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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Dicembre 2006
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO: NO A NUOVE ADESIONI SENZA "CAPACITÀ D´INTEGRAZIONE"

 
   
  Bruxelles, 20 dicembre 2006 - Il Parlamento ha adottato due relazioni che chiedono di procedere, prima delle prossime elezioni europee, alle necessarie riforme istituzionali per migliorare il sistema e la capacità d´integrare nuovi Stati membri all´Ue. I deputati desiderano inoltre che al Parlamento sia conferito il diritto di pronunciarsi sull´opportunità o meno di avviare i negoziati d´adesione. Sono anche affrontate le questioni legate all´adesione di Turchia, Croazia e dei paesi dei Balcani occidentali. Adottando con 398 voti favorevoli, 99 contrari e 36 astensioni la relazione di Alexander Stubb (Ppe/de, Fi), il Parlamento riconosce che al momento l´Unione incontra difficoltà a rispettare gli impegni assunti nei confronti dei paesi dell´Europa sud-orientale, perché la sua attuale struttura istituzionale, finanziaria e politica, non è adatta per ulteriori allargamenti e deve essere migliorata. Secondo i deputati, una condizione per il successo dell´allargamento, è data dalla "capacità d´integrazione" (e non dalla "capacità di assorbimento") dei paesi candidati da parte dell´Ue. Questo concetto, è precisato, non rappresenta un nuovo criterio di adesione, mentre la responsabilità di migliorare tale capacità incombe all´Unione e non ai paesi candidati. La relazione specifica poi che la nozione di "capacità d´integrazione", implica che le istituzioni europee, dopo l´allargamento, devono essere in grado di funzionare in modo efficiente e democratico, finanziare adeguatamente le proprie attività con risorse sufficienti e sviluppare gli obiettivi politici dell´Unione. Ribadendo che il trattato di Nizza non offre più una base adeguata per ulteriori allargamenti, i deputati ritengono che l´Unione, al fine di garantire la capacità d´integrazione, debba prendere decisioni in merito alla sostanza delle riforme che intende attuare «prima che abbiano luogo adesioni future». In tale contesto, sottolineano anche che è essenziale tener conto del possibile impatto che i nuovi Stati membri avranno sulle capacità istituzionali, finanziarie e decisionali dell´Ue. La relazione, in proposito, elenca tutta una serie di riforme che possono consentire di procedere con ulteriori allargamenti, tra le quali, un nuovo sistema di voto a maggioranza qualificata e l´estensione dei campi in cui applicarlo, il rafforzamento del ruolo del Parlamento nel processo decisionale, la modifica del sistema di rotazione delle Presidenze del Consiglio, la creazione di un Ministro degli affari esteri, l´ulteriore modifica della composizione della Commissione e il potenziamento del ruolo del suo Presidente. I deputati ribadiscono, quindi, la loro convinzione che l´allargamento deve andare di pari passo con l´approfondimento dell´Unione «se non si vogliono compromettere gli obiettivi del processo d´integrazione europeo», e che una soluzione costituzionale debba essere presa prima delle prossime elezioni europee del 2009, affinché l´Unione possa onorare gli impegni presi verso i paesi candidati, ed essere pronta ad accoglierli. Si dicono anche convinti che, se venisse rettificato il trattato costituzionale, sarebbe rinforzata anche la capacità d´integrazione dell´Ue, soprattutto dopo il suo indebolimento a seguito della bocciatura del trattato da parte della Francia e dai Paesi Bassi. Infine, i deputati ritengono che il parere conforme del Parlamento debba applicarsi sia alla decisione di avviare negoziati di adesione sia alla loro conclusione. Anche con la relazione di Elmar Brok (Ppe/de, De) - adottata con 481 voti favorevoli, 66 contrari e 38 astensioni - il Parlamento ribadisce l´inadeguatezza