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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Luglio 2011
 
   
  P.E. IN DIRETTA DALLA TUNISIA - GIORNO 2: LA VISITA TOCCANTE AI CAMPI PROFUGHI

 
   
  Strasburgo, 20 luglio 2011 - Giovedì 14 luglio la delegazione si è diretta verso Ras Ajdir, il più grande valico di confine tra Tunisia e Libia, e ha visitato due campi profughi in pieno deserto dove, sfidando il caldo infernale e le tempeste di sabbia, più di 5.000 persone aspettano il reinsediamento, nelle tende fornite dalle organizzazioni umanitarie. Si stima che siano oltre 500.000 i libici che hanno attraversato la frontiera con la Tunisia dallo scorso febbraio. I deputati europei in visita hanno avuto modo di discutere la situazione con gli operatori umanitari sul campo (Unhcr, Oim, Msf, Save the children, Unicef, Croce Rossa, Islamic Relief...), con l´esercito tunisino addetto alla sicurezza, e con gli immigrati e i rifugiati, che hanno parlato delle loro drammatiche condizioni di vita. "Non abbiamo sufficienti cibo, acqua e medicine. Sono al terzo mese di gravidanza e non ce la faccio più" ha detto una donna. Mentre un altro profugo ha confidato che il vero problema non è materiale: "È la speranza. Non c´è speranza qui, per questo molti scelgono di andarsene illegalmente, per esempio in l´Italia". Impressioni, reazioni e analisi dalla delegazione - "Questa visita è stata un vero tuffo nella realtà. Noi di solito siamo immersi nelle procedure (di asilo, di reisediamento) e qui ci troviamo di fronte a persone che ci dicono che quello che manca è la speranza!" ha notato la socialista francese Sylvie Guillaume. Queste persone "devono sviluppare strategie per ottenere asilo, mentre dovrebbe essere un loro diritto. Questa visita è al tempo stesso commovente e inquietante" ha aggiunto. L´olandese dei Verdi Judith Sargentini ha parlato della richiesta chiave avanzata dalle organizzazioni umanitarie che gestiscono i campi: "creare nuove possibilità per il reisediamento. Quattromila persone non sono così tante...". E ha messo a fuoco la missione da compiere al ritorno: "Il nostro ruolo è ora quello di condividere quest´esperienza e indurre gli Stati membri ad essere più generosi" ha detto. "Dobbiamo occuparci di questi rifugiati in ogni caso, sia che lo facciamo qui con il reisediamento, che a Lampedusa. E dobbiamo farlo prima che sia troppo tardi".  
   
 

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