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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Marzo 2003
 
   
  A TEATRO . "LA COSCIENZA DI ZENO" DAL ROMANZO DI ITALO SVEVO

 
   
  Milano, 18 marzo 2003 - Teatro Tre srl in coproduzione con Teatro Stabile Friuli-venezia Giulia presentano Massimo Dapporto in "La coscienza di Zeno" di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo. Con Virgilio Zernitz e Silvana De Santis, David Sebasti. Scene Bruno Buonincontri, costumi Annalisa Di Piero, musiche Paolo Terni. Regia di Piero Maccarinelli. Reduce dal successo ottenuto lo scorso gennaio a Trieste, approda al Teatro Manzoni di Milano "La Coscienza di Zeno" nella bella riduzione di Tullio Kezich, protagonista Massimo Dapporto nel complesso ruolo di Zeno Cosini, affiancato da un cast di ottimi attori e diretto da Piero Maccarinelli che così ci parla della sua idea registica: "Alla fine dell´Ottocento Trieste si trova a vivere il suo massimo splendore, città mercantile, colta, multietnica e multiculturale. Vive nella città una borghesia imprenditoriale che coltiva psicoanalisi e musica, letteratura e teatro, in un contesto dove la cultura ebraica risulta se non dominante certo determinante, e che sembra essere molto assimilabile, preso atto delle inevitabili differenze, alla borghesia newyorkese di Woody Allen. Analizzando il capolavoro di Svevo non si può prescindere dalla storicizzazione, né dalla contestualizzazione dell´opera nel clima politico, sociale e culturale che l´ha prodotta, ma quando Ardenzi mi ha proposto la regia della "Coscienza di Zeno" nella riduzione di Tullio Kezich, subito la sagoma di Woody Allen mi si è parata davanti agli occhi. Zeno è un inetto e figlio della borghesia triestina (si è citata spesso la maschera di Charlot a suo proposito), ma oggi senza decontestualizzarlo a me sembra assai più vicino a quella del geniale regista ebreo americano. L´incapacità di Zeno a scegliere tra le molte donne della sua vita, il suo vagare indeciso fra le idealizzazioni della femminilità e la femmina moglie-madre, il suo cercare modelli di padre, il moltiplicarsi delle costanti proiezioni della sua mente, il suo rapporto conflittuale con la psicanalisi, la sua ipocondria, il suo costante non uscire dalle cerchia della città metropolitana dal cuore di Trieste, la sua capacità di rimozione, il suo dipendere da figure femminili di grande decisione e determinazione, il circondarsi di figure maschili talvolta altrettanto inette (Copler), talvolta inutilmente idealizzate a cui sentirsi inferiori sul piano del fascino (Guido), spesso paterne a cui guardare con un sorriso di compatimento (il padre, lo psicoanalista, il padre Malfenti), la sua camaleontica trasformazione in Svevo scrittore e in Ettore Schmitz commerciante, il suo vagare continuo fra distrazione e menzogna che genera somatizzazioni, ma lo rende irresistibilmente e contagiosamente vicino. Negli anni sessanta, quando Squarzina allestì per la prima volta e in modo indimenticabile lo Zeno con Lionello, si trattava ancora di riparare ad un torto, ad una omissione di ribadire l´importanza e la centralità del percorso intellettuale ed artistico di Svevo per la cultura e il teatro italiano. Oggi credo ci si possa sentire più liberi nel rileggerlo e più autorizzati a scoprire il dato tragicomico e grottesco, ma anche leggero e ironico del percorso di Zeno e Svevo. Per questo nello spettacolo ho immaginato che tutto partisse dal 1916, da Zeno dalla sua coscienza raggiunta, e che fosse lui stesso in un percorso a ritroso di associazioni e immagini che si accavallavano nella sua mente, ad accompagnarci nei molti luoghi dei suoi ricordi, popolati dai molti personaggi della sua vita, che a volte scopertamente sono interpreti di doppi o tripli ruoli, accostati sia per la somiglianza o l´assonanza delle loro specificità, sia proprio per la loro dissonanza. Ho immaginato che Zeno potesse essere il Caronte di questo suo viaggio assumendosi però la doppia natura di guida e di protagonista del suo percorso, entrando e uscendo in continuazione dal personaggio in una dimensione squisitamente di gioco teatrale, che allontanasse il più possibile la credibilità dello sceneggiato o dello stile televisivo. Ho chiesto a Buonincontri una scenografia che mi consentisse dei continui cambi d´ambiente e di atmosfera, ma che non definisse troppo filologicamente l´epoca, che lasciasse indefinitamente novecentesco l´ambiente, mentre per i costumi ho preferito un maggiore rigore filologico perché non si trattava di attualizzare Zeno. Zeno è già di per se attuale, nostro contemporaneo; qui sta la grandezza dell´opera di Svevo che sembra parlare di noi, della nostra incertezza, della nostra inettitudine ai primi anni di questo secolo: anche la profezia finale di Svevo oggi ci appare inquietamente nostra. Svevo-zeno è l´omino con la bombetta di Magritte, irresistibilmente e atemporalmente nostro contemporaneo". Personaggi ed interpreti (in ordine di apparizione): Zeno Cosini - Massimo Dapporto, Dottor S., Alfio Cosini, Giovanni Malfenti - Virgilio Zernitz, Maria, sig.Ra Malfenti - Silvana De Santis, Coprosich, Luciano - Paolo Summaria, Copler - Alessandro Lombardo, Augusta - Laura Mazzi, Anna - Monica Barbato, Ada - Federica Di Martino, Alberta, Carmen - Vanessa Scalera, Guido Speier - David Sebasti, Carla - Arianna Ninchi. Al Teatro Manzoni di Milano (Via Manzoni 42 - tel. 02-7636901 - sito Internet www.Teatromanzoni.it  ) dal 18 marzo al 13 aprile 2003. Orari: feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30. Biglietto: Poltrona euro 28,00.  
   
 

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