del Trattato di Nizza ed esorta quindi i Capi di Stato e di governo a concludere il processo costituzionale entro la fine del 2008 - quindi prime delle prossime elezioni europee - per consentire all´Unione di lavorare con più efficacia e trasparenza e più democraticamente, «come presupposto necessario per ulteriori allargamenti» e per evitare ritardi nei negoziati di adesione in corso. Per il Parlamento, ogni futuro processo di allargamento, richiederà un´analisi più approfondita rispetto al passato relativamente alla capacità d´integrazione dell´Unione, dal punto di vista istituzionale, finanziario e politico. Riconosce peraltro che si può sempre trarre insegnamenti dalle passate esperienze e, in particolare, in merito alla necessità di giudicare ciascun paese in base ai suoi meriti e di negoziarne l´adesione rispettando un calendario basato sui criteri di Copenaghen, nonché «la necessità di evitare di indicare troppo presto una data per l´adesione definitiva». In proposito, ritiene che negli allargamenti precedenti non sia stata rivolta sufficiente attenzione, nelle fasi iniziali, ai progressi nel campo della giustizia, della corruzione e dei diritti fondamentali. In merito alla controversa adesione della Turchia all´Ue, i deputati rilevano che il ritmo delle riforme politiche in tale paese ha subito un rallentamento e confermano le lacune nel processo di riforma. In proposito, insistono affinché la Turchia rettifichi e applichi pienamente il "Protocollo di Ankara", che estende l´accordo di associazione Ce-turchia ai dieci nuovi Stati membri, compreso Cipro. Rammaricandosi inoltre che gli sforzi della Presidenza finlandese volti a trovare una soluzione per superare la «situazione di stallo» e ad attenuare l´isolamento dei turco-ciprioti che vivono nella parte Nord dell´isola non abbiano avuto successo, invitano la Turchia a cooperare in modo costruttivo per garantire la piena applicazione del protocollo addizionale nei tempi più brevi. D´altra parte, il Parlamento sottolinea che il rifiuto turco di rispettare pienamente i termini del protocollo addizionale «mette seriamente in pericolo il buon andamento dei negoziati di adesione». Il Parlamento, d´altra parte, apprezzando i continui progressi compiuti dalla Croazia verso l´integrazione nell´Ue, invita i negoziatori di entrambe le parti, «a mantenere lo slancio raggiunto in questi negoziati», auspicandone una rapida conclusione. Anche le «chiare prospettive di adesione, che il Vertice Ue di Salonicco ha offerto ai paesi dei Balcani occidentali» sono ricordate dalla relazione. In proposito, ribadisce il proprio impegno ad appoggiare appieno tali prospettive, «per consolidare la stabilità e la pace nella regione». Ricordano poi ai governi di questi paesi, che ognuno di loro sarà valutato sulla base dei propri meriti, e che ciò determinerà i tempi della loro effettiva integrazione nell´Ue. Il Parlamento, infine, invita nuovamente la Commissione e il Consiglio a presentare, per tutti i paesi europei attualmente senza prospettive di adesione all´Unione europea, proposte volte ad avviare strette relazioni bilaterali o multilaterali con l´Ue, conformi alle loro esigenze ed interessi specifici. In tale contesto, suggerisce di considerare l´istituzione, quale parte di una strategia di vicinato rafforzata, di una politica regionale globale dell´Ue nella grande regione del Mar Nero, per poter costruire relazioni economiche e politiche bilaterali o multilaterali più forti con tutti i paesi della regione, in particolare per quanto riguarda il libero scambio, gli investimenti, la sicurezza energetica e la politica in materia d´immigrazione. Dibattito Interventi dei relatori - Elmar Brok (Ppe/de, De), relatore sulla comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali, ha ricordato che «l´ampliamento è stata la politica di maggior successo