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Notiziario Marketpress di Venerdì 14 Febbraio 2003
 
   
  PIÙ FACILE A FIRENZE SOPRAVVIVERE ALLŽINFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO QUASI DIMEZZATA LA MORTALITÀ SECONDO UNA RICERCA DI REGIONE, ASL 10 E OSPEDALE DI CAREGGI. TUTTO MERITO DELLŽANGIOPLASTICA. E DI UNŽORGANIZZAZIONE TERRITORIALE ALLŽAVANGUARDIA. I RISULTATI

 
   
  Firenze, 14 febbraio 2003 - Grazie ai palloncini dellŽangioplastica e a una capillare organizzazione territoriale è crollata dal 17,3% al 10,7% nellŽarea fiorentina la mortalità nei casi di infarto acuto del miocardio. Lo ha accertato la ricerca Ami Florence (Acute Myocardial Infarction) condotta nel 2002 su 930 pazienti dallŽAgenzia Regionale di Sanità della Toscana in collaborazione con la Asl di Firenze e con lŽospedale di Careggi. Ne hanno dato notizia ieri a Florence Heart 2003, il congresso di cardiologia in corso al Palacongressi di Firenze, Massimo Margheri e Serafina Valente, i due cardiologi dellŽequipe del professor Gian Franco Gensini che hanno partecipato alla ricerca condotta insieme al gruppo del dottor David Antoniucci. "LŽarea Fiorentina e, più in generale, la Toscana", hanno detto, "sono allŽavanguardia nel trattamento dellŽinfarto miocardio". Risultati analoghi sono stati infatti ottenuti a Pisa dai collaboratori del professor Mario Mariani, direttore del Dipartimento Cardio-toracico della locale Università. Questo deciso miglioramento delle possibilità di sopravvivenza rispetto alla terapia conservativa è confermato dalla frequenza della mortalità intraospedaliera oggi pari al 5,7% (9,2% dopo 6 mesi) in pazienti trattati con la rivascolarizzazione. Con la terapia conservativa la percentuale era invece, rispettivamente, del 14,5% e del 24,4% nellŽarco dei 6 mesi. La ricerca è riferita allŽarea metropolitana popolata da circa 800.000 abitanti e una struttura sanitaria che fa perno su cinque ospedali (Torregalli, Ponte a Niccheri, S. Maria Nuova, Borgo S. Lorenzo e Figline) e sullŽAzienda Ospedaliero-universitaria di Careggi. Tre i reparti di cardiologia e uno di geriatria con tre unità coronariche che sono sempre operative, ovvero garantiscono unŽattività di 24 ore al giorno, per 7 giorni alla settimana, su due sale in parallelo. Questo consente anche il trattamento contemporaneo di due pazienti con infarto miocardico acuto. A pieno ritmo, dunque, anche lŽattività per le procedure di angioplastica coronarica (dilatazione con palloncino di lesioni aterosclerotiche coronariche) e in particolare per lŽangioplastica primaria con cui, come noto, si interviene su pazienti con infarto miocardico acuto nelle primissime ore. Attraverso il 118, il Servizio di emergenza territoriale, anche i pazienti infartuati ricoverati in un primo momenti negli altri ospedali dellŽArea sono indirizzati verso le sale di emodinamica di Careggi per lŽangioplastica primaria. I trasferimenti hanno luogo nellŽarco massimo di 90 minuti, sempre che il medico valuti lŽangioplastica necessaria. Meno di frequente lŽintervento viene fatto in loco attraverso dei farmaci. NellŽarea fiorentina lŽangioplastica primaria rappresenta in sostanza la più comune strategia di riapertura delle coronarie. EŽ in questo senso, hanno specificato Margheri e Valente, che Firenze è da considerarsi allŽavanguardia nel trattamento dellŽinfarto acuto del miocardio. Le linee guida internazionali pubblicate in questi giorni dallŽAmerican College of Cardiology indicano peraltro lŽangioplastica primaria come il trattamento più adeguato. In altre parole: meglio trasportare il paziente da un ospedale a un altro piuttosto di intervenire senza angioplastica. La ricerca Amilorence ha anche identificato una serie di fattori di rischio indipendenti di mortalità come lŽetà avanzata, lŽangina con esordio recente, il precedente ictus o cancro e la condizione emodinamica del paziente. Nonostante le risorse disponibili per la cura di questa patologia passa però ancora troppo tempo tra lŽinizio dei sintomi e la decisione del paziente di rivolgersi a un presidio medico. Occorre dunque insistere nellŽinformare la gente sui pericoli dellŽinfarto miocardico acuto e sulle strategie dŽintervento. Quanto alla cardiochirurgia, nel 2002 Careggi ha ospitato circa 870 interventi, di cui il 20% a cuore battente, una tecnica che consente di proteggere meglio il cervello e di limitare eventuali complicanze. Il 58% degli interventi sono stati di rivascolarizzazione miocardica con bypass.  
   
 

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