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Notiziario Marketpress di Giovedì 06 Febbraio 2003
 
   
  L´INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA

 
   
  Milano, 6 febbrai o.Il nuovo Presidente di Federalimentare (Federazione delle Industrie Alimentari Italiane) Luigi Rossi di Montelera - coadiuvato dal Vicepresidente Vicario Gian Domenico Auricchio e dal Direttore Generale Daniele Rossi - ha presentato oggi a Milano la situazione dell´Industria Alimentare Italiana. Industria Alimentare: Nel 2002 Fatturato A 93 Miliardi Di Euro Con produzione ed esportazioni in crescita lo scorso anno il settore alimentare ha confermato le sue doti anticicliche. E ha ribadito la sua posizione di terzo pilastro del manifatturiero, con le sue 7.000 piccole e grandi aziende che danno lavoro a 270.000 persone. L´obiettivo ora è quello d´incrementare la quota dei ricavi da esportazione sui ricavi totali -ferma al 15%, contro una media europea del 18% -e, più in generale, di recuperare redditività L ´industria alimentare italiana conferma il ruolo di primo piano nel sistema economico del nostro Paese. Per valore della produzione rappresenta oltre l´ 11% dell ´industria manifatturiera, classificandosi al terzo posto dopo il settore metalmeccanico e il tessile- abbigliamento. Nel 2002, il fatturato ha raggiunto i 93 miliardi di euro, con un´occupazione globale che sfiora i 270mila addetti e quasi 7mila aziende con più di 9 dipendenti distribuite su tutto il territorio nazionale. L ´industria alimentare comunitaria copre più del 15% dell ´intera, produzione industriale europea. Con un fatturato di circa 650 miliardi di euro e un numero di dipendenti che supera i 2, 5 milioni di unità, sorpassa largamente gli Stati Uniti d´ America e si conferma prima nel mondo e prima industria in Europa. I Consumi: Stabili, Ma Salgono Quelli Extradomestici (+2%) Sostanzialmente stabili nel 2002: circa 112 miliardi di euro per i consumi domestici, con un incremento di quasi il 2% rispetto al 2001, e 52 miliardi di euro per i consumi extra-domestici (catering e ristorazione), ma con un incremento percentuale maggiore (3%). Nell ´ultimo quinquennio i consumi alimentari delle famiglie, che incidono per circa il 16% sul totale dei consumi nazionali, sono cresciuti, in valuta costante, del 5%. Una quota che risulta inferiore a ~~~ quella espressa, nello stesso periodo, dai consumi globali del Paese (+12%).. La Produzione, In Lieve Crescita( + L´ 6% ) A Dispetto Del Trend Negativo , Anche se viene considerato dagli economisti un settore ormai "maturo", la produuzione continua a crescere. Si tratta di un aumento non molto elevato in termini quantitativi (+1,6%) ma che conferma la solidità dell ´industria alimentare italiana rispetto alla produzione industriale nel suo complesso, che nel 2002 è scivolata "in rosso" con un -2,5%.. Dal 1995 ad oggi, il settore ha messo a segno un aumento di oltre il 13%. Nello stesso periodo, l´industria italiana nel suo insieme è cresciuta del 6% circa. Nei primi dieci mesi del 2002 la produzione è stata pari al +1,9%, contro il -2,6% del totale Industria. L´export: Vicino A 14 Miliardi Di Euro (+6,6%) 1 Nel 2002 l ´export di prodotti alimentari ha raggiunto i 13,9 miliardi di euro (+6,6%). La proiezione sui mercati internazionali, rappresentata dalla percentuale dei ricavi da esportazioni sui ricavi totali, è stata quasi del 15% (corrispondente a oltre il 5% di tutto l´export industriale italiano). Benchè superiore,ai livelli di qualche anno fa, tale quota non soddisfa le potenzialità del settore. Essa resta inferiore, infatti, ai livelli raggiunti da altri i Paesi europei, come Francia e Germania (20%). Va ricordato inoltre che la Comunità Europea esprime nel suo complesso una proiezione export-oriented pari al 18% del proprio fatturato. La Comunità assorbe, sia in termini quantitativi che valutari, quasi il 65% dell ´export agroalimentare italiano. Fra i Paesi Ue, la Germania, seguita dalla Francia, rimane il maggiore acquirente dei nostri prodotti. Il settore alimentare, unico fra i grandi settori industriali italiani, è riuscito a confermare i livelli di export del 2001 su questo mercato, mentre tutti gli altri hanno subito in varia misura ridimensionamenti a seguito della stagnazione in atto nell ´economia tedesca. A livello internazionale, i clienti migliori sono Stati Uniti d´ America e Giappone. Le migliori performance relative -rispetto al 2001, sulla base dei dati parziali disponibili - sono state ottenute dal comparto ittico (+24,5%), dalla trasformazione degli ortaggi (+12,8%), dal caffè (+8,3%), dall´enologico (+7,6%), dal dolciario (+5,5%), dal riso (+5,4%). Il vino, con la quota di circa 2,1 miliardi di euro esportati nei primi nove mesi dell´anno, , mantiene il primato assoluto, a conferma che la politica della qualità da esso perseguita da anni, continua a pagare. La crescita dell´export in termini valutari è stata largamente superiore, infatti, a quella espressa in termini quantitativi. L ´Import: Stabile A Quota 11,5 Miliardi Di Euro , Benchè il Paese sconti la mancanza di materie prime sufficienti a coprire il fabbisogno interno e la richiesta esterna, le importazioni di prodotti alimentari trasformati quest´anno sono state del tutto stazionarie, sfiorando la soglia di 11,5 miliardi di euro raggiunta nel 2001 (-0,3%). Il saldo attivo dovrebbe attestarsi, a consuntivo, attorno a 2,4 miliardi di euro, con un netto progresso rispetto all´anno passato. I Comparti Leader Per Fatturato E Quote Relative All ´Export - In termini di fatturato, il primato spetta al settore lattiero-caseario, con oltre 13 miliardi di ; euro, seguito dal dolciario (9 miliardi di euro), dalla trasformazione della carne (8 miliardi di euro) e dal vino (7 miliardi di euro). Sul versante dell ´export, il primato assoluto appartiene invece al settore enologico, che rappresenta il 21% delle esportazioni di tutto il food and drink italiano, pari a oltre il 40% dell ´intera produzione vinicola. Molto diversificata la proiezione export-oriented degli altri settori. Spiccano il riso e le conserve vegetali (esportano rispettivamente -; oltre il 60 e il 50% della propria produzione), la pasta, che sfiora il 50%, e il dolciario, che si avvicina al 30%. Www.federalimentare.it    
   
 

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