dell´Ue per l´economia, un contributo significativo per l´unificazione dell´Europa che ha agito da incentivo maggiore per il processo di riforma per i Paesi candidati». Guardando ai futuri allargamenti, ha proseguito, «stiamo decidendo per una vera Unione politica che riguarda in particolare il ruolo dell´Europa nel mondo oppure rimanere un mero progetto economico». La scelta dovrà essere fatta e andrà di pari passo con la necessità di rivedere gli attuali accordi istituzionali come auspicato dalla Costituzione. Inoltre, «bisogna essere chiari su quanto si vuole offrire ai Paesi che desiderano entrare a far parte dell´Unione. Abbiamo già offerto alcune prospettive a taluni Paesi dei Balcani e dobbiamo rispettare gli impegni presi. Bisogna però guardare oltre la possibilità di un vero partenariato, cercando altre forme di cooperazione multilaterale che possono essere offerte ora e non dopo quindici anni di negoziati». Sono inoltre necessari chiarimenti all´interno dell´Unione per scongiurare crisi interne e vicoli ciechi e abbiamo quindi bisogno delle revisioni istituzionali offerte dalla Costituzione. Per quanto riguarda la Turchia, il relatore ha precisato che «è un vero peccato che gli obblighi legali non siano attualmente adempiuti» ma, ha aggiunto, «quello che sta accadendo ora non significa che la Turchia potrà rinviare per sempre il soddisfacimento dei propri obblighi legali». Secondo Alexander Stubb (Ppe/de, Fi), relatore sugli aspetti istituzionali della capacità dell´Unione europea di integrare nuovi Stati membri, cinque sono i punti principali della sua relazione. In primo luogo, è necessario un cambiamento nella terminologia: da "politica dell´assorbimento" a "politica dell´integrazione". Infatti, ha spiegato, «nessuno desidera essere "assorbito" dall´Unione europea». In secondo luogo, «bisogna essere sensibili ai vari interessi e modi di pensare sia di coloro che desiderano un più ampio allargamento senza un approfondimento politico sia di coloro che vogliono opporvisi ma anche di coloro che sono contrari ad entrambi gli approcci». Queste posizioni non sono nuove, sono sempre esistite e ogni nuovo ampliamento è sempre stato preceduto da un approfondito dibattito istituzionale. «Ora, abbiamo bisogno di una Costituzione prima di proseguire l´allargamento» ha aggiunto. Il terzo punto riguarda una definizione di capacità di integrazione che, ha spiegato, non è una condizione per l´ampliamento ma piuttosto un criterio, e copre temi istituzionali, di bilancio e linee di condotta. Il quarto punto consiste nell´assicurarsi che vi sia un adeguato dibattito pubblico sull´allargamento. A tale proposito, deplorando il fallimento del Consiglio in tale campo, nonostante le varie occasioni disponibili per avviare un dibattito pubblico, ha invitato il Consiglio «a fare il proprio lavoro e dar prova di pensiero strategico». L´ultimo punto riguarda invece la necessità di una Costituzione prima del 2009. In conclusione, l´oratore ha ribadito che «l´allargamento è la migliore politica che l´Unione europea abbia mai avuto a disposizione. Ha portato pace, prosperità, sicurezza e stabilità». Dichiarazione del Consiglio - Intervenendo in nome della Presidenza finlandese, Paula Lehtomäki, ha dichiarato che «l´allargamento è parte essenziale del processo di integrazione europea» e la prospettiva dell´adesione ha sempre incoraggiato i Paesi candidati a proseguire sulla strada delle riforme. Grazie all´allargamento, l´Unione è diventata un grande attore dello scacchiere internazionale, aiutando i mercati a rispondere alle sfide della globalizzazione. Adesso noi abbiamo pace, stabilità, democrazia, rispetto delle leggi e prosperità e quindi «dobbiamo assicurare che questo successo continui». L´unione deve proseguire sulla via dell´allargamento «un processo aperto e obiettivo, senza restrizioni o