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Notiziario Marketpress di Lunedì 24 Febbraio 2003
 
   
  FEDERLEGNO-ARREDO RACCOGLIE LA PROVOCAZIONE DI TREMONTI SUI DAZI PROTETTIVI SNAIDERO: SE NON REAGIAMO ALLE BARRIERE DEGLI ALTRI PAESI, FINIREMO PER BRUCIARE MOBILI DI IMPORTAZIONE IN PIAZZA DUOMO

 
   
  Milano, 24 febbraio 2003 Neo-protezionismo o new-deal?. Il dibattito suscitato dal Min. Tremonti sulla possibilità di imporre dei dazi per difendere i prodotti italiani ha coinvolto anche Federlegno-arredo, la federazione dei produttori di legno e arredamento, che sta valutando una serie di proposte da sottoporre al Governo. "La proposta di Tremonti, - spiega Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-arredo - credo vada interpretata come una provocazione ragionata che per la prima volta raccoglie un grido di allarme lanciato a più riprese dagli industriali della cosiddetta immaterial-economy. Mi riferisco all´industria del design e della moda, uno degli assi portanti dell´economia del nostro paese, continuamente minacciata da illeciti commerciali legati alle imitazioni di prodotti oltre che da barriere commerciali impossibili da aggirare." "La nostra leadership mondiale - continua Snaidero - si fonda sulla capacità di trasformare oggetti comuni per un uso quotidiano, in prodotti esteticamente perfetti e capaci di far provare emozioni. Le nostre aziende investono non soltanto in tecnologia produttiva e impianti ma anche in design, comunicazione e distribuzione." Il primato italiano nel settore arredamento è costruito su solide basi nelle quali gli Investimenti in Industrial Design (Iid) giocano un ruolo decisivo offrendo un vantaggio competitivo non facilmente colmabile dai concorrenti. Una recente ricerca ha rilevato che gli Iid attivati dalle imprese italiane ammontano a circa 1.120 miliardi di lire ovvero circa il 3,5% del fatturato del settore. Oltre 360 miliardi vanno ad alimentare il mercato della consulenza che dà lavoro a quasi 1.200 designer per un totale di 1.920 occupati (nel solo ambito della ricerca di design, mentre sono 230mila in tutto il settore arredamento). Tutto ciò per realizzare il 55% dei nuovi prodotti lanciati ogni anno dall´industria dell´arredamento, ovvero 6.000 su circa 11.000. Questo know how specifico non è difficile da difendere, nel senso che non è facile appropriarsene prima che si trasformi in un prodotto. Ma una volta che il risultato di mesi, a volte anni, di ricerca e studi è nei negozi, l´imitazione è facile in ambienti nei quali il design industriale non è protetto, né lo sono i prodotti. Comunicazione, rafforzamento del marchio e adeguate politiche distributive sono strade tracciate per le aziende dell´arredamento made-in-italy che vogliono competere sui mercati internazionali. Eppure in molti paesi, anche aderenti al Wto, tali azioni sono ostacolate e mercati potenzialmente interessanti sono preclusi alle aziende italiane. Ad esempio secondo le leggi cinesi, l´ingresso di una società straniera nel sistema distributivo locale deve sottostare ad un lunghissimo iter burocratico, costoso e dall´esito incerto. "Nonostante questi ostacoli alcune aziende di distribuzione straniera come Carrefour e Wal-mart sono riuscite ad aprire dei propri punti vendita districandosi tra la giungla delle leggi cinesi, forse però aiutate anche da Governi disposti a far vedere i muscoli. Consideriamo perciò il discorso di Tremonti - sottolinea il presidente di Federlegno-arredo - come un segnale sul fatto che l´attuale Governo ha intenzione di far valere le ragioni dell´industria italiana nelle sedi opportune, un segnale importante soprattutto alla vigilia della Presidenza di turno dell´Unione europea del prossimo semestre e in prospettiva dell´allargamento ai paesi dell´Europa orientale. Non crediamo alla politica del protezionismo, ma dobbiamo rispondere colpo su colpo a chi da un lato chiede di poter partecipare al commercio mondiale e dall´altro non intende dotarsi di un ambiente economico aperto agli stranieri. Se la proposta del Ministro è da leggersi come l´inizio di un nuovo modo di fare lobby, finalmente capace di difendere gli interessi del nostro paese, non possiamo che esserne felici e dare tutta la nostra collaborazione." "Sappiamo che il nostro paese è inserito in un ambito europeo e che solo in quell´ambito possono essere decisi provvedimenti di tipo commerciale contro uno o più paesi extra-europei - conclude Snaidero - e siamo consapevoli che trovare il consenso politico non sarà facile. Eppure bisogna ricordare che difendere il design e i prodotti italiani significa, nel solo arredamento, difendere circa 38.000 imprese che fatturano complessivamente 23 miliardi di euro di cui quasi il 50% deriva da vendite all´estero, e che garantiscono un saldo commerciale di 9,4 miliardi di euro. Le nostre imprese hanno ormai abbandonato la fascia bassa del mercato per spostarsi su un mercato internazionale di alta gamma, nel quale devono poter operare liberamente in tutti i paesi. Se questo non avviene, si ripeterà il caso degli allevatori italiani, prima svenduti con quote latte fortemente penalizzanti per il nostro paese e poi sovvenzionati con fondi giudicati come aiuti di Stato. La storia si sa come è andata a finire; non vorrei che si ripetesse con falò di mobili di importazione in piazza Duomo a Milano."  
   
 

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