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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Dicembre 2006
 
   
  AREE INQUINATE: AMBIENTE A RISCHIO. E LA SALUTE?

 
   
  Roma, 18 dicembre 2006 - Alcune tra le più recenti indagini di epidemiologia ambientale sono state illustrate il 14 dicembre a Roma, presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel workshop “Studi su ambiente e salute nei siti inquinati: prospettive di sviluppo metodologico e applicativo”. Sono intervenuti tra gli altri il presidente del Cnr, Fabio Pistella, il direttore del Programma Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Roberto Bertollini, e la vice presidente dell’Associazione Italiana Epidemiologia, Adele Seniori Costantini. Nel corso del workshop è stato presentato il rapporto Istisan 06/19 “Indagini epidemiologiche nei siti inquinati: basi scientifiche, procedure metodologiche e gestionali, prospettive di equità”, curato da Fabrizio Bianchi dell’Istituto di Fisiologia Clinica (Ifc) del Cnr di Pisa e da Pietro Comba del Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Istituto Superiore di Sanità, che approfondisce la riflessione sullo stato di salute delle popolazioni residenti nei siti inquinati. Numerosi studi recenti hanno infatti segnalato situazioni critiche per i residenti nelle aree a rischio. Eccessi di mortalità, malformazioni congenite o altre condizioni anomale sono riscontrate in molte zone studiate (tra cui Augusta-priolo, Gela, Porto Torres, Taranto, Genova, Mantova, Massa Carrara e vaste aree della Campania interessate dallo smaltimento incontrollato dei rifiuti). I risultati emersi dalle ricerche condotte sui residenti in prossimità di poli industriali e siti di smaltimento di rifiuti tossici, hanno evidenziato un generale incremento di molte patologie e del relativo tasso di mortalità. “In molte di queste zone sono in corso attività di monitoraggio ambientale, sorveglianza sanitaria e in alcune di bonifica delle matrici contaminate”, osserva Fabrizio Bianchi dell’Ifc-cnr, “che coinvolgono diverse istituzioni ed enti e che richiedono studi multidisciplinari rigorosi, tecnologie innovative, sistemi avanzati di misura e valutazione, misure di prevenzione primaria, nuove tecniche di comunicazione e partecipazione. Su questi argomenti il Cnr è impegnato a dare il proprio contributo in collaborazione con gli altri soggetti, in primo luogo l’Istituto Superiore di Sanità e Ministeri competenti, soprattutto per capire meglio i meccanismi di contaminazione della catena alimentare e di passaggio all’uomo di inquinanti ambientali persistenti, sviluppare tecniche di misura individuale dell’esposizione, sperimentare nuove tecniche di bio-depurazione, usare efficacemente le risorse di geo-osservazione e localizzazione satellitare”. Nelle aree industriali siciliane si sono intensificate le malformazioni infantili e i casi di aborto, come pure i tumori a polmoni, colon-retto e pleura. In Campania, dove la mortalità nel ventennio 1982-2001 è diminuita ma si mantiene al di sopra della mortalità nazionale, le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima causa di morte in entrambi i sessi (40% per gli uomini, 50,3% donne), seguite da tumori (30% maschi, 21,3% femmine), in particolare a stomaco, reni, fegato, bronchi e polmoni, pleura e vescica. Preoccupanti anche i dati provenienti dall’area dell’acciaieria di Cornigliano, dove si osserva una maggior incidenza (+10%) di tumori negli uomini rispetto al resto di Genova, in particolare a laringe, encefalo, sistema nervoso centrale e sistema emolinfopoietico. Nella zona di Massa-carrara, i dati di mortalità generale (più elevati di quelli regionali, specialmente tra i maschi: eccesso del 10%) rilevati a dieci anni dalla chiusura degli impianti Anic-agricoltura e Farmoplant mostrano un indice di mortalità maschile, rispetto alla media toscana, maggiore per i tumori al fegato del 53% a Carrara e del 69% a Massa, per i tumori della laringe del 64% e 52%, per il tumore della pleura a Carrara del 131%. Nel polo industriale di Termoli e nella zona della discarica di Guglionesi, in Molise, si verifica l’aumento della mortalità dal 1980 al 2001 per cause tumorali, in genere nei maschi e quindi associabili a esposizioni lavorative, e di malattie dell’apparato respiratorio (+17% a Termoli e + 42% a Guglionesi). .  
   
 

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