condizioni inutili. Dobbiamo prestare attenzione a ciò che ha significato nella pratica l´allargamento. La capacità di assorbimento dell´Unione «non costituisce un criterio per l´adesione e non deve diventarlo». Tuttavia, la capacità di integrazione va tenuta in considerazione per assicurare il successo dell´allargamento. L´unione deve anche far fronte ai propri impegni, in particolare nei Balcani. Per quanto riguarda invece la Turchia, «la Presidenza Finlandese ha fatto tutto il possibile per proseguire i negoziati. Siamo soddisfatti della decisione presa lunedì al Consiglio in quanto rappresenta una base sulla quale procedere». Progressi nel processo di adesione possono essere compiuti mediante riforme interne che soddisfino i criteri di adesione. Concludendo il suo intervento ha ricordato che «siamo in un momento faticoso per l´allargamento e dobbiamo cercare di superarlo fornendo informazioni tempestive ed accurate». Dichiarazione della Commissione - Olli Rehn ha ringraziato la Presidenza per le decisioni prese al Consiglio di lunedì, in particolare per la decisione di procedere nei negoziati con la Turchia. Esse sono «un segnale chiaro alla Turchia che se non rispetta gli impegni, avrà conseguenze nel processo di adesione» e la decisione presa «dimostra che l´Unione è in grado di prendere decisioni in materie delicate senza che ciò possa generare crisi». Sottolineando che l´Unione deve assicurare la sua capacità di funzionare nonostante l´integrazione di nuovi membri, il commissario ha ricordato che «rischiamo di aumentare la confusione nei cittadini e danneggiare la credibilità nei Paesi candidati. Dobbiamo rinnovare il consenso sull´allargamento, combinando i due lati della moneta». La Commissione avvierà uno studio sull´impatto dell´allargamento e valuterà le implicazioni finanziarie (in particolare in settori quali l´agricoltura). Il commissario ha dichiarato che «i temi difficili, come le riforme giudiziarie e la lotta contro la corruzione devono essere esaminati nello stadio iniziale delle negoziazioni». Non si deve creare qualcosa di complicato, ha spiegato, perchè tutti siamo in favore della semplificazione. «Qualcuno pensa che l´allargamento sia stato fatto senza approfondimento», ha affermato, invece l´Ue «essendo riuscita a gestire questo processo in passato, sarà in grado di farlo ancora». Un nuovo accordo istituzionale deve essere pronto negoziato prima che un nuovo Paese entri nell´Unione. Una dichiarazione politica dovrà essere adottata a Berlino a marzo e gli altri nodi dovranno essere sciolti entro la fine del 2008. Il commissario ha concluso dicendo che «dobbiamo mantenere l´impeto dell´allargamento». Interventi in nome dei gruppi - Íñigo Méndez De Vigo (Ppe/de, Es) ha voluto enfatizzare come l´allargamento «rappresenti un fattore positivo per gli attuali Stati membri». Sfortunatamente, ha aggiunto, l´Unione non era pronta e «non si devono invitare ospiti a casa propria se tutto non è in ordine» e per essere preparati «è necessario il Trattato costituzionale». Ha tuttavia ammonito a conservare le parti principali della Costituzione preservando un «equo equilibrio». In conclusione, ha affermato che «non ci potranno essere futuri ampliamenti senza il Trattato costituzionale». Per Hannes Swoboda (Pse, At), «molti credono che un´Unione più piccola sia migliore, mentre altri pensano che più è grande meglio sia». In concreto, bisogna che «l´Unione parli all´unisono», occorre privilegiare «la qualità e non la quantità» e, quindi, i principali elementi della Costituzione sono necessari. Tuttavia, anche i cambiamenti fondamentali nelle basi finanziarie dell´Unione erano necessari. Per quanto riguarda la Turchia, ha proseguito, tale Paese ha certamente adempiuto le sue obbligazioni, tuttavia a livello dell´Unione «anche noi dobbiamo fare il nostro lavoro a livello politico