in altri termini, e per utilizzare un´immagine molto comune in Africa, si tratta non tanto di dare il pesce a chi ha fame ma di insegnargli a pescare. Un altro aspetto essenziale della sostenibilità è quello di natura economica: per questo è stato deciso di acquistare gli shunt - ovvero le "valvole" - da un fornitore indiano, ad un costo, 37 dollari, enormemente più basso rispetto a quello del mercato europeo, dove il tutto può arrivare a costare fino a 1500 dollari, un prezzo improponibile per un ospedale dello Zimbabwe. Inutile dire che medici e infermieri hanno partecipato al corso organizzato a Mutoko con grande entusiasmo. "Dopo una prima introduzione teorica - spiega Conti - abbiamo iniziato subito ad operare sui pazienti. La tecnica in realtà è semplice, e in pochi giorni i medici locali se ne sono perfettamente impadroniti. Grazie ad essi adesso in dieci ospedali dello Zimbabwe si potranno curare i bambini idrocefali. Fino ad oggi a praticare l´intervento erano i soli tre neurochirurghi di cui dispone lo Zimbabwe, tutti concentrati nella capitale." "Michele si è rivelato un insegnante perfetto - sottolinea Carlo Spagnolli, che a sua volta ha seguito lo stage - , capace di tenere in pugno la situazione e di spiegarsi chiaramente riuscendo al tempo stesso a mettere a loro agio i medici e gli infermieri che hanno partecipato al corso. Il legame fra noi e lui continuerà anche a distanza, in primo luogo via mail. Ma intendiamo anche proseguire lungo la strada degli stages, concentrandoci su altre patologie molto diffuse nel paese, che non vengono curate per un deficit di formazione de personale locale." "Spesso non occorrono grandi impegni di spesa per fare solidarietà internazionale - spiega invece l´assessore Lia Giovanazzi Beltrami, presente alla consegna dei diplomi con cui si è chiuso, venerdì, lo stage al Luisa Guidotti - , anzi, a volte possono essere persino controproducenti. Bisogna scommettere sull´Africa e sugli africani, dare loro fiducia e un piccolo aiuto laddove serve. Con questo corso di pochi giorni, svolto da uno specialista trentino in regime di puro volontariato, abbiamo reso autonomi, per una patologia importante, diversi ospedali dello Zimbabwe. Nell´incontro che abbiamo avuto ad Harare con Josephine Mwakutuya, direttrice dell´ordine dei medici dello Zimbabwe, abbiamo constatato che l´interesse ad approfondire questa collaborazione c´è. Credo perciò che da questa prima esperienza possano germogliare, in futuro, altri frutti preziosi." Medici partecipanti al corso di formazione: Goden Majonga; Prosper Kuwandoga; Rugare Gilson Mandigo; Mbulelo Alexander Dube; Aaron Museka; Carlo Spagnolli; Maxwell Rupfutse; Frankson Masiye; Charles Chinembiri Mapanda; Shelton Kudzanai Chivanga; Sister Zakazaka. Zimbabwe – note - Lo Zimbabwe, ovvero la ex-Rodhesia del sud, già colonia britannica, è situato nel cono sud del Continente africano. Circa 10 milioni gli abitanti, distribuiti in un area di 390.760 kmq. L´80% delle famiglie vive in povertà assoluta (meno di un dollaro al giorno) ed affronta da anni una pesante recessione economica, assieme a una non meno grave crisi politica. Sotto il profilo sanitario, il Paese si colloca al 130° posto nel mondo, con un indice elevato di mortalità infantile (81 su 1000) e di bambini sottopeso alla nascita, un´alta incidenza di tubercolosi e malaria, ed un´altissima diffusione dell´Hiv-aids che sta flagellando la popolazione. La speranza di vita è di 37 anni. L´ospedale Luisa Guidotti – Mutoko - L´ospedale creato dalla locale Diocesi cattolica negli anni 60 nel distretto rurale di Mutoko, a circa 200 chilometri dalla capitale e vicino al confine con il Mozambico, prende il nome dalla dottoressa italiana che vi prestava servizio negli anni 70 e che fu uccisa nel luglio del 1979, durante la guerra civile. La struttura in origine era una tendopoli; nel corso degli anni e con il sostegno di molti donatori (fra cui, oltre alla Provincia autonoma di Trento, l´associazione Amici del senatore Giovanni Spagnolli e Lifeline Dolomites) è diventato un centro efficiente, con reparti di medicina generale, microchirurgia, radiologia, laboratorio analisi, cure antiretrovirali Aids ed anti tubercolosi. Attualmente all´ospedale di Mutoko si riescono a curare in media ogni giorno circa 280 pazienti. Nell´ospedale è compreso anche l´ostello-sala conferenze intitolato al dottor Matteo Leonardi, compianto medico roveretano. La struttura è destinata ad accogliere dignitosamente medici ed operatori sanitari impegnati nei vari programmi di formazione. A Mutoko opera Carlo Spagnolli, classe 1949, premiato nell´edizione 2010 della Giornata dell´Autonomia per avere portato nel mondo, con il suo operato, i valori più profondi del Trentino. Figlio del senatore di origini roveretane Giovanni Spagnolli, si è recato per la prima volta in Africa nel 1975, appena laureato. La destinazione era l´Uganda, dove è approdato come volontario, restando però nel Paese fino agli anni ´80 e nel frattempo acquisendo le specializzazioni in Igiene e Medicina Preventiva, in Ostetricia-ginecologia, in Chirurgia d´urgenza e Pronto Soccorso. Sposato nel 1983 con Angelina Bugaro, infermiera ugandese molto conosciuta anche in Trentino, scomparsa nel febbraio 2010, ha avuto tre figli, Francesco, Giovanni ed Elisa. Spagnolli ha lavorato in Eritrea e in Etiopia durante la guerra civile. Dopo una breve parentesi in Camerun, è approdato in Zimbabwe all´ospedale missionario Luisa Guidotti, dove presta attualmente la sua opera. E´ fiduciario dell´associazione Amici del sen. Giovanni Spagnolli, costituita nel 2000, con sede a Rovereto, impegnata in numerosi progetti di solidarietà internazionale soprattutto nei paesi africani.  
   
 

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