a Cipro». Riferendosi poi alla politica di vicinato, ha dichiarato che dovrebbe essere presa in considerazione una più ampia «visione di un´Europa più grande ed ampliata», per esempio una comunità Ue-mar Nero. Annemie Neyts-uyttebroeck (Alde/adle, Be) ha voluto ricordare che il termine "capacità di assorbimento" è stato utilizzato «come una scusa per mettere in discussione l´ampliamento». Secondo l´oratrice i punti principali sono che «fino ad ora l´ampliamento è stato un successo innegabile». Ma occorre anche rispettare gli impegni assunti con la Croazia, i Balcani e la Turchia. Per quest´ultimo Paese, ha voluto ribadire il proprio appoggio alla Commissione per come ha proseguito i negoziati «non chiudendo la porta ma agendo in modo giusto ed equilibrato». Infine, per la deputata, l´Unione deve procedere ad «una riforma delle sue istituzioni prima dell´allargamento». Joost Lagendijk (Verdi/ale, Nl) ha sottolineato che ogni paese candidato «deve essere giudicato per i suoi meriti» e che i temi più difficili non devono essere lasciati per ultimi. Per quanto riguarda invece la questione della "capacità di assorbimento" o della "capacità di integrazione" si è rammaricato che qualcuno utilizza tali termini «come argomentazioni contro l´ampliamento». Dicendosi favorevole alla candidatura dei Balcani e della Turchia, ha quindi voluto ribadire la sua convinzione che i prossimi allargamenti «non potranno funzionare con l´attuale struttura istituzionale». Inoltre, è necessario il supporto dei cittadini e, per ottenerlo, bisogna che i leader politici sappiano fornire «argomentazioni che pongano l´accento sugli interessi dell´Unione nel lungo periodo» e non solo dare ascolto agli ultimi sondaggi. Questo principio è ancora più valido per la Turchia in quanto «non possiamo dar seguito a voci o a timori all´interno dell´Ue». «L´ampliamento sta rallentando, lasciando un piccolo margine di manovra», così ha esordito Erik Meijer (Gue/ngl, Nl). «L´approccio neoliberale delle nostre economie», ha aggiunto, si preoccupa dei flussi migratori e delle condizioni di lavoro e di alloggio dei lavoratori migranti nonché dei diritti umani in Turchia e quindi «rischiamo di chiudere la porta a detti Paesi danneggiando così le loro aspettative». Per Konrad SzymaŃski (Uen, Pl), «sventagliare la Costituzione come pretesto per rallentare l´ampliamento non è corretto» e lo stesso vale per la nozione di "capacità di integrazione". Si è successivamente chiesto «se l´allargamento rappresenta un tale successo, perché presentiamo relazioni con euroscetticismo codardo?», aggiungendo inoltre che l´Unione «sta forse cercando di fare troppo» e quindi dando vita ad aspettative troppo alte. In conclusione ha dichiarato che «i candidati devono semplicemente soddisfare le condizioni». Secondo Georgios Karatzaferis (Ind/dem, El) la relazione non è soddisfacente in quanto «non colma il gap istituzionale». Infatti, pur confermando la necessità di una Costituzione, non offre una visione per i futuri allargamenti. Per il deputato, d´altronde, il Trattato costituzionale dovrebbe prevedere una clausola per l´allargamento. Concludendo, ha deplorato la «mancanza di leadership politica» nella definizione dei confini dell´Unione. Interventi dei deputati italiani - Per Mario Borghezio (Uen, It), «questo dibattito deve mandare alla Commissione una precisa indicazione, ovvero che essa deve subordinare il suo vasto programma di allargamento alla necessità di una strategia complessiva che riguarda il ruolo politico attuale e futuro dell´Unione europea». Ricordando che bisogna operare una scelta di contenuto geopolitico sui confini dell´Unione europea ha voluto sottolineare che «ciò è particolarmente vero e cogente per quanto riguarda il dossier più delicato, quello della Turchia, per il quale comincia finalmente a profilarsi la soluzione del partenariato privilegiato». Il deputato si è detto d´accordo sul fatto che nella comunicazione della Commissione «manca un´adeguata riflessione su un aspetto fondamentale: il rischio che un ulteriore allargamento dell´Unione europea a cui non corrisponda un´adeguata capacità di integrazione politica, economica, finanziaria, ma anche culturale, abbia come conseguenza inevitabile l´indebolimento, se non il fallimento del progetto politico dell´Unione europea». A suo parere, infatti la Commissione, «non indica quale sarà l´impatto finanziario che esso potrà avere, mentre è assolutamente necessario averne contezza prima di ogni eventuale adesione». Ricordando gli sforzi che ci attendono in seguito all´adesione di Bulgaria e Romania, ha quindi affermato che «è forse arrivato il momento di dire chiaramente ai paesi in attesa di adesione che per ora si aprono per essi delle prospettive diverse, come abbiamo indicato per la Turchia». Non bisogna dimenticarsi come sia stato difficile raggiungere un compromesso per le attuali prospettive finanziarie, che saranno riviste a breve. In conclusione, ha voluto ricordare che la posizione di quei governi - «come il governo Prodi» - «è frutto di superficialità poco responsabile». Insistono infatti «ogni piè sospinto, sull´allargamento ai paesi balcanici senza avere in alcun conto queste oggettive difficoltà». L´eccessiva condiscendenza usata in passato nelle procedure di adesione su aspetti gravi come la corruzione e la criminalità, secondo il deputato, non può più essere tollerata se si vuole che «la costruzione europea continui a rispondere ai criteri e ai valori nei quali credono i nostri concittadini e i nostri popoli». Replica del Consiglio - Rispondendo al dibattito, il Ministro ha enfatizzato la necessità di rassicurare sul fatto che l´Unione conserva la sua capacità di agire in tutte le situazioni. Ha quindi sottolineato che l´Ue «ha fatto il suo lavoro» in relazione alle questioni in corso e, in proposito ha ricordato ce è stato raggiunto un accordo sulla situazione economica di Cipro. Relativamente ai Paesi candidati, il Ministro ha dichiarato ancora una volta che devono soddisfare i criteri di adesione, e che il rispetto dei criteri deve essere oggettivo, aggiungendo che «crediamo nella volontà e nella capacità della Commissione di continuare nelle valutazioni». Il trattato Costituzionale contiene molti elementi che sono importanti per migliorare la capacità di integrazione della Ue e, al riguardo, il Ministro ha affermato che "dobbiamo credere e avere fiducia nella abilità della Ue». Ha quindi proseguito sottolineando che le Costituzioni sono solo uno strumento necessario per la politica e gli impegni sui progetti europei sono necessari. Ha poi accennato al problema della politica di Buon Vicinato, concludendo che «una importante area politica tra di loro, non deve essere considerata come una sostituzione all´allargamento». Replica della Commissione - Il Commissario Rehn, ha anzitutto puntualizzato che "in Europa ci sono due punti di vista che non si incontrano spesso, uno enfatizza il significato dell´allargamento, l´altro solo la capacità di assorbimento". In riferimento alla politica di Buon Vicinato e al rapporto della Commissione dell´8 novembre, ha sottolineato la varietà di relazioni esistenti con gli altri Paesi europei - Svizzera, Eea, e il Buon Vicinato- ed ha enfatizzato il fatto che la politica di buon vicinato è «parallela ma distinta dal processo di allargamento». Respingendo la proposta di includere tra i criteri di Copenhagen quello culturale, il commissario ha concluso citando il filosofo Becker che, sul giornale "Le Monde", ha ricordato che il Papa nel corso della sua recente visita in Turchia ha parlato di «miracolo europeo» perché «gli ex nemici sono diventa.  
   